Il cucchiaio fucsia

Lunedi scorso il piccolo di casa Ovetti ha compiuto il classico “piccolo passo per l’umanità … ma un grande balzo per me”.
All’incirca verso le 9, mano nella mano di mamma Ova, ha suonato al portone dell’asilo nido (hai tempi battezzato “quaqua” dall’Ovetta) ed ha fatto il primo passo della sua (crediamo) lunghissima carriera studentesca.

Mamma e papà avevano previsto che nei primi giorni il piccolo avrebbe compiuto i seguenti passi che effettivamente sono avvenuti:

1)        il piccolo si è guardato intorno, ha visto vari giochi e si è quindi fiondato in mezzo a loro totalmente incurante di tutto il mondo che stava intorno.
2)        il piccolo ha cominciato a ciucciare freneticamente qualsiasi cosa gli capitasse a tiro (“ora che l’ho ciucciato dovrebbe esser chiaro al mondo intero che ne detengo il potere”).
3)        solo in un secondo momento si è accorto che il luogo è popolato da un sacco di bimbi più o meno grandi: i primi sono interessanti perché assomigliano alla sorella, i secondi piangono spesso… proprio come la sorella. In entrambi i casi, non vale la pena lasciare i giochini per cominciare a socializzare.
4)        solo dopo cinque minuti ha alzato la testa, ha cercato la mamma ed è andato da lei per esternarle un dubbio enorme che come un tarlo non gli permetteva più di giocare: “CACCA?!?” (“Ohibo, madre mia! Mi sono fatto prendere così tanto dai giochi presenti in si divertente loco, che mi sovviene solo ora di non essermi accertato della presenza di un locale adibito all’espletamento dei bisogni corporei. Spero che tu non sia stata così stolta da portarmi in un loco privo di siffatto locale ma, dato che non potrei fidarmi della tua sola parola, gradirei che mi accompagnassi in bagno immediatamente onde poter controllare e, già che ci sono, possa anche fare la cacca!”).
5)        solo una volta uscito ha notato anche la presenza di alcune persone adulte di sesso femminile che avrebbero gradito esser chiamate “maestre”: la qual cosa però non l’ha toccato minimamente visto che il vocabolario del Monno vive praticamente sul dualismo “Mamma-Cacca” con pochissime eccezioni.
6)        a questo punto ha anche accettato, spesso controvoglia, i primi cenni di socializzazione che gli altri bimbi gli mostravano: tradotto vuol dire che quando qualche bimbo gli fregava un giochino, lui lo rimbrottava ma alla fine decideva di lasciarglielo e spostarsi a prenderne un altro (probabilmente dentro di sè deve anche aver pensato… tra un paio d’anno ti gonfio come una zampogna… ma non l’ha dato a vedere).
7)        beh, … ovviamente a questo punto è ritornato in bagno per controllare che i piccoli water finalmente ad altezza Monno fossero ancora tutti quanti lì belli e disponibili.
8)        ha poi affrontato il suo primo momento difficile, quello in cui viene distribuita la frutta: certo, finalmente l’adulta che si fa chiamare Maestra ha un ruolo da vero leader (la distributrice di pappa), però il fatto che la banana non venga infilata solo nella bocca del piccolo Ovetto ma che anche altri bimbi abbiano l’ardire di chiederne (ed ottenerne!) dei pezzetti è francamente qualcosa su cui il piccolo deve riflettere nei prossimi giorni.
9)        ad un certo punto ha deciso quale sarà il suo gioco principe. Un banalissimo cucchiaino fucsia di nessunissima attrazione (almeno apparente); ovviamente lo stesso oggetto è stato scelto anche dall’Ovetto Ale il che ha già scatenato risse furibonde a colpi di ciucciate.

Ora, fin qui tutto previsto.
Ma il Monno, sempre serio, compito ed educato, era solito piantare pianti colossali allorquando mamma o papà cercavano di lasciarlo agli Ucas prima di andare al lavoro; appena infatti il fetente genitore si alzava e si metteva il cappotto pronto per uscire, ecco che il piccolo si gettava tra le gambe dell’augusto piangendo lacrime disperate e creando quindi quella sensazione di abbandono totale che solo un cucciolo riesce a mettere in scena.
Se riusciva a fare tutto questo a casa degli Ucas, cosa avrebbe fatto il piccolo in un asilo nido in mezzo a bimbi sconosciuti e urlanti e a Maestre ignote?

Mamma Ova si alza,
il Monno la vede,
Mamma Ova si veste e si prepara ad uscire,
il Monno smette di giocare e la guarda,
Mamma Ova saluta con la manina “Ciao piccolino, ci vediamo tra poco”,
il Monno la saluta, si gira dall’altra parte e torna a giocare.

No, questo non era previsto.

Lasciaci il tuo commento...

Close Menu