Follia

Giugno 2022….
Papà Ovo scruta l’orologio del telefono: sono le 9.59.

La tensione è massima… papà ovo è voluto rimanere da solo chiuso nello studio con il Pc, il Mac, il Mac di mamma Ova, 3 ipad (alcuni abbastanza obsoleti) e il cellulare (le cui sim sono state fisicamnete disconnesse onde evitare telefonate inopportune) tutto posto vicinissimo all’antenna del wifi.
Scoccano le 10.00 e scoccano anche le dita di papà per aggiornare simultaneamente le pagine web di tutti gli schermi che ha davanti alla spasmodica ricerca dell’accesso.
Quindici minuti dopo è tutto finito.
Finiti i biglietti disponibili, finiti i collegamenti con vari amici coattati per l’occasione, finita anche la paura di non mantenere la promessa: papà Ovo ha trovato i biglietti: ben 5 dei 4.000 disponibili.

Nelle scorse settimane….
“Ragazzi qui abbiamo un problema.”
“?”
“Abbiamo i biglietti per il 25 luglio ma quella settimana dovreste essere in montagna con l’oratorio”

(panico)

Papà Ovo si avventura in siti per fans duri e puri, scambia alla pari, fa compravendite a cifre folli… ma alla fine chiude il bilancio in pareggio e riesce a trovare 4 biglietti (mamma Ova per motivi lavorativi non potrà) per domenica 21 maggio.

Lo scorso fine settimana Papà Ovo ha portato gli Ovetti al loro primo concerto di Bruce Springsteen facendogli fare tutto quello che è giusto fare (il narratore è di parte ndr) per godersi appieno di un vero concerto rock del Boss; il programma ha previsto:

1) partenza sabato mattina da Milano;
2) arrivo al Circo Massimo in Roma nel pomeriggio e immediato inserimento nella lista “pit”;
3) check point ore 19.00 (dove gli astanti guardano con simpatia la giovane Ovetta, si danno di gomito davanti al giovane Monno e strabuzzano gli occhi davanti alla giovanissima Pica);
4) cena tipica romana e a nanna presto… domani sarà lunga;
5) sveglia prestissimo la mattina per secondo checkpoint ore 7.00;
6) Incolonnamento e primi controlli ore 9.00;
7) Bighellonamento sotto un sole sempre più caldo insieme ai vari fans (da notare un gruppo di misti toscani, una coppietta di Pugliesi e un paio di Berlinesi di origine mediorientale) con i quali gli Ovetti chiacchierano amabilmente come se fossero vecchi amici;
8) Ultimi controlli con classico occultamento dei tappi e ingresso nel pit ore 14.00;
9) Alternanza calura e acquazzoni in modo da creare quell’odore maleodorante che solo una folla sudata (dal caldo) e bagnata (dalla pioggia) può emettere;
10) Ascolto  delle band di supporto ore 16.00;
11) Ultime raccomandazioni finali come controllo dell’airtag legato alla scarpa di Pica, insacchettamento di ogni cosa rimasta negli zaini, distribuzione del cotton fiocc ad ognuno in caso il volume fosse troppo alto ecc….eccc….ore 19,30;
Poi è cominciato il concerto …..

Domenica sera… i tre nanetti andando verso l’hotel prendevano in giro l’odore delle scarpe dell’Ovetta canticchiando le musiche di Bruce.
Lunedi mattina sulla via del ritorno… i nanetti alternavano il ripasso delle lezioni, alle musiche di Bruce.
Lunedì sera, finalmente a casa, Pica andava a farsi una buona doccia e abbandonava il sottofondo dell’adorata Michielin… già…. Si docciava sulle note di Dancing in the dark!
Martedì mattina l’Ovetta si cancellava con dispiacere il numero Pit sulla mano… una specie di scalpo conquistato con sudore e fatica ma a memoria di una cosa eccezionale.
Mercoledì Pica non trovava il coraggio di dire alla maestra della classe accanto che a quel concerto c’era anche lei… non solo la maestra (che peraltro era sicuramente dietro!)
Giovedì il Monno tranquillizzava la prof di musica con la quale ne avevano discusso la scorsa settimana
….

