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Buon compleanno Monno #12

A te,

A te che hai le spalle larghe, ma devi essere rassicurato. A te che fai molto ridere nel tuo essere sbrindellato e trasognato e per fortuna non ti prendi sul serio nemmeno tu.

A te che hai una saggezza accogliente e sai accudire con premura i più piccoli.

A te che parli con l’Ovetto ucraino in un inglese bizzarro ma efficace, a te che lo proteggi come un vero fratello e per fortuna che c’è lui a ristabilire un po’ di parità di genere in questa casa (“Papà finalmente un altro maschio in questa casa!”) ; a te che  traduci per lui tutti i dialoghi che gli altri ragazzini gli si rivolgono in italiano. 

A te che vi abbracciate con una spallata come si confà a due adolescenti, a te che non vuoi vederlo triste e allora inventi qualsiasi cosa, un’attività, un gioco, che lo coinvolga, a te che gli hai presentato i tuoi amici e sei stato il suo angelo custode nelle settimane di oratorio.

A te che sei distratto e bislacco nel tuo vivere quotidiano, ma cogli le sfumature e capisci i non detti e percepisci ogni cosa. 

A te che la scuola media è un divertimento, che studi il giusto ma sei bravissimo ugualmente e senza fatica. A te che esistono solo i compagni di classe maschi e sei sempre invitato a casa di Tizio e Caio. A te che vivi felicemente senza cellulare e, per incontrare gli amici, ti accordi a voce come facevano mamma e papà Ovo da giovani.  A te che sei andato a Cervia a fare le gare di matematica e questo è il massimo dei massimi per te, poter unire la matematica alla competizione. 

A te che per il primo anno dopo un decennio provi finalmente qualche soddisfazione guardando i Gran premi e di conseguenza te li vivi malissimo stretto nella morsa della tensione

A te che vesti in modo casuale, senza badare ai colori, usi sempre lo stesso paio di scarpe; a te che riempi le tue tasche di qualsiasi cosa, sassi, tappi, matite, palline, foglie, e sembra che ciascuno di quegli oggetti sia indispensabile per la tua vita. A te che hai mille riti e rituali, e quando ti abbiamo detto che era il caso di cominciare a rinunciare a qualcuna di queste scaramanzie, sei scoppiato a piangere come se ti stessimo chiedendo di rinnegare te stesso.

A te che prima di addormentarti devi seguire in modo maniacale una procedura, a te che fatichi ad addormentarti la sera e allora fai le flessioni, fino a quando non ce la fai più e svieni, vinto dal sonno. 

A te che ridevi sotto i baffi delle pene sofferte dall’Ovetta quando ha dovuto scegliere la scuola superiore: ciccio… tra pochi mesi devi scegliere tu!

A te che guardi sempre altrove ma sei curioso e partecipe ed empatico come pochi.

A te che segui lo sport con passione, e ti stupisci dell’ignoranza dell’Ovetta di fronte alle più basilari regole del gioco (“NO!!!… la Juve deve segnare di qua e il Milan di la! Capito?”). A te che gioisci per i successi dell’Ovetta e sei un po’ filosofo con lei. A te che sei consapevole delle capacità di tua sorella più di quanto non ne sia lei e la rassicuri e sorridi di fronte alle sue ansie, certo che comunque andrà bene. 

A te che hai fatto una settimana al campo dell’atltetica notti comprese  e vaghi racconti di bagni in piscina e camminate alle tre di notte ci sono giunti; così come ci sono giunti i racconti delle ragazzine che erano fidanzate a turno (a tua insaputa), ma sicuramente ci sei tornato “positivo” e ti sei sciroppato la tua settimana di quarantena dove hai battuto tutti i record possibili alla playstation.

A te che discuti con Pica ogni sera sul programma televisivo da vedere prima di andare a letto, a te che dai le dispensi consigli su cosa mettere nello zaino in campeggio (tu!! che dai consigli???) e l’aiuti a ripetere storia o geografia, e lei ti preferisce a chiunque altro. A te che inventi con Pica regole nuove per i giochi da tavola che sapete solo voi e vi rendono complici ma per tutto il resto del mondo sono incomprensibili.

