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Visioni

Sabato sera, in salone, tutti insieme…

 

“Papà oggi sono andata in comune a parlare con il Sindaco!”
“E’ vero! Mi ero dimenticato! Come è andata?”
“Papà, ho finito la letterina per Babbo Natale ma ho un dubbio”
“Dimmi Monno”
“Adesso metto tutte le statuine qua e poi le sposto di là”
“Pica aspetta… veramente quelle sono le statuine del presepe e dovrebbero stare ferme”
“Benisssimo! Abbiamo visto tutte le sale del municipio, la sala dove si incontrano i consiglieri e anche quella dove si va a litigare e alla fine anche l’ufficio del Sindaco”
“Ma Babbo Natale sa dove abitiamo? Perché forse dobbiamo dirglielo!”
“In che senso “si va a litigare?”… Pica lascia stare le statuine! Perché sono tutte nell’angolino?”
“Potrei scriverglielo! Gli dico: caro Babbo quest’anno ci siamo trasferiti; se vuoi quando vieni a portare i regali puoi anche fare il giro della casa!”
“Se il consiglio comunale non si mette d’accordo allora il Sindaco chiama quelli che non si mettono d’accordo vanno in una saletta più piccola, litigano fino a quando non sono d’accordo e poi escono. Però l’ufficio del sindaco è grande più della nostra cucina e gli abbiamo fatto le domande.”
“Perché stanno decidendo quando partire.”
“Partire? Per dove, Pica? Ehmmm…. Buona idea Monno; magari Babbo si fa un giro per casa; ma l’hai finita la lettera?”
“Devono decidere quando partire per andare a trovare Gesù Bambino! Non vedi che non c’è la statuina di Gesù Bambino? Ecco io adesso le sposto di lì e poi di là”
“E tu… dunque Ovetta: che domande avete fatto al sindaco?”
“Ho chiesto tutto a Babbo e ho scritto anche cosa vogliono Pica e Ovetta, così abbiamo fatto una lettera sola.”
“Gli abbiamo chiesto un paio di cose ma per fortuna non ero io perché sarei diventata rossa come un peperone… ma lui ha detto di no.”
“Aspetta… non ho capito. Il sindaco ha detto no a tutte le domande che avete fatto??? Ehi, Pica lascia stare le statuine!!! Bravo Monno… adesso dammi la letterina che la spedisco.”
“OK. Eccola, adesso possiamo pensare al 27.”
“…?…?…?”
“Mamma, sai che preferisco la tua macchina a quella del papà? La tua mangia i piselli.”
“E’ vero! Abbiamo chiesto un sacco di cose ma lui ha detto che non si può proprio. Però ci ha promesso una cosa.”
“La macchina della mamma mangia i piselli??? Lascia stare le statuine!! Ovetta, e cosa vi ha promesso il sindaco? Monno: in che senso pensiamo al 27? Io avrei un’agenda un filo piena di impegni fino al 24…. Vorrei evitare di cominciare a pensare agli impegni post-Natalizi”
“La macchina della mamma quando andiamo dal benzinaio prende la cannuccia verde… mangia i piselli.”
“Papà! Me lo avevi promesso!”
“Calma Monno… non mi ricordo davvero. Cosa ti ho promesso? Pica: lascia stare le statuine!! Ah! “E la macchina di papà che prende la cannuccia nera cosa mangerebbe?”
“Il sindaco ha detto che entro i prossimi due anni cambierà le bandiere a tutte le scuole”
“Mmm…. Le more”
“Non ti ricordi che hai detto che saremmo andati a sciare insieme allo zio A.?”
“Ho capito Pica… la macchina della mamma mangia i piselli e la mia le more, divert… LASCIA STARE LE STATUINE !!!
“Monno ma davvero te lo avevo promesso? Comunque sì,.. credo si possa fare. Ovetta… ma le bandiere????”
“Si. Il sindaco cambierà tutte le bandiere di tutte le scuole!”
“Ah! Vabbè! Se lo dice lui, Ovetta”
“O forse me lo aveva promesso lo zio che saremmo andati a sciare? E comunque aveva detto che saresti venuto anche tu.”
“Ah! Ho capito Monno.”
“Da grande voglio avere 4 bambini”
“Ah!… va bene, emm….torna a giocare con le statuine Pica”