E il concerto?
Papà ovo, per la prima volta, ha passato meno tempo a guardare il palco.
Forse perché non era certo che la cosa piacesse a tutti, forse perché comunque eravamo in mezzo a 60.000 persone (59.900 delle quali dietro di noi), papà Ovo ha osservato i figli per cercare di intuire come stessero vivendo una cosa così grande. 
L’Ovetta, dopo un primo momento di stupore, ha iniziato a cantare e saltare, alzare le mani e guardarsi attorno; forse si aspettava qualche cosa del genere, forse non si aspettava così tanto, ad un certo punto si è trovata ad ondeggiare spalla a spalla con il suo vecchio padre e, credo, in cuor suo abbia pensato “ci stà!”
Il Monno, scappato una fila avanti, si è fatto amica una coppietta che l’ha issato sulle spalle, ha urlato a squarciagola, è finito inquadrato sul megaschermo e non si è risparmiato nemmeno un secondo, riuscendo a prendersi un plettro alla fine che vale oro.
Pica ha combattuto all’inizio perché l’altezza non l’aiutava, ma poi ha trovato il suo angolo, ha applaudito sempre e comunque e ad un certo punto si è girata verso il vetusto e gli ha detto: “Papà, è bellissimo!”
Per papà Ovo è stato tutto davvero…. Unico. 

A proposito della promessa; correva l’anno 2009 (si veda qui) e avevo scritto: “Ehi Bruce, se torni in città, stesso stadio e stessa band, …questa volta porto anche l’Ovetta!”

Ehi Bruce, promessa mantenuta!

Gli Ovetti nel Pit di Bruce, Roma – 21 maggio 2023
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Cose che succedono in una casa in cui si vive in sette.

  • La casa non è mai vuota, nel senso che almeno un inquilino è sempre presente. Quindi entrando in casa, si urla un generico “Ciao” alla scoperta di chi è effettivamente in casa. E qualcuno risponde sempre, dalla cucina o dalla mansarda, dal bagno o dalla camera.
  • Il frigorifero non è mai veramente pieno, o meglio si riempie di tante piccole ciotoline che testimoniano quanto è rimasto dalla cena o dal pranzo precedente. E uno non riesce a mangiare nemmeno se riunisce tutte le ciotoline.
  • Il tavolo della cucina accoglie da un minimo di sette sedie a un massimo non definito quando si uniscono amici degli Ovetti, attesi o non attesi. Si parlano lingue miste, un italo-anglo-ucraino, che spesso fa ridere anche noi stessi. 
  • La lavatrice e la lavastoviglie sono sempre al lavoro ed il loro è un lavoro full time sette giorni su sette. Entrare in lavanderia è come superare un esame: solo i più esperti riescono a stendere su uno stendibiancheria così tanti panni tutti insieme. E per accoppiare nuovamente i calzini di 7 persone usciti dalla lavatrice ci vuole un diploma di laurea.
  • Si cerca disperatamente di mantenere un certo ordine, per evitare di essere avvolti completamente dall’entropia. Ma comunque, diciamolo, ogni tanto si soccombe. E il silenzio è davvero un’utopia.
  • Il calendario della settimana non ammette ferie: incastri quadrimensionali tengono conto dei corsi di inglese, degli allenamenti di atletica, calcio e nuoto, dei dentisti vari, nonché delle riunioni scolastiche di 4 studenti in 4 classi differenti. Non vogliamo nemmeno pensare a cosa succederà fra pizzate e feste di fine anno scolastico. 
  • Un Ovetto a turno, o quando va male più di uno, ha avuto una brutta giornata: data l’età dei minorenni che abitano questa casa, il più delle volte è sufficiente non fare nulla o al massimo 
  • tentare un approccio collettivo di sollevamento dell’umore esclusivamente basato sulla confusione che faranno gli altri Ovetti nello stesso tempo. 
  • Qualche giorno, la convivenza è stretta e si fa fatica, si sogna un eremo o anche solo un’oretta di silenzio. C’è il caos. C’è la fretta. C’è la stanchezza. 
  • Si parla spesso di argomenti seri, fra gli adulti ma anche con gli Ovetti, ci sono momenti di riflessione e ci si accorge della fortuna che viviamo. Ma c’è sempre anche almeno una storia buffa da raccontare tutte le sere e ci sforziamo tutti di sorridere sempre un po’.
  • Le conversazioni serali sono confuse e felici di essere confuse, intrise di quotidianità ma fantasiose e persino surreali talvolta. Ma ci alziamo da tavola dopo cena dicendo “Grazie” o “Djakuju” che poi vuol dire grazie in ucraino e ci si augura la buona notte con “Na dobranich”.

