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Corona uscita

Giovedì pomeriggio, dopo oltre 70 giorni di reclusione, papà Ovo ha radunato la truppa minorenne e ha ordinato un perentorio: “Attenzione! Preparatevi ad uscire!”
Gli Ovetti, a cui in queste ultime 1680 ore non era stato permesso di varcare la soglia del cancello, sono stati presi da un attimo di incredulità.
Poi, con un misto di eccitazione e preoccupazione, i tre nanetti hanno fatto una pipì di sicurezza, stante la meta molto distante, è seguita una seconda pipì del Monno (“papà… magari poi…. No sai…. Mi faccio prendere dall’emozione…”), si sono messi le scarpe (con l’Ovetta che ha subito sentito male al piede perché “queste scarpe non le metto da una vita”) ed infine si sono presentati davanti alla porta dove mamma Ova aveva il compito di far indossare la mascherina.

Qui, i nostri eroi hanno risposto in maniera differente:

l’Ovetta ha messo la mascherina e in meno di tre decimi di secondo si è vista appannare completamente gli occhiali. E’ quindi seguita una fase convulsa di mettietoglilamascherina per cercare un giusto equilibrio tra la sicurezza e l’effetto macchina a novembre sotto un diluvio quando ti si appannano i vetri e proprio non c’è verso di vedere fuori qualche cosa.
Alla fine è uscita in totale sicurezza… ma senza vedere dove andava.

Il Monno ha indossato la sua mascherina senza colpo ferire; poi mentre sua madre spiegava le regole di comportamento specificando di evitare di toccare qualsiasi cosa, lui si stava già ciucciando la mascherina dall’interno, la tirava con la mano sinistra verso la guanciotta mentre con la mano destra cercava di grattarsi dentro il naso.
Alla fine è uscito un po’ teso non tanto per la mascherina, quanto perché conscio che controllare i movimenti delle sue mani non sia opera facilissima.

Pica ha indossato la sua Pica-mascherina con la leggerezza di una modella, ha iniziato a rimproverare i suoi fratelli per qualsiasi cosa facessero e non si è più ammutolita fino al rientro. 
Segno che la mascherina non riduce in alcun modo la sua vena “principesca”.

La truppa è quindi uscita, ha varcato il famigerato cancelletto con un grande applauso spontaneo, ha girato a destra, ha percorso circa trecento metri e ha suonato al citofono del dentista rientrando in casa una mezzoretta dopo. Parafrasando Amstrong: “Una piccola passeggiata per noi, un grande balzo per gli Ovetti!”

Ma due giorni dopo gli Ovetti si sono ripetuti questa volta al completo.
Dopo una procedura di vestizione molto simile, l’intera famiglia Ovetti ha messo il classico “becco fuori di casa” per un giro tra le vie (periferiche) di Ovetti-town: una 3,5 km che li ha portati in un peregrinare di luoghi fino a pochi mesi fa di comunissimo uso comune: la scuola del Monno e di Pica, il campo dell’atletica, la scuola dell’Ovetta, la casa dei nonni.

L’Ovetta, forse per la prima volta, ha cominciato a pensare come potrebbe essere il suo prossimo settembre: tra rumors di teledidattica e scuola a metà, a lei giustamente premerebbe tornare a vedere le amiche, ad andare in bicicletta all’alba con la mega cartella, a tornare chiacchierando all’infinito.

Il Monno che, comunque, ha già trovato nella chiusura della scuola un’ottima notizia stante anche la chiusura della mensa che gli permette di mangiare ! (“Mamma quello che mi danno in mensa…. È poco!!!”), ha guardato un po’ melanconico il suo campo di atletica e realizzato che no, questa estate niente feste di primavera, estate, ecc…

Pica, per l’occasione, ha deciso di mettersi i suoi occhiali da sole e di portarsi la macchina fotografica; poi è partita di gran carriera ma è arrivata a casa distrutta: 70 giorni di blocco hanno sfiancato la cucciola!

In compenso tutti hanno ridato un’occhiata alle vie della propria piccola cittadina, tra musiche alla finestra, sdraio sui terrazzi a prendere il sole, un parrucchiere improvvisato sul balcone, il primo sole che brucia la pelle e quel senso di estate che si avvicina… che meraviglia!

