Pongo

“I genitori dell’Ovetta sono gentilmente invitati martedì prossimo alle ore 17,20 presso la sala bidelli per il colloquio formale Maestre/Genitori”.

Quando papà Ovo ha ricevuto la sopracitata informativa gli sono istintivamente tornati in mente tutti gli anni della scuola elementari, medie e anche superiori in cui detta comunicazione portava automaticamente a:
1)        azzeramento automatico della salivazione;
2)        immediata elaborazione sugli ultimi voti ottenuti nelle varie materie;
3)        sconforto totale (causato dal risultato dell’elaborazione di cui sopra).
Seguiva quindi un periodo di malessere generalizzato (fino al momento del colloquio stesso) e da un secondo periodo (seguente al colloquio stesso) su cui è meglio non scendere in dettaglio.

Con questo stato d’animo, papà Ovo si è quindi recato al primo colloquio della carriera studentesca dell’Ovetta, è entrato nell’asilo baldanzoso, ha aperto la porta della sala bidelli con umiltà e si è seduto su una sedia formato Puffo già con le orecchie basse e pronto alla ramanzina.

“L’Ovetta è proprio una brava bambina” ha esordito una delle maestre.
“Ah!” (“Come scusi? Vuol dire che lei è brava? Cioè, niente cazziatone perché non studia? Ah, già… siamo all’asilo”).
“Segue tutto, è sempre attenta, si vede che sta studiando ciò che le sta intorno e vuole capire”.
“Ah!” (“Come scusi? Sta attenta? Cioè… sì, è vero è molto attenta ma … si può dire in un colloquio? Ma scusate, segue tutto? Cioè… non si fa i fatti suoi, giochicchia quando non deve, corre come una pazza e fa quello che vuole?… ma stiamo parlando del sangue del mio sangue?”).
“Si vede che vorrebbe fare di più, ma è piccola e molte cose le farà il prossimo anno, si annoia un po’ con i bimbi della sua età, vorrebbe stare con i più grandi”.
“Ah!” (“Come scusi? Cioè… vuole fare più di quello che le maestre dicono che debba fare? Ma è normale? No, dico, a me capitava sempre di voler fare di meno… beh, questo non lo dico”)
“Ecco, però per dirla tutta ci sarebbe anche una piccola cosa negativa…”
“Ah, ecco! …” (“Lo sapevo io! E se no che maestre sono? Certo, adesso attaccano con la solita filippica del “potrebbe ma non vuole” e “se solo si applicasse”… e so già cosa vogliono dire, certo”) “… prego dica pure”.
“Si mangia il pongo”.
“Scusi?” (“Cosa c’entra il pongo! Lei deve dirmi che non si applica abbastanza, faccia la maestra!!!”)
“Non si deve preoccupare, sa!”.
“Non mi devo preoccupare?” (“Come non mi devo preoccupare??? Non ho capito cosa c’entra adesso il pongo”).
“No, sa noi lo facciamo con la pasta di sale, è tutto naturale, però l’Ovetta si mette in bocca tutto e finisce per mangiarsi un sacco di pongo… mi spiace”.
“Ah. Capisco. E’ tutto?” (“Il pongo. Il problema è il pongo”).
“Si, certo è tutto. Se non ci sono novità magari ci si riparla in primavera; ma se ci sono problemi ci si incontra prima”.

Papà Ovo è uscito dalla sala bidelli dell’asilo dell’Ovetta con l’idea (perché di convinzione ancora non si può parlare) che la carriera scolastica dell’Ovetta potrebbe essere accolta dalla classe insegnante in maniera differente da come la stessa classe insegnante aveva a suo tempo accolto la sua carriera; pongo a parte.

P.S.: pare che l’Ovetta assomigli più a quella secchiona di mamma Ova!

This Post Has One Comment

Lasciaci il tuo commento...

Close Menu