Sabato pomeriggio…
“Famiglia Ovetti a rapporto!”
…
…
A papà ovo piace pensare che il suo tono duro, perentorio e inflessibile siano stati la molla che ha portato tutti gli Ovetti a presentarsi seduta stante dinnanzi al vetusto; più prosaicamente gli stessi potrebbero esser stati incuriositi da quello che il vecchio Padre avrebbe dovuto dire loro e stancamente sono arrivati al suo cospetto.
…
“Dunque, mettiamoci d’accordo subito su quali siano gli impegni di domani perché ho un’agenda fitta di impegni i-m-p-o-r-t-a-n-t-i-s-s-i-m-i e dobbiamo incastrare il tutto; comincia tu Ovetta.”
“Papà, io devo solo ripeterti storia, sono una trentina di pagine e poi nien… ah, no bisognerebbe andare a prendere i fogli che ho fatto stampare ai nonni perché abbiamo finito l’inchiostro della stampante.”
“ok… capito, tu Monno?”
“Io devo solo esser portato alla festa del mio amico A. alle 16, poi null… ah, no, poi mi dovresti anche riportare a casa e devo fare il pacchetto regalo che però non è che sono capacissimo.”
“ok… capito, tu Pica?”
“Io nulla grazie”
…
…
“no no no… calma. Tu mi ripeti tutte le materie di lunedì!”
Domenica
Papà Ovo si sveglia alle 8,30 con in mente la sua agenda fitta di “impegni im-p-o-r-t-a-n-t-i-s-s-i-m-i” in cui intramezzare anche gli impegni famigliari di cui sopra e parte a spron battuto:
In mattinata colazione, ripasso della nascita di Roma con l’Ovetta, messa con tutta la famiglia sotto un cielo azzurro terso spruzzato di venticello leggero e frizzantino, pacchettino regalo con il Monno, ripasso di Italiano con Pica e vai di fornelli per una mega Paella famigliare.
Neanche il tempo di mangiare e cominciano ad accavallarsi i famosi “impegni i-m-p-o-r-t-a-n-t-i-s-s-i-m-i di papà”
Prima un breve ripasso della Roma Imperiale con l’Ovetta e poi papà prende posto sul divano per il GP di Formula 1 compresa di mezza pennica e insulti sulla tattica Ferrari coadiuvato dal Monno. (per la cronaca la Ferrari perderà l’obbiettivo stagionale per 1 secondo!).
Giusto il tempo di sbollire la rabbia e si prova “The history of London” con Pica… veloce però che parte la MotoGP. Papà Ovo si ri-spaparanza sul divano, giusto il tempo di vedere un quasi scontro, un inizio di rincorsa e un incidente che incorona la Ducati campione: l’umore migliora.
Ma non c’è tempo; e via con il Monno per il suo party, rientro veloce in casa ed è il turno di Italiano e Spagnolo con Pica ma non perdiamo troppo tempo perché il divano si sta raffreddando.
Giammai! Papà Ovo si rimette in posizione e comincia la finale di Davis dove papà Ovo ha pronosticato il primo match come quello da vincere assolutamente pena depressione serale.
Partita tesa ma l’Italia vince il primo set, poi precipita nel secondo e, infine ,sul più bello ,il vecchio torna in macchina per andare a riprendere il Monno rientrando giusto per vedere il finale palpitante ma vincente.
Nel frattempo scende la sera, comincia a fare freddo ed è il momento di sistemare il giardino e preparare la cena; essendoci però il divano che aspetta in trepidante attesa, chef-Ovo opta per un piatto classico della domenica sera: “i tirivedo”, un mix di tutto quello che si riesce a trovare in frigo meglio se già mangiato a metà.
Il tutto preparato di gran fretta onde potersi riaccoppiare con l’amato divano dove, alle 20,05 circa, insieme al Monno festante, a Pica plaudente e all’Ovetta eccitata, papà Ovo vinceva la sua (“sua”!) seconda coppa Davis della storia.
Domenica sera, a letto poco prima di addormentarsi
“Ehi Mamma Ova sei stanca?”
“Sì, ho lavorato tutto il giorno.”
“Eh… lascia stare! Ho perso un gp di 1 secondo, ho vinto un mondiale su una moto, ho rischiato di perder un match di tennis ma alla fine ho vinto la Davis… come ti capisco!”
(… no, non glielo ho detto… avrebbe potuto colpirmi con un cuscino assassino)
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A tempo di sport
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Questione di genetica
Quando in bicicletta si recò all’appuntamento era una giornata limpida e fresca come spesso capita in autunno.
Lasciò la bici davanti alla vetrina del negozio ed entrò.
Lui gli andò incontro: un signore distinto e tranquillo ma che comunque lo mise subito a suo agio.
Lo fece passare nel retro del negozio dove teneva lo “lo studio-laboratorio” e lo fece sedere su uno sgabello con davanti uno specchio a tre piani (come quelli per i truccarsi per intenderci) e un tavolo anche lui a specchio.
Poi gli spiegò tranquillo e sereno come avrebbe dovuto fare e gli disse che comunque quel giorno lo avrebbe aiutato lui.
Lui non sapeva, ma nemmeno papà Ovo sapeva, che quel pomeriggio sarebbe stato lunghissimo e difficilissimo; non sapeva che papà Ovo ne sarebbe uscito distrutto fisicamente e lui con qualche dubbio sulla sua professionalità.
Per le successive tre ore (TRE !) cercò di spiegargli (e fin qui nessun problema… nella teoria papà Ovo era forte) e poi di infilargli le lenti a contatto !
Quel povero ottico di paese le provò tutte con una pazienza infinita: lottò contro gli occhi di papà Ovo (perennemente chiusi), la sua bocca (perennemente aperta vai a sapere perché), i muscoli tesi di tutta la faccia e altri tic nervosi che papà Ovo non aveva mai avuto e non avrebbe mai più avuto.
Crediamo sia stato il culmine della carriera professionale dell’ottico (perché alla fine ce la face!) ma quando papà Ovo uscì era già buio e il ritorno in bici per quei 500 metri scarsi che conosceva a memoria fu drammatico visto che non riusciva a tenere aperti gli occhi.
La storia di papà Ovo e delle lenti a contatto durò qualche settimana… forse un paio di mesi scarsi… diciamo che l’amore non sbocciò… e papà Ovo capì di avere un rapporto abbastanza strano con tutto quello che riguarda gli occhi.
Settimana scorsa l’Ovetta ha deciso di provare a mettere le lenti a contatto.
Papà Ovo, dall’alto della sua esperienza, ha fatto tutto quello che era in suo possesso per sostenere ed aiutare la cucciola: le è stato lontano.
Sfortunatamente pare che i geni paterni siano passati alla primogenita che nelle ultime sere lotta stoicamente coadiuvata da mamma Ova per far si che quelle fottut… lenti entrino.
Occhi chiusi ? ….anche lei.
Tic nervosi sconosciuti?…. anche lei.
Bocca inspiegabilmente spalancata ? ….. anche lei.
La cucciola combatte, però, a papà Ovo, chiuso nell’altra stanza da dove ogni tanto urla il suo supporto “Forza Ovetta!”, pare che la battaglia non stia volgendo a nostro favore nemmeno stavolta.
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Il piffero
Quando l’Ovetta ha cominciato la prima media, per essere del tutto onesti, non ci avevamo nemmeno pensato.
Così, con l’incoscienza dell’ignoranza, il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva sfiorato ma era passata oltre.
Solo con l’avanzare dei mesi, vedendo la cucciola impegnata a pigiare tasti neri e tasti bianchi su una pianola a pile, un brivido era corso lungo la schiena su ciò che avrebbe potuto essere ma non era stato.
Quando il Monno ha cominciato la prima media, per essere del tutto onesti, avevamo dato per scontato che la suddetta tastiera sarebbe passata di mano… e infatti ciò avvenne.
Così, anche questa volta, con l’incoscienza dell’ignoranza, il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva sfiorato ma era passata oltre.
Solo qualche mese più tardi, un pomeriggio mentre papà Ovo leggeva un libro cominciò a sentire note che vagavano a caso nella casa. Non avevano alcun senso con alcun brano musicale universalmente noto. Posò il libro, chiamò il Monno, chiedendo quale opera prima stesse componendo. Visto che non di opera prima si trattava bensì di un pezzo dei Queen (regolarmente dato come compito dal prof di musica… che da quel momento godette di enorme stima) aiutò il cucciolo a dare un senso al tutto.
Quando Pica ha cominciato la prima media, per soluzione di continuità, avevamo dato per scontato che la suddetta tastiera sarebbe passata di mano… ci sbagliavamo.
“Mamma, papà, il prof di musica (non lo stesso di cui sopra) ha detto che dobbiamo comprare lo strumento musicale.”
“Tranquilla Pica, usiamo la tastiera del Monno (e dell’Ovetta prima di lui)”
“No papà! Devo prendere il flauto.”
…
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Il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva appena colpito in pieno.
Da un paio di mesi, in maniera randomica, casa nostra è scossa da vibrazioni vicine agli ultrasuoni.
Quando questo accade chiunque si trovi in casa perde improvvisamente la capacità di concentrazione, comincia a strizzare la faccia e socchiudere gli occhi e prega in cuor suo che lo strazio, pardon volevo dire il rumore…. cioè il suono, finisca presto.
Voci non confermate narrano di cani che ululano alla luna e gente che è riuscita ad arrivare a casa nostra senza avere l’indirizzo ma semplicemente seguendo “il ritmo”… ma queste notizie non sono confermate.
Oh, si badi, Pica sta semplicemente svolgendo un compito di scuola e quindi non le si può dire nulla… e infatti nessuno di noi le dice nulla quando con impegno e, purtroppo, perseveranza, si applica come giusto che sia.
Per il resto… beh, questa mattina papà Ovo ha trovato comunque un lato positivo al tutto mentre faceva colazione con l’ultimogenita.
“Pica… ma non si sveglia nessuno?”
“No papà, mamma dorme, e anche il Monno e l’Ovetta.”
“Ma la sveglia ha suonato?”
“Papà! Certo che ha suonato, ma anche se non lo avesse fatto ti ricordo che hai fatto scattare l’allarme e ha fatto un casino pazzesco!”
“Già!… e dormono ancora?”
“Si.”
“Senti Pica… che ne dci se fai un ripasso di musica?”
…
…
due minuti dopo erano tutti a fare colazione.
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