Quando mamma e papà Ovo si sono sposati, sognavano una casa accogliente. Capace di accogliere diversità e uguaglianze, persone e pensieri, attività e sogni.
Ecco, è chiaro che qui non ci annoia mai. Ma… se fosse davvero questo, in fondo, il valore della parola accoglienza?

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Sveglie all’alba

Lunedì Pica si è alzata molto presto, anzi a dire il vero a notte fonda per i suoi standard. Alle 6,40 Papà l’ha dolcemente scossa, lei si è alzata in silenzio e dieci minuti dopo era sulla strada per la messa della settimana precedente la Santa Prima Comunione.

Martedì Pica, alla stessa ora, svegliata dal vetusto, si è girata dall’altra parte ed è stata necessaria una seconda e più vigorosa sveglia.

Mercoledì Pica ha risposto al richiamo russando, poi è barcollata fino al bagno ed è arrivata in chiesa con un occhio ancora chiuso.

Giovedì Pica ha ammesso di non esser pronta per le scuole medie quando la sveglia sarà solo poco dopo (ne avevamo il sospetto Pica) ma stoicamente si è alzata anche se in serata ha accusato i primi sintomi di stanchezza cronica.

Venerdì Pica si è trascinata alla colazione ed ha espresso, a voce alta, quello che papà Ovo si stava chiedendo da una settimana: “Papà, spiegami una cosa. Io lunedì dopo che mi sono alzata così presto ero stanchina, oggi dopo cinque giorni sono stanchissima, distrutta e arrivo a sera che non ne posso più. Domani c’è la Comunione che sarà una bellissima giornata di festa… ma io sarò così stanca che non so se me la godrò. Perché abbiamo fatto tutto questo?”
Papà Ovo ha, esternamente, improvvisato un pippone galattico sulla preparazione spirituale e, internamente, lodato la cucciola per la logica ferrea e stringente.

Poi è arrivato sabato ed il gran giorno è potuto cominciare.

Mentre il cielo virava nella mattinata dal grigio plumbeo al grigioazzurro per finire in uno sfondo azzurro con un sole sgombro da ostacoli facendo gridare al miracolo, Pica prima arrivava puntuale all’appuntamento con la parrrucchiera dove si faceva sistemare i capelli “con le onde…. non con i boccoli” (che a papà ricordava tanto il più celebre “agitato… non sheckerato”), poi si vestiva con il suo bellissimo vestito (scelto dopo attenta analisi ed approfondite primarie) solo sormontato da uno scaldacuori a protezione delle ancora freddine temperature.
La cerimonia veniva seguita dalla comunicanda in un crescendo di eccitazione (“ma è vero che l’ostia sa di cartone?”) e finiva sciogliendosi in un sorriso a doppia circonferenza.
Arrivati a casa poi, dopo la sorpresa dei palloncini colorati preparati da mamma T. e Ovetto A., il menù pentastellato, espressamente richiesto dalla princip… pardon da Pica, era servito e la festa in famiglia poteva proseguire.

Il tutto è poi finito con una giocata a Cluedo e Dixit per evitare l’abbiocco imperante del pomeriggio e la visione di “Pretty Woman” che faceva il paio con l’omonimo spettacolo teatrale visto la settimana prima che ovviamente sfociava nell’infinita discussione “Meglio il film o il teatro?”

Insomma, una gran bella giornata con una Pica superfelice… perché ora è grande… per davvero!

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