A te che corri sempre, anzi no, da quest’anno marci e che questo sport così tecnico e strano ti ha riempito la vita, anche se noi ti prendiamo in giro dicendo che è uno sport da vecchi. A te che sei il cucciolo del gruppo dei marciatori e, nei lunghi allenamenti, chiacchieri con i grandi con un divertimento e una partecipazione mai provata. A te che segui con attenzione i consigli dell’allenatore prima delle gare e cerchi il suo sguardo e quello di papà nel percorso.  

A te che se fa troppo caldo a metà notte decidi che è meglio dormire per terra e ti trascini in mezzo alla stanza con il tuo cuscino e li, al mattino, ti troviamo: magari fresco… sicuramente non pulito

A te che resti piccolo anche se diventi grande, che sei acuto e preciso ma anche stordito e soddisfatto, che cerchi le parole giusti per difendere le tue idee, che non hai una penna con il cappuccio e nemmeno una matita con la punta, a te che intenerisci con gli abbracci forti, a te che ci fai ridere e anche pensare. A te che usi l’ironia come un adulto e poi ridi come un bambino per battute sciocchissime.  A te che se mamma e papà provano ad immaginarti diventare grande, in questi anni così strani, allora sorridono felici.

A te che sei “il Monno più Monno che c’è”.

Sì, proprio a te, 
buon dodicesimo compleanno Monno.

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Buon compleanno Monno #11

A te che hai studiato tanto quest’estate e ci hai messo tanto impegno e una determinazione che ci ha stupito; a te che ami la matematica e sei intuitivo e trovi soluzioni fantasiose a problemi difficili per la tua età; a te che, la sera prima di un tema a scuola, cerchi mamma Ova per pensare insieme a cosa potresti scrivere e, dopo aver fatto la scaletta con lei, affronti con più sicurezza un compito che è comunque diverso da quello pensato. 

A te che sei stato al primo campus wwf della tua vita e sei tornato felice e sporco come non mai, e anche senza voce; a te che le guide hanno definito “tanto gentile quanto brillante”; a te che non ti sei risparmiato quando c’era da lanciarsi da una cascatella o tuffarti nel laghetto; a te che, per onor del vero, non ti risparmi mai in nessuna attività fisica, sia il volano nel giardino di casa o la corsa con i compagni di atletica, sia la biciclettata al parco o la partita a pallone; a te che ti fidi dell’Ovetta e per affrontare nuove sfide le chiedi i dettagli, ti fai raccontare i particolari, ne ascolti i consigli. 

A te che ricordi date e avvenimenti con una facilità sconcertante e raccogliere tutti questi dati costituisce una parte importante delle tue certezze. 

A te che sei maniacale e controlli cento volte la cartella prima di uscire di casa.

A te che studi le regole dei giochi in scatola e, quando ti appassioni ad uno, vorresti giocare solo a quello e inventi anche le varianti per “renderlo più interessante”. A te che convinci Pica a giocare a calcio in giardino con te, ma non cedi a giocare alla “casetta” in cambio, perché …“quel gioco è davvero noioso”. 

A te che cerchi e trovi la complicità di Papà Ovo, nei passatempi, nei giochi, nelle sfide. E così anche perdere a calcetto non è così male… “perché ero contro papà”. A te che apprezzi l’ironia e la pratichi con misura ed è divertente ascoltarti nei dialoghi con i grandi.  

A te che vorresti un mondo sempre felice e credi nella bontà delle persone. 

A te che raccogli ogni sfida, dalla più insignificante alla più stimolante, e per te sono tutte ugualmente importanti e non riesci a capacitarti del perché per le altre persone non lo siano così tanto. 
A te che vincere è molto più che partecipare e non è vero che il risultato non conta.

A te che indossi magliette al contrario, calze spaiate, calzoni bucati e non ti accorgi di nulla. A te indossi sempre lo stesso paio di scarpe, estate-inverno, caldo o freddo, pioggia o sole, e per precauzione tieni anche le scarpe di due numeri più piccole perché “…non si sa mai”.

