Un pò di ordine, per favore!

Luglio. Primo pomeriggio. Caldo.

Boccheggio spaparanzato sul divano, la televisione accesa, le gambe sul divano perché sul pavimento è appena finita un epico scontro: cubotti vs lego gommosi.

Tra me ed il tv ci sono una trentina di cubotti multicolori sparpagliati. Alcuni trattengono ancora la loro letterina di differente colore, altri hanno un buco centrale, la letterina è ad alcuni metri, anch’essa inerme. Tra i cubotti e senza soluzione di continuità, sono ammassati anche una ventina di lego gommosi, multicolori, tutti zeppi di saliva, tangibile segno dell’amore che l’Ovetta prova per loro. A rendere la scena ancora più drammatica ci pensano quattro anelloni colorati di differente diametro, alcuni nella loro base, altri spiaccicati a panino tra due cubotti miracolosamente quasi in posizione verticale. Il telo, quello messo premurosamente per far giocare la piccola senza sporcarsi (pia illusione), è ammassato parzialmente sotto il divano. Qua  e la una caramella, un pupazzo, una mezza dozzina di tappi blu “Parmalat” di cui almeno una metà ben ciucciati.

Tutto tace.

Lei arriva di soppiatto, gattona tranquilla, si affaccia sul campo di battaglia come il generale alla fine di uno scontro vinto. E’ soddisfatta, nulla è fuori posto, tutto è andato come doveva andare.

Poi, d’improvviso, si accorge di un dettaglio: una nota stonata in una sinfonia altrimenti perfetta, lo sguardo si fa torvo, pianta le braccina a terra e parte con una gattonata speditissima verso l’errore, la macchia, il peccato.

Arrivata dinnanzi ai due oggetti fuori posto si ferma, li afferra e si gira verso di me mostrandomi il tutto con fare chiaramente scocciato; il significato è chiaro: “Sono tue vero? Quante volte te lo devo dire di non lasciarle fuori posto?” Non lo dice esplicitamente, ovvio, ma sta li con le braccine protese, i due oggetti penzolanti verso di me, lo sguardo interrogativo e un “Mmmmm…mmmmm….mmmmm” continuo.

Mi alzo, afferro le ciabatte e me le rimetto ai piedi, mi scuso.

Non mi degna di uno sguardo, si rigira verso il teatro di battaglia, ora è soddisfatta: tutto è in ordine.

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