Credo che andrò a prendermi un’aspirina, mi è venuto un leggero mal di testa…

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Per la precisione

Mercoledì mattina… papà Ovo a colazione coi tre Ovetti…

“Papà, ma io a che ora sono nato?”
“Un po’ prima delle nove del mattino, Monno”
“Mmm…. Un po’ prima quanto?”
“Più o meno alle 8,40”
“Papà, ma oggi non andiamo dalla dottoressa, vero?”
“Certo Pica. Ti ricordi? Papà ti porta dalla dottoressa oggi pomeriggio, non ti ricordi? Così gli facciamo vedere i puntini sulla spalla.”
“Ma la mamma ha detto che non andavamo dalla dottoressa…. Dovevamo andare dalla dermatotologola”
“Papà oggi andiamo dalla Nonna-Ter?”
“Sì Ovetta, oggi andate dalla Nonna-ter. Contenta?”
“Ma davvero alle 8,40? Perché a me sembrava che erano più le 8,42 o forse le 8,43”
“Sì, sono contenta così andiamo in giardino che ci piace un sacco e poi finalmente a pranzo mangio davvero… che in oratorio mangio sempre pasta in bianco”
“Io dalla dottoressa non ci vado! Ecco! Io vado dalla dermatotologola, ecco!”
“Ah! Mangi davvero sempre pasta in bianco? Ma almeno è tanta?”
“Quindi non ho ancora sei anni perché siccome non sono le 8,43 e nemmeno le 8,42 allora non ero ancora nato e allora ho ancora cinque anni e siccome ho cinque anni sono ancora un bimbo che può andare alla scuola materna ma tra poco che sono le 8,43 o anche solo le 8,42 allora avrò davvero 6 anni e allora sarò un bimbo che può andare alle scuole elementari.”
“Monno… tranquillo…. Oggi non devi andare in nessuna scuola e tu Pica non ti preoccupare… ti porto solo dalla dermatologa… niente dottoressa; e tu Ovetta… beh… tu vai tranquilla così… mangia tutto quello che vuoi dalla nonna-ter.”

… arriva mamma Ova…
“Mamma tu mi sai dire se sono nato alle 8,42 o alle 8,43? Papà non lo sa ma è importante… io sono preciso, sai?”
“Mamma, non voio andare dalla dottoressa! Papà mi vuole portare dalla dottoressa! Io voio andare dalla dermatologola!!!”
“Mamma, papà ha detto che posso mangiare proprio tutto tutto dalla Nonna-ter. E’ vero?”

… mamma Ova ha guardato papà Ovo e in quello sguardo a papà ovo è parso di leggere la seguente frase: “Ma cosa è successo in questa cucina nel fugace svolgere di mezza colazione?”

Per la cronaca:
1) Il Monno è davvero nato alle 8,40 ma il cucciolo è rimasto della sua idea ed ha festeggiato, pugnetti al cielo, il suo sesto compleanno alle 8,42… forse 8,43.
2) Pica è stata accompagnata dalla dermatologa nel pomeriggio e, non trattandosi della dottoressa ma della dermatologa, è stata bravissima e ne è uscita con una pomata per la sua felicità (e con una prognosi di slittamento della vacanza al mare per la “non” felicità del resto della famiglia).
3) L’Ovetta ha l’ok incondizionato di mangiare sempre tutto quello che vuole… non che si sia mai tirata indietro, ma speriamo così di limitare la sua estrema forma filiforme.
4) Il boss è nella capitale. Papà Ovo ha scritto questo post in settimana e poi è partito alla volta di Roma… proprio quando al Monno ha cominciato a ballare il primo dentino, ma questa sarà un’altra storia…
5) Mamma Ova ha provveduto a organizzare un week-end di impegni piacevoli per gli Ovetti, comprensivo di amici under 7 con cui giocare, pranzo e giro nel negozio giallo-blu di mobili, giro di perlustrazione per guardare cartelle, zaini, diari e pennarelli, ricerca di ciabattine e costumi per gli ovetti, pedalata in serata in bicicletta per le vie dell’Ovetto Town. Tutte attività rilassanti… o anche no!

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Cosa ci siamo persi

Una sera qualsiasi di questa settimana.

Drinn drinn. La campanella militaresca, che da quasi tre anni indica a casa Ovetti che la cena (o il pranzo) è pronta, che bisogna correre in bagno, fare pipì e lavarsi le mani, è suonata. Pica si fionda in bagno nell’utopica speranza di arrivare prima, il Monno la tallona perché arrivare secondi non è accettabile nemmeno se si tratta