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Corona Pasqua

L’Ovo Pasqua è appena giunta al termine e, essendo chiaramente una Pasqua completamente atipica, era stata ampiamente organizzata, onde evitare scoramenti e buchi di programmi che avrebbero potuto sfociare in rilassatezza e distensione sul divano per mamma e papà (il che non sarebbe stato male) ma anche in feroci discussioni su quale gioco sarebbe meglio fare da parte dei tre nanetti (simil-isterici dopo 7 settimane di clausura).

Ore 8.30
Una musica dolce risuona in tutta casa.
Mentre mamma Ova decide di proseguire un pochino, solo un pochino, la nanna, papà si alza e si gode una casa silenziosa colazionando e leggendosi il giornale soave e beato.

Ore 9.30
Tutti gli Ovetti sono già ampiamente svegli e pimpanti e sfamati da abbondante colazione. Pica comincia a chiedere, prima gentilmente e poi con velata insistenza, l’uovo di cioccolato.
Papà Ovo già stremato dal martellare continuo della cucciola gli abbozza un “sarà in lavastoviglie”… la cucciola ci pensa e poi decide che comunque non si deve lasciare intentato nulla e controlla pure lì.

Ore 10,30
Scatta la caccia al tesoro in giardino: 20 miniovetti sparsi in ogni dove.
Pica viene leggermente aiutata a trovarli, l’Ovetta se la cava egregiamente, il Monno contesta gli aiuti alla supercucciola non potendo, egli, accettare di perdere nemmeno per scherzo.

Ore 11,30
Dopo aver contattato gli Ucas in videochiamata e aver ascoltato l’angelus del Papa, Pica ricomincia a martellare con le uova di Pasqua. Gli Ovo genitori cedono ma solo a rivelare la presenza delle tre uova, rimane vietato aprirne il contenuto fino al pomeriggio; in compenso l’Ovetta riesce ad organizzare una partita al gioco in scatola del momento che si protrae un po’ po’ troppo ma tant’è… era appassionante.

Ore 12,30
Mentre la partita prosegue, seconda videochiamata agli Ucas ognuno davanti al proprio lauto pranzo pasquale: da noi invece si continua a guerreggiare con il gioco in scatola…

Ore 13,30
Finalmente pappa!
E quest’anno stante le Ucas chiuse ognuna nel loro regno, ai pargoli era stata lasciata mano libera sul menù che consisteva in un’unica grande portata per la gioia di tutte e tre: LASAGNE ! 
In duplice versione al ragù e al prosciutto e piselli; ma comunque tante, ottime e abbondanti.
Seguite da torta margherita con crema al cioccolato in mezzo e ricoperta di cioccolato fuso per la gioia di tutti ma sopratutto dell’Ovetta.

Ore 14,30
Papà Ovo cerca di sonnecchiare sul divano ma viene prontamente riportato all’ordine per un minitorneo di calcetto…

Ore 15,30
… che viene seguito da un mini torneo di volano…

Ore 16,30 
… che viene seguito dalla merenda a base delle famigerate uova di cioccolato (solo per i nanetti che i vecchi non hanno avuto il coraggio) prima di doppia sfida alla wii con l’accoppiata Mario Kart – Just dance con trionfo meritatissimo di Pica.

Ore 17,30
Mentre gli augusti cominciano a barcollare i nanetti calano l’asso e richiedono una partita ad un altro gioco da tavolo… i vetusti biascicano un no che non viene nemmeno preso in considerazione.

Ore 18,30
La messa! Ancora di salvataggio morale e, almeno in questo caso, anche fisico. I vecchi riescono a ricomporsi e a non sbandare clamorosamente.

Ore 19,30
All’Ovetta sovviene che ha ancora un pochetto di fame; il Monno ha sempre fame, Pica non può rimanere indietro. Le lasagne, o ciò che resta di esse, non ha scampo.

Ore 20,30
Dopo attenta negoziazione tra le parti, la famiglia si ritrova riunita dinnanzi al moderno focolare per vedere una serie di “corti” della pixar: al momento sono accettati da Pica, molto ben visti dal Monno e addirittura tollerati dall’Ovetta che, a volte, si diverte pure!

