Quando l’Ovetta ha cominciato la prima media, per essere del tutto onesti, non ci avevamo nemmeno pensato.
Così, con l’incoscienza dell’ignoranza, il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva sfiorato ma era passata oltre.
Solo con l’avanzare dei mesi, vedendo la cucciola impegnata a pigiare tasti neri e tasti bianchi su una pianola a pile, un brivido era corso lungo la schiena su ciò che avrebbe potuto essere ma non era stato.
Quando il Monno ha cominciato la prima media, per essere del tutto onesti, avevamo dato per scontato che la suddetta tastiera sarebbe passata di mano… e infatti ciò avvenne.
Così, anche questa volta, con l’incoscienza dell’ignoranza, il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva sfiorato ma era passata oltre.
Solo qualche mese più tardi, un pomeriggio mentre papà Ovo leggeva un libro cominciò a sentire note che vagavano a caso nella casa. Non avevano alcun senso con alcun brano musicale universalmente noto. Posò il libro, chiamò il Monno, chiedendo quale opera prima stesse componendo. Visto che non di opera prima si trattava bensì di un pezzo dei Queen (regolarmente dato come compito dal prof di musica… che da quel momento godette di enorme stima) aiutò il cucciolo a dare un senso al tutto.
Quando Pica ha cominciato la prima media, per soluzione di continuità, avevamo dato per scontato che la suddetta tastiera sarebbe passata di mano… ci sbagliavamo.
“Mamma, papà, il prof di musica (non lo stesso di cui sopra) ha detto che dobbiamo comprare lo strumento musicale.”
“Tranquilla Pica, usiamo la tastiera del Monno (e dell’Ovetta prima di lui)”
“No papà! Devo prendere il flauto.”
…
…
…
Il pericolo…. Il dramma… la tragedia… ci aveva appena colpito in pieno.
Da un paio di mesi, in maniera randomica, casa nostra è scossa da vibrazioni vicine agli ultrasuoni.
Quando questo accade chiunque si trovi in casa perde improvvisamente la capacità di concentrazione, comincia a strizzare la faccia e socchiudere gli occhi e prega in cuor suo che lo strazio, pardon volevo dire il rumore…. cioè il suono, finisca presto.
Voci non confermate narrano di cani che ululano alla luna e gente che è riuscita ad arrivare a casa nostra senza avere l’indirizzo ma semplicemente seguendo “il ritmo”… ma queste notizie non sono confermate.
Oh, si badi, Pica sta semplicemente svolgendo un compito di scuola e quindi non le si può dire nulla… e infatti nessuno di noi le dice nulla quando con impegno e, purtroppo, perseveranza, si applica come giusto che sia.
Per il resto… beh, questa mattina papà Ovo ha trovato comunque un lato positivo al tutto mentre faceva colazione con l’ultimogenita.
“Pica… ma non si sveglia nessuno?”
“No papà, mamma dorme, e anche il Monno e l’Ovetta.”
“Ma la sveglia ha suonato?”
“Papà! Certo che ha suonato, ma anche se non lo avesse fatto ti ricordo che hai fatto scattare l’allarme e ha fatto un casino pazzesco!”
“Già!… e dormono ancora?”
“Si.”
“Senti Pica… che ne dci se fai un ripasso di musica?”
…
…
due minuti dopo erano tutti a fare colazione.
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Il piffero
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Pensavo di essermi rimesso in pari…
“Non ci credo!”
“Cosa?”
“Guarda il calendario del prossimo weekend!”
…
“…mbeh?”
Dai mamma Ova guarda bene… eh?…”
“Davvero non capisco”
“Ok… te lo spiego bene.”
“Ok”
….
Negli ultimi tre fine settimana gli Ovetti (tutti) sono stati impegnati per vari motivi, ma forse sarebbe meglio dire “soprattutto” per l’evento degli eventi… il compleanno di Pica.
Compleanno che quest’anno, come ben si sa, è stato tripartito: Festa uno, festa due e festa tre… appunto per tre fine settimana.
Inutile tornare sull’importanza universale dell’evento, comunque un breve resoconto potrebbe includere:
1) festa con le amiche storiche.
Pomeriggio-sera di giochi vari (debitamente preparati dalla festeggiata nei giorni precedenti). Le invitate si sono comportate in maniera impeccabile. Fatta eccezione per il volume delle voci, tenuto simile più ad un concerto rock, tutto un susseguirsi di risate, urlatine e… porte sbattute. Per il resto, come si diceva, tutto ok: gran mangiata di pasta al ragù, gran carrellata di giochi, gran sorrisi per la torta e grandi urrà per i regali. Aa finire riconsegna delle Ovette varie ai propri domicili. Monno e Ovetta eclissati.
2) festa con l’amica delle medie
Pomeriggio-sera di chiacchiere. Spettegolezzi vari, gran carrellata di “sai che…tizio e sai che caio….”, giochi vari e tenore acustico degno di un convento, sorrisi copiosi ma simil- damigelle fine ‘800 , pizza e coca cola, regalo, abbraccio e riconsegna dell’amica al domicilio. Monno e Ovetta sempre eclissati.
3) festa con nonni al gran completo.
Pomeriggio denso di appuntamenti.
Si comincia con visione (finalmente) delle foto estive tra i “… ti ricordi che…” ed un po’ di sano magone vista la situazione attuale dei posti dove eravamo solo tre mesi fa in tutta tranquillità.
Si prosegue con telefonata intercontinentale dello zio A. (grazie alla quale salva il suo status di “zio Preferito”… nonché unico).
Si passa all’assalto della torta e delle bevande con il Monno in prima fila e l’Ovetta più signorilmente defilata.
Si finisce con l’apertura dei regali per Pica e per nonno Motore, per Pica e per nonna Patriottica, per Pica e… per Pica.
Poi, finalmente, il trittico di feste è finito e, per la prima volta in assoluto, Pica non termina la giornata in lacrime come di consueto perché “UEEEE…. Mancano trecentosessantacinque giorni al mio prossimo compleanno… UEEEEE”
…
…
“Ora, premesso questo guarda bene il calendario del prossimo fine settimana. Cosa vedi?”
“Nulla”
“Appunto! Abbiamo un fine settimana tranquillo, capisci mamma Ova!”
“Emm…”
“Che c’è?”
“… è che nel frattempo ci sono rimasti in arretrato un po’ di eventi sociali sparsi…. Credo che ne avremo per i prossimi tre week-end”
…
…
“Ah.”
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Buon compleanno Pica #11
A te che piano piano diventi più indipendente, a te che questa estate hai fatto il grande balzo ed in un colpo solo hai detto “Ok” sia al campeggio con l’oratorio (da sola) che alla settimana WWF (da sola).
A te che hai scelto la settimana al WWF al mare, diversamente da quello che avevano fatto i tuoi fratelli, perché il mare è più nelle tue corde; a te che hai scelto un luogo lontano e scomodo ma anche il lungo viaggio in macchina è stato per te già parte del viaggio e non hai mai smesso di parlare per tutte le 5 ore fra l’eccitazione dell’andata e i mille racconti del ritorno.
A te che a giugno eri già eccitata per “le medie”, che i primi giorni di settembre eri galvanizzata per “le medie”, che anche ora sei felicissima “delle medie”, a te che però il giorno prima dell’inizio della scuola, un po’ intimidita ci hai avvicinato e ci hai detto sottovoce “ma io sono pronta per andare “alle medie”?”
A te che dormire è “vita!”, non puoi rinunciare alle tue ore di sonno, che eri terrorizzata dal doverti svegliare alle 6,45 ma, poi, come al solito, il tuo senso del dovere ti fa alzare con immensa fatica ma sempre senza lamentarti.
A te che esci da casa venti minuti prima e inforchi la tua bici sempre col sorriso “Pica, ma venti minuti prima è troppo presto!”. “Eh ma devo passare in centro dove mi aspetta l’Ovetta E., poi passiamo a prendere l’Ovetta G, ed insieme ci troviamo con l’Ovetta T. per andare a scuola: scusa, ora vado che se no faccio tardi!”
A te che ti lasci trasportare in giro per il mondo dalla Ovo famiglia ma capisci che è una fortuna, a te che ogni anno ci stupisci per come ti adatti a viaggiare… con il caldo, con il sole, con le ore in macchina, su una jeep sgangherata, su una mega mongolfiera, sdraiata in mezzo al deserto, in un sacco a pelo, a te che sei tranquilla in ogni luogo e provi ogni esperienza con un sorriso: brava!
A te che, di tanto in tanto, ti ritiri in un angolo della cameretta ed ti immergi in un mondo di gioco e fantasia che conosci solo tu, a te che crei infinite storie con gli omini di lego e hai costruito un piccolo villaggio dove vivono personaggi dai nomi bizzarri, protagonisti di Friends e compagni di classe e dove puoi dare libero sfogo alla tua creatività.
A te che questa estate hai scoperto Harry Potter, a te che eri titubante all’inizio ma poi ti sei fatta prendere dalle storie e di filato hai letto i primi 4 libri, in ogni posto, in ogni momento, in ogni angolo, anche in piedi in coda in aeroporto. A te che hai brontolato quando ti abbiamo spiegato che il quinto libro poteva aspettare perché “Scusa Pica, ora comincia la scuola” ma intanto fai la gara di incantesimi con l’Ovetta.
A te che, tuo malgrado, sei sempre la piccola di casa, ma nessuno può dirtelo perché ti sembra una profonda ingiustizia e tu ti senti grande. A te che “studi” con attenzione quello che fanno i tuoi fratelli e, qua e là, cerchi di imitarli perché sono la tua fonte di ispirazione.
A te che l’Ovetta parla di cose strane come il latino e ammetti candidamente “io non ci capisco un tubo”, a te che spesso a scuola vieni chiamata con il nome dell’Ovetta perché vi somigliate molto, a te che soffri per la sua tristezza, a te che così all’improvviso la abbracci.
A te che il Monno ti ha spiegato due parole in spagnolo prima che iniziassi le medie ed ora porti avanti le tue piccole lezioni online sia in spagnolo che in inglese… perché “mi divertono papà!”. A te che bisticci il Monno per le cose più sciocche e, quando ti si chiede il perché, non ti ricordi nemmeno di cosa steste parlando; a te che dal Monno hai imparato a modificare le regole dei giochi per renderle più difficili, altrimenti “il gioco finisce subito e non mi diverto!”.
A te che cominci a fare discorsi da ragazzina ed è così bello vederti maturare. A te che sai essere schietta e sincera, a te che hai un’idea precisa di te stessa, e sai esattamente quali sono i tuoi punti forti e i tuoi punti deboli. A te che stai imparando l’arte dell’ironia, e spesso ci stupisci con pensieri taglienti e pungenti.
A te che scopri ogni giorno il tuo coraggio per conquistare una certa noncuranza del giudizio altrui, a te che scegli le amiche con attenzione e non ti lasci travolgere dal gruppo. A te che hai conquistato le chiavi di casa e non le dimentichi mai. A te che “il compleanno è il compleanno, anzi!… il MIO compleanno è il MIO compleanno.”
A te che hai occhi grandi e luminosi, che sai accudire chi ne ha bisogno con cura e gentilezza, a te che sei protettiva, a te che hai un carattere deciso ma hai bisogno di un baricentro preciso. A te che non sai nascondere la malinconia o la tristezza, a te che una giornata storta ti si legge in faccia.
A te che sei sorridente e abbracci tutti con trasporto, che sai dire “ti voglio bene” anche solo alla fine di una telefonata, a te che diventi una ragazzina ogni giorno più bella,
a te, sì… proprio a te,
Buon undicesimo compleanno, Pica!

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