Crescere

Martedì, dopo cinque intensi anni, il Monno ha varcato per l’ultima volta da studente il cancello della scuola elementare.
E’ stata una giornata intensa, come giusto che fosse: una giornata particolare a scuola, l’uscita tra gli applausi dei genitori, il discorso finale delle maestre, qualche regalino, le mille foto, un paio di lacrimucce che scappavano fuori e la voglia di correre, correre, correre perché fermarsi voleva dire che tutto sarebbe davvero finito e questo era l’unica cosa che faceva davvero paura… anche se solo un pochetto.

“Monno, andiamo a casa ora?”
“Sì, ok…. Hai invitato tutti? A casa nostra?”
“Sì Monno. Vengono tutti”
Per la prima volta in cinque anni, il Monno ha voluto i suoi compagni a casa e allora, aprendo ogni anfratto dal giardino alla mansarda, anche in questi tempi difficili, la classe si è trovata per un’oretta a casa Ovetti per proseguire il lungo commiato.

“Monno”
“Sì?”
“Ti è piaciuta la giornata?”
“Sì”
“Sei triste?”
“Sono felice e triste insieme; mi è piaciuto avere qui tutti i miei compagni”
“Ok… senti… ti piacerebbe scrivere due righe su questi cinque anni. Così, quello che ti viene in mente.”
“Ok. Domani lo faccio”
“Ok… buona notte Monno, ora riposati.”

Care maestre,
mi ricordo ancora il primo giorno di scuola, ero felice ma non ansioso, era come se mi avessero tolto dal mondo in cui da bimbo ero diventato bambino e mi avessero messo nel mondo in cui da bambino sarei diventato ragazzino.
Non so esattamente come mi aspettavo questa scuola, però avevo sentito parlare mia sorella maggiore che mi raccontava la sua esperienza minuto per minuto, ma ero certo (e lo sono ancora dopo cinque anni) che questa nuova esperienza, che poi sarebbe diventata la normalità, era diversa: credo che tutti abbiamo provato l’eccitazione di iniziare un cammino nuovo.
Ho imparato che tutti siamo “diversi ma uguali” e va bene così, anzi è giusto! Ognuno ha le sue idee, le proprie passioni, ma in fondo abbiamo tutti due occhi e una bocca per ripetere ed imparare ed un cuore per provare rabbia, paura, felicità…
Ho anche capito la forza dell’amicizia perché ridere, giocare, scherzare insieme è unico e bellissimo e siamo “tutti per uno e uno per tutti”.
Dal primo giorno di scuola sono cambiato, non solo come aspetto fisico o per le mie capacità di scrivere un tema o calcolare l’area del quadrato, ma anche dentro, come pensiero; e questo grazie a voi.
Mi avete insegnato tanto, grazie.
Sono arrivato qui dopo aver scalato la collinetta dell’asilo; in questi cinque anni ho scalato, a volte a fatica, ma con il supporto degli amici fuori e dentro la classe, l’intero monte bianco.
Adesso è finita anche questa salita, si vede il panorama ed è incredibile, ma non si può restare qui perennemente.
Ora ci godiamo il panorama ma tra poco, lo sappiamo, dovremo iniziare un’altra salita con nuovi compagni di viaggio.
La prossima sarà una scalata più dura, intensa e faticosa: addirittura quella del K2.
E poi, finita anche quella, ce ne saranno altre ma alla fine, dopo tanto allenamento, riusciremo a salire l’Everest e ripenseremo a tutte le vette che avremo scalato: è un continuo percorso di crescita, grazie di avermi accompagnato fin qui.

Il Monno

This Post Has 2 Comments

  1. Ma quanti anni ha?!?!?!?! Alla faccia dell’undicenne!!!! Dai la lettera l’ha scritta la sorella o voi ammettetelo!!!!

  2. Non ricordo me stessa a undici anni, ma una lettera alla maestra come questa del Monno…neanche per l’anticamera del cervello! Complimenti a lui e a chi l’ha cresciuto fin’ora.
    Mafi

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