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Fantasmino

Ieri notte, casa Ovetti, ore 01.00 – tutti dormono beati…

Ore 01,01
“UEEEEE”


“Mpf… che ora è?”
“UEEEEE”
“E’ già ora di alzarsi?”
“UEEEEE”
“E’ l’una,… dovrebbe essere Pica… vediamo se smette…”
“UEEEEEEEEEEEEEEEE !!!!!!!”
“Direi di no, aspetta vado io (che sono il maschio alfa di casa e so risolvere situazioni irrisolvibili).”

“UEEEEE”
“Pica che succede?”
“UEEEEE”
(seguono 10 minuti di inutile tentativi dolcissimi in cui papà Ovo ha cercato di calmare la piccola.)


“Ok, ci penso io adesso (che sono mamma e riesco laddove tu, o stolto maschio, non potrai mai arrivare).”

“UEEEEE”
“Pica, su, non ti preoccupare adesso c’è qua mamma”
“UEEEEE”
(seguono 10 minuti di inutile tentativi dolcissimi in cui mamma Ova ha cercato di calmare la piccola.)

Assodato che:
1) la piccola non aveva mal di pancia, mal di orecchie, mal di gola, mal di piedi o affini o almeno così agli assonnati genitori pareva;
2) non aveva febbre, irritazioni varie o chicchessia;
3) non aveva mangiato a cena nè un chilo di strutto e nemmeno un’intera sant’Honoré;
4) si era addormentata felice e gioiosa e nulla lasciava presagire all’incubo notturno successivo;
5) non rispondeva a nessun quesito “vuoi bere?” “hai caldo?” “vuoi la coniglietta?”le si ponesse;
Mamma Ova e papà Ovo hanno dedotto, con notevole arguzia trattandosi dell’una di notte, che la cucciola fosse addormentata e preda di una sorta di “sonnambulismo”.

Tutto ciò assodato onde terminare gli “UEEEEE” i sempre meno lucidi genitori si sono alternarti con varie tecniche, dalle canzoncine per la nanna alle carezze sulla schiena, dal tono serio a quello dolce, dal bicchiere d’acqua al “andiamo a fare la pipì”.

Poi, anche per cercare di far dormire i fratellini, Pica è stata trasferita sul divano dove ha continuato a esternare i suoi “UEEEEE” teneramente abbracciata alla sua mamma stravaccata sul divano mentre papà Ovo cercava un oggetto estraneo nel lettino (vuoi mai sapere che nel buio ci sia scappato un boa constrictor nel lettino e la piccola voleva informarci di non poter dormire con codesta compagnia?)
Infine, d’improvviso, la cucciola ha urlato il suo ultimo “UEEEEE”; poi ha guardato sua mamma come se fosse la prima volta che la vedeva e ha chiaramente scandito le seguenti parole: “Io vado a dormire”.
Si è girata in direzione cameretta, ha chiesto aiuto a suo papà affinchè la calasse nel lettino e…. si è addormentata.
Alle 2,47 la pace è tornata a regnare in casa.

Questa mattina Pica si è svegliata allegramente alle 10 e mezza mentre gli augusti genitori vagavano come zombi per casa già da tre ore consci del fatto che:

1)        non sono più abituati a certe nottate e soprattutto…
2)        Pica, dormi serena!!!

 

P.S.: A seguito del post della scorsa settimana e stante la Juventus qualificata per la finale di Champions, il Monno ci ha tenuto ad informarsi se per caso anche “Berlino” fosse in Piemonte (magari ci poteva scappare un’altra partita allo stadio). Ricevuto parere negativo ha quindi convenuto che la Juventus giocasse la finale in trasferta e che di conseguenza fosse svantaggiata: “che sfortuna papà!”

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Sogni d’oro

Una serata qualsiasi a casa Ovetti, poco prima delle 21….

“Buona nanna bimbi; ci vediamo domattina. Ciao ciao” dice mamma Ova o papà Ovo di turno uscendo dalla stanza dove ha appena messo i tre cuccioli ognuno nel loro lettino, dopo aver acceso una musica dolce di sottofondo che concilia il sonno, e aver baciato ognuno di loro.
“Buona nanna” rispondono i tre bimbi in coretto all’unisono.

Poi… ognun per sè.

L’Ovetta
Nella stragrande maggioranza dei casi, l’Ovetta si gira a pancia in giù e, infischiandosene totalmente di quanto le succede intorno, si addormenta in un battibaleno.
Solo raramente, mentre il genitore sta arrivando al divano in sala, decide, piangendo, di richiamare il genitore in questione informandolo che, in tutto questo lasso di tempo (un’eternità per l’Ovetta, circa 20 secondi per il genitore), lei era già riuscita a: 1) addormentarsi, 2) sognare un brutto sogno, anzi bruttissimo 3) svegliarsi di soprassalto e, quindi 4) chiamare disperatamente il genitore per una coccola supplementare. Poi comunque si gira dall’altra parte e dorme infischiandosene del problema che si presenterà di lì ad una ventina di minuti (si veda più in là).