Ore 21,30
E alla fine, dopo 13 ore ininterrotte, 3 videochiamate agli Ucas, 1 allo zio A, un paio ad amici, 2 teglie di lasagne, mezza torta al bi-cioccolato, 6 giochi, 3 uova di Pasqua, 5 cortometraggi e chi più ne ha più ne metta… gli Ovetti sono andati a nanna.
Mamma e papà Ovo si sono ritrovati stesi sul divano… contenti… in questa corona-Pasqua un po’ così, ma nella quale riponiamo, come tutti, molte speranze, in cui i progetti di cammino si sono fermati sulla porta, ma che ci fanno comunque sognare in grande, in cui le distanze sono evidenti, ma non lo è  la lontananza, in cui la vicinanza manca ma non la prossimità. Buona pasqua a tutti!    

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Sam

L’anno scorso il Monno e l’Ovetta, dopo le fatiche dovute a 3 settimane di oratorio (leggasi anche come “corso di sopravvivenza”) si erano dati ad una doppia settimana di corso in lingua inglese tenuto da ragazzi madrelingua (e totalmente ignari della lingua Dantesca) che per l’occasione sbarcavano sul suolo italico.

Il corso, dopo le prime giornate vissute con riluttanza e timore, era stato ritenuto un successone e tra l’altro ci eravamo accorti che i detti ragazzotti (o “tutors”, of course) erano stati ospitati per l’occasione da alcune famiglie locali.

Così, mamma e papà Ovo si erano detti… “perché no?”

Alcuni mesi fa, all’atto della nuova iscrizione al corso, i vetusti avevano quindi sottoposto la possibilità ai cuccioli.
Il Monno aveva chiesto: “ma sarà sicuramente femmina?”… “non lo sappiamo Monno”
L’Ovetta aveva chiesto: “ma dormirà qui da noi per due settimane?”…”solo se lo vogliamo noi”
Pica aveva argomentato: “ma io non capisco, come faccio a chiedergli le cose?”… “imparerai, Pica”
Poi era stata presa una decisione collegiale… “perché no?”

Due sabati fa i tre cuccioli e papà ovo, insieme ad un’altra famiglia, si sono diretti al punto prestabilito per il randez-vous con i tutors: il McDonalds fuori paese.
E li abbiamo conosciuto Sam, che è poi rimasto con noi fino a ieri.

Quello che abbiamo capito di un ragazzo inglese di 21 anni in 14 giorni:
1)        che si è presentato come un runner… ma poi ha optato per il divano tutto il tempo
2)        che aveva il l’obiettivo di leggere 50 pagine al giorno dell’Ulisse  di Joyce ma non si perdeva una puntata di Temptation Island
3)        che più passava il tempo e più il suo coro “it’s coming back home” saliva di tono… e sappiamo tutti com’è andata finire
4)        che puoi anche esser vegetariano ma a quell’età è importante anche la “quantità” di cibo
5)        che caffè e biscotti (italiani) sono il massimo dei massimi a tutte le ore

ma seriamente abbiamo anche capito:
6)        che l’Ovetta lo scrutava, ci veniva a chiedere come si dicevano alcune parole in inglese e poi, di sua spontanea volontà (incredibilmente!), ci si approcciava mettendosi in gioco.
7)        che il Monno ha trovato un fratellone grande con cui giocare a pallone in giardino (e questo è impagabile) e anche questo è un modo per parlare inglese … perché non è facile spiegare che “non è gol perché mi hai fatto fallo e adesso devo tirare io un rigore e se lo faccio la partita è finita e io ho vinto”… spiegaglielo tu!
8)        che Pica gli girava intorno in continuazione parlandogli solo in Italiano ma, incredibilmente, capendo tutto di quello che Sam rispondeva e alla fine poteva anche permettersi di ridere e scherzarci insieme in un misto Italo-Inglese noto solo a loro.
9)        che i bimbi si sono abituati in un attimo ad averlo intorno, e se non lo vedevano in giro, erano preoccupati (“bimbi… ha vent’anni…. Direi che può andare dove vuole lui, eh?”… “davvero?”)            
10)      che è stato una bellissima esperienza, che sicuramente ripeteremo, che non avremmo mai immaginato che Pica lo prendesse così bene tanto da canticchiare le canzoncine in inglese (ovviamente da sola e senza sser sentita ma questa è un’altra questione)… ma comunque mamma e papà Ovo non sono ancora pronti all’esplosione che avviene nella cameretta di un ragazzo di vent’anni … per questo dobbiamo ancora lavorarci un pochino…

Thanks Sam!
If you will be back in Italy… you know where we are!

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