A te che scherzi con l’Ovetta, sul suo essere pre-adolescente, e lo fai con quella leggerezza che sdrammatizza e rende lieve anche il malumore di una dodicenne.  A te, quando sei partito per il campus e Pica piangeva, hai abbracciato mamma Ova e le hai detto “non posso vederla stare così male, fai qualcosa!… peccato che poi non è che tu l’abbia poi chiamata così tanto, eh?

A te che non dimentichi mai di dire “ti voglio bene”.  

A te che chiami spesso i nonni e imbastisci lunghi discorsi sportivi, dal calcio al basket, dalla F1 alle olimpiadi, anche con le nonne e a conclusione della telefonata annunci sempre “Sì, i nonni stanno bene” perchè è “stare bene” è un concetto intrinseco senza il quale il tuo mondo vacilla un po’. 

A te che sei disordinato, a te che nascondi nelle tasche dei pantaloni qualsiasi cosa, a te che sei curioso e attento ma anche sfuggente e bislacco, a te che hai spalle larghe ma il volto ancora di un bambino, a te che sei generoso, a te che ami la simmetria e cerchi il perché delle righe storte, a te che sei capace di meravigliarti e fai facce buffe, a te che seguire i tuoi ragionamenti a volte è davvero stancante, a te che abbracci stretto stretto le persone a cui vuoi bene, a te che sei “il Monno più Monno che c’è”,
…sì proprio a te,

 buon undicesimo compleanno Monno

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Buon compleanno Pica #8

A te,

a te che sei riuscita per la prima volta a salire sul podio di una gara di atletica, prima che quest’anno diventasse quello che poi è diventato … e tutti erano strafelici per te manco avessi vinto una gara olimpica.

a te che sei l’unica settenne che si conosca ad aver fatto il Cammino di Santiago con tanto di Compostela ed hai pure rischiato di non averla perché sei troppo piccolina. Ma quel pezzo di carta scritto in latino che non capisci nemmeno e la tua conchiglia sono invece motivo di orgoglio enorme. E, quando la maestra a scuola ti ha chiesto di leggere il tuo tema sulle vacanze, hai vinto l’innata timidezza e hai raccontato di te e del tuo cammino.  

a te che hai cominciato a camminare con il tuo zainetto tutti i giorni dicendo “non ce la posso fare” ma poi dopo un’oretta carburavi e, al tuo passo, i chilometri passavano chiacchierando, cantando, giocando e fantasticando. E davvero non ricordiamo nemmeno un momento passato in silenzio accanto a te in tutto il cammino

a te che sei esperta di “Masterchef” ed ora anche di “4 Hotel” e quindi parli con dovizia di particolari di “impiattamenti” e “locations”; e hai sognato di essere un sous chef e ottenere una stella Michelin. A te che adori i tortellini e la pasta fatta in casa e aiuti a stendere la pasta o a mettere il ripieno. Ma apparecchiare la tavola è invece un compito assai noioso e non appena puoi, scarichi il compito ai tuoi fratelli.

a te che non parli lo spagnolo perché sei timida ma quando il cameriere si stava avvicinando con la Paella ti sei alzata sulla sedia e gli hai urlato: “Aqui! Aqui!” con tanto di segno della manina in modo che fosse assolutamente chiaro dove dovesse portare l’agognato cibo.

a te che sei spesso la piccolina del gruppo ma se qualcuno osa dirlo, metti il broncio e affermi con voce ferma “Io non sono piccola!”. Perché essere la numero tre di una famiglia è un ruolo scomodo e mal retribuito e per affermare le proprie capacità e conquiste ci vuole grinta e determinazione ma sono doti che davvero non ti mancano.

a te che hai affrontato mezza seconda elementare davanti ad un tablet e vedevi le tue compagne e le tue maestre una volta alla settimana; ma quell’unico appuntamento settimanale era un Evento con la “E” maiuscola, e tutti in famiglia dovevano fermarsi e mollare qualsiasi connessione per lasciare tutta la banda della rete casalinga ai 60 minuti più importanti degli ultimi 7 giorni.

a te che, stoicamente, hai rispettato le consegne della maestra di scrivere tutti i giorni un piccolo diario delle giornate di lockdown; e ora tutte quelle storielle sono raccolte in una serie infinita di quadernini che diventeranno storici e che mostrano tutta la tua determinazione, la tua dolcezza, la capacità di cogliere i dettagli sia pure in giornate sempre uguali e stanziali.  

a te che ogni giorno facevi compagnia ai nonni con video-telefonate lunghissime dove tu leggevi una storia a loro e non li mollavi per almeno mezz’ora. Ma era un modo dolce e attivo per far passare le giornate chiusi in casa, sia a te che ai nonni.  

a te che hai aspettato per mesi di avere anche te l’apparecchio ai denti come i tuoi fratelli, come se fosse un grande vanto… e poi quando è finalmente arrivato eri felicissima, felicità che è durata fino alla sera quando hai dovuto indossarlo e andare a letto. E siccome ti faceva – giustamente – male, hai nel sonno deciso di togliertelo e abbandonarlo nel letto.  

a te che ormai scii senza paura e sfidi il freddo imbacuccata che sembri un pupazzo di neve da cui spuntano solo due occhietti vivaci; a te che nuoti come un pesciolino, e quest’anno entravi in mare senza nemmeno la presenza di mamma o papà, e pensi al mare come ad un grande amico e gli parli quando è arrabbiato o raccogli i vetrini in riva. 

a te che maneggi meet, office, teams, facetime con grande disinvoltura, a te che pensi che la miglior invenzione del mondo sia Spotify che tu chiami confidenzialmente Spoty, a te ascolti le canzoni degli adolescenti e impari i testi a memoria con una facilità sconcertante e ti stupisci che tuo padre non conosca Tecla o i Boomdabash.

a te che quest’anno hai ricevuto una splendida bicicletta e non ti interessa che prima sia stata del Monno e ancora prima dell’Ovetta. Ora è tua e questo ti basta, anzi sei orgogliosa del fatto che finalmente tale oggetto sia divenuto di tua proprietà, con una storia gloriosa alle spalle ed un fulgido futuro d’avanti. 

a te che adori fare colazione in giardino con la musica in sottofondo dopo esserti svegliata in modo naturale e comunque mai prima delle 10, perché tutto può attendere se Pica sta sognando. 

a te che litighi con il Monno e lo richiami in continuazione, ma poi è il tuo più caro amico di giochi e quando sei con lui anche il calcio va bene. A te che con il Monno perdi sempre in tutti i giochi ma sai che lui è super competitivo e ti rassegni con maturità perché l’importante è giocare. A te che coccoli il Monno quando non è in forma e gli riservi tutte le caramelle senza glutine che ti vengono date. 

a te che balli con la wii in coppia con l’Ovetta e vi assomigliate moltissimo. A te che l’aiuti a scegliere i vestiti; a te che ascolti la sua musica e sogni quando sarai grande e sei fiera di lei “perché è bella e brava”. 

a te che riparti sempre e non ti fai abbattere da nulla, a te che ogni sera immancabilmente “papà giochiamo…”, a te che sai far le coccole e prenderti cura di tutti, a te che la famiglia è “la cosa più bella che ho”. 

a te che il tuo compleanno è sempre la giornata più bella di tutte e quest’anno in rapida successione ti sono saltate prima la festa con le amiche e poi anche quella coi nonni, a te che in un momento di sconforto hai detto che “questo è il compleanno più brutto della mia vita”, a te che poi ti sei ripresa e ti sei mangiata mezza torta scartando i regali in teleconferenza con la famiglia allargata, a te che oggi hai impartito ordini a tutti “perché oggi è il mio compleanno e allora posso tutto”, a te che “però poi le facciamo le feste con gli amici vero?”, a te che la gioia è un microfono rosa shocking, a te che stasera stravolta dall’eccitazione alla fine sei scoppiata in un pianto inconsolabile perché “domani non sarà più il mio compleanno, ueeeee…” A te che sei testarda e decisa, che hai un carattere pungente, a te che abbracci sempre le persone a cui vuoi bene, a te che hai gli occhi belli e un cuore grande

…per questi e per mille altri motivi… sì proprio a te,

… Buon ottavo compleanno, Pica!

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