Il Monno
Appena l’augusto genitore lascia la stanza, il Monno intraprende una personalissima guerra con le coperte. La battaglia, furibonda, avviene in totale silenzio e vede il nostro eroe avvinghiarsi alle coperte e rotolare in ogni dove. Quasi sempre vince il nostro eroe… ma in diversa maniera. A volte le coperte finiscono completamente stropicciate sotto di lui, altre volte rimangono nella parte bassa del letto. Purtroppo a volte vincono le coperte e allora il letto sembra intonso… e infatti il Monno finisce a dormire seduto sulla sedia lì vicino (non ci si capacita di come ci sia finito!) oppure sulla scaletta che porta al letto dell’Ovetta posto sopra il suo (anche lì non si capisce cosa sia successo). Molto spesso il cucciolo riesce a rimanere vestito durante la battaglia… ma non sempre. Raramente finisce in un pareggio con le coperte sul lato destro e il cucciolo pericolosamente sul bordo sinistro… a volte troppo sul bordo e nottetempo un “BONG!” risuona per la casa… ma il cucciolo senza svegliarsi si rialza e si ributta a dormire senza problemi. Comunque vada la battaglia deve finire entro una ventina di minuti, altrimenti son problemi (si veda più in là).

Pica
Nel momento in cui mamma o papà Ovo abbandonano la stanza, per Pica comincia una routine consolidata, precisa nelle tempistiche e, (lei non si capacità del perché) apparentemente non apprezzata dal resto della famiglia: comincia infatti a cantare.
E, si badi, non di canto sommesso si tratta, nossignore! Ma di un bel canto ad un buon volume. Ed ecco allora inanellare tutte le sue Hit preferite: la bella lavanderina, girogirotondo, la pappa con il pomodoro, la vecchia fattoria etcc…etcc…
Il tutto per circa una decina di minuti.
Poi, decide che ha cantato abbastanza e passa a rimarcare i fondamentali della sua esistenza (sempre a voce alta ovviamente); eccola quindi chiaccherare tra sè e sè: “MIA MAMMA, MIO PAPÁ, IO BELLA, BELLA, MONNO BELLO, OVETTA BELLA, MIA MAMMA, NONNO NONNO, MIO PAPÁ, LALALALALALA, NONNA NONNA, FATTO TA’ (“Tà” sta per “psicomotricità”… come avete sicuramente capito di già; ndr), FATTO BELLO, MIA MAMMA, MIO PAPÁ”
Il tutto per un’altra decina di minuti.

Il minuto ventesimo (o giù di lì)
A questo punto Pica, stanca di sentirsi sola, cerca di coinvolgere i fratelli.
Prima chiama l’Ovetta… ma immancabilmente non ottiene risposta visto che, non si sa bene come, ma l’Ovetta è riuscita ad addormentarsi in mezzo a tutto il baccano fatto dalla sorella minore.
Poi passa a chiamare il fratello e qui ci possono essere due possibilità:
1)        Il Monno non risponde in quanto la sua guerra con le coperte è già terminata; a Pica non rimane altro che addormentarsi.
2)        Il Monno, dopo essersi sorbito tutte le canzoncine, dopo aver pazientato per tutti i discorsi sconclusionati e dopo infine essersi sentito chiamare in causa, decide, …sottovoce, … piano piano, … di far sentire (blandamente) le sue ragioni: “Pica, voglio dormire, non chiamarmi più”.
Giammai! Pica balza in piedi nel suo lettino e, dito puntato contro il fratello che ha avuto l’ardire di risponderle a tono (???) parte con un pistolotto enciclopedico: “EH NO MONNO ! ADESSO NANNA !! TU ZITTO !!! NO MONNO NO! NO! E NO! MONNO NANNA ! EH! TADDI! EH NO MONNO NANNA NANNA !! EH !” Il tutto proseguirebbe all’infinito con la duenne che redarguisce aspramente il povero quattrenne fintanto che un genitore non decide di intervenire più che altro per salvare il povero Monno e spiegare a Pica che, forse, qualche ragione suo fratello ce l’ha pure e staccare la dolce musichetta che, abbiam capito, serve davvero ad addormentare l’Ovetta ed il Monno, ma tiene anche sveglia Pica.

Dopo dieci minuti, immancabilmente, riecheggia un concerto a tre voci russanti. Buoni sogni

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Piano B

Qualche volta è successo… ma eravamo preparati ed organizzati; questa volta no.

Quando nell’aria di casa Ovetti c’è sentore di gastroenterite (parolone altisonante il cui significato richiama alla memoria vomitini di qua e di là, cuccioli prostrati e piangiolenti, mega ricambi di lenzuola impiastricciate in modo inenarrabile) alla sera, prima di andare a letto avvengono le seguenti procedure in caso si debba attuare il piano B.
1) trasferimento del tappetone (enorme tappeto basso disclocato in pianta stabile in cameretta che funge da base per i giochi ormai dal lontano 2008) in salone;
2) trasferimento del piumone di riserva dall’angusta controsoffittatura al salone di cui sopra;
3) tappezzamento del pavimento intorno al letto con asciugamani vari in modo da poter “tamponare” in regime di massima emergenza.
(Pregasi notare che nè il tappetone  e nemmeno il piumone sarebbero raggiungibili in piena notte… almeno a non voler svegliare gli Ovetti dormienti; il che, come sa bene chi ha Ovetti per casa, è assimilabile ad un suicidio collettivo).
In questo modo il salone di fatto viene trasformato in una specie di hangar dove risulta stipato tutto l’equipaggiamento necessario al piano “B”; e poi, nel bel mezzo della notte, di solito avviene il patatrack.
“MAMMA !!! PAPA !!! STO GOMITANDO !!!”
E via con la prima scapicollata giù per le scale…. Con il primo cambio lenzuola… con il tranquillizzare il cucciolo… fino a tornare tutti a nanna…
Poi, di solito una mezz’oretta dopo…
“MAMMA !!! PAPA !!! STO GOMITANDO !!!”
E via con la seconda scapicollata giù per le scale…. A cui segue il secondo cambio lenzuola… e quindi… scatta il piano B.
Mentre mamma Ova si porta il cucciolo nel lettone (e di solito si becca la terza GOMITATA prima finalmente di riuscire a dormire), papà Ovo stende il tappetone, si mettesopra il piumone, e si riaddormenta, magari non comodissimo ma… niente male.

Ecco, di solito va così, e di solito a star male è l’Ovetta.
Di solito.
Ma martedì scorso, alla sera, non c’era sentore di tutto questo ed il patatrack, nel bel mezzo della notte, l’ha portato il Monno.

Dopo la prima GOMITATA, e dopo la seconda GOMITATA è scattato il piano B.
Solo che nè il tappetone e neppure il piumone erano disponibili.
Il maschio alfa di casa Ovetti non ha battuto ciglio e, buttatosi addosso una copertina si è steso sul divano per il resto della notte.
All’alba, quando prima ha cercato di far tornare il sangue in circolazione e quando poi ha cercato di uscire dalla buca in mezzo al divano, quando ha cominciato a sentire male ovunque e quando infine è riuscito ad aprire un occhio e capire che nessun tir l’aveva travolto (eppure sembrava proprio di sì); ecco allora ha realizzato che il tempo di dormire su un divano ikea più corto di lui e vecchio di 12 anni è definitivamente ed ineludibilmente tramontato.
Poi, mentre ancora cercava di capire se il viaggio programmato per quella mattina fino a Pescara sarebbe stato alla sua portata, ha fatto ingresso in cucina mamma Ova, pardon… quello che rimaneva di mamma Ova.
Da dietro due occhiaie da tossicodipendente in astinenza ha scandito la seguente sequenza:

ore 3.01 Il Monno pianta la testa tra le costole di sua madre.
ore 3.10 Il Monno si alza diritto e dice “mi fa male il pancino”  e dà il via al terzo esorcismo.
ore 3.25 Il Monno cambia posizione e allarga le braccia centrando in pieno sua madre.
ore 3.34 Il Monno decide di mettersi a cantare (dormendo ovviamente).
ore 3.45 Il Monno ricambia posizione e infila i piedi nel costato della madre.
ore 3.57 Il Monno si siede improvvisamente sul letto.. la madre si allarma e scatta in piedi “tutto bene????”, lui si piega a libro e si risdraia dopo un carpiato di 180° che l’ha portato ad avere la testa al posto dei piedi e viceversa (sempre senza svegliarsi).
ore 4.09 Il Monno decide che ha caldo e si scopre completamente (…non geniale visto che hai appena vomitato).
ore 4.13 Il Monno chiede, dal profondo del suo sonno, “ma dove fazzamo l’inglese questa settimana?”
ore 4.32….ore 4.41…. e così via fino alle 7.30 quando per la disperazione decide di porre fine al supplizio svegliandolo.

Mercoledì mattina.. casa Ovetti… colazione.
“Ovetta, hai dormito bene?”
“Eh… non tanto; mi sono svegliata quando il Monno è stato male.”
“Già, capisco.”
“E tu papà?”
“Eh… non tanto nemmeno io… il divano non è per niente comodo sai.”
“E tu mamma?”
“Eh… non tanto nemmeno io tesoro… sai non è facile dormire di sopra con  tuo fratello.”
“Ehi tu, Monno? Hai dormito bene?”
“Sì, abbastansa bene. Grassie. Posso avere ancora un po’ di lattozzo?”

Ci sono momenti in cui piangere è consentito.

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