Il battesimo dell’Ovetta: un’epopea familiare #2

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L’entrata in Chiesa vede i 3 bambini comportarsi diversamente: l’Ovetta un po’ impaurita dall’enorme mosaico che le si para davanti; il primo padrino gongolante e trionfante in preda ad euforia per la parte da protagonista veste una camicia arancione accompagnato da un bel vestito appena tolto dalla naftalina; il secondo padrino in preda a nervosismo per la parte da protagonista, intento a cercare di spegnere il cellulare e a cercare (ma non a spegnere) la fidanzata persa pocanzi; anchegli comunque bello come il sole dentro il suo vestito-cerimonia-riunioni d’ufficio. Ovviamente io e mamma Ova li guardiamo tutti e tre benevolmente.

Ci sediamo sulla prima panca. L’Ovetta cerca di farsi aiutare da un padrino per togliersi il vestitino arrotolato tutt’intorno, lui, già entrato nella sacra parte, mi redarguisce, facendomi notare che la piccola lo sta distraendo; nel frattempo il secondo padrino estrae una micro-camera-giapponese per immortalare il momento “sai, per facebook!” proprio mentre il sacerdote comincia la funzione.

Grazie a Dio, è proprio il caso di dirlo, la cerimonia ha inizio.
Vari momenti si susseguono senza soluzione di continuità: la frignetta, i sorrisoni, la chiacchera sottovoce, la noia, gli urletti, insomma ne facciamo di tutto un po’ salvo prestare molta attenzione quando quel signore vestito di bianco ci si avvicina per un gesto che, lo capisce anche l’Ovetta, deve essere importante.
Verso la fine poi ci regala una stola bianca che in meno di un secondo l’Ovetta inizia a ciucciare incessantemente con grande soddisfazione; poco prima della fine poi, quando mamma e papà si alzano per la comunione, l’Ovetta viene affidata ai 2 padrini che, forti della loro esperienza, hanno immediatamente una parola di conforto per la piccola: “Tornano subito, non piangere, ti prego non piangere, tornano subito” Brevi ma diretti!

Di cosa stia succendendo dietro nulla è dato sapere, pare comunque che nessuno si sia accorto di niente.

All’uscita giusto il tempo per i classici saluti dato che si sta facendo un pò tardi, quattro foto (chissà se le vedremo mai) e via verso la merenda che comunque, anche se abbiamo dotato tutti di piantina per non perdersi,necessita di almeno una mezzoretta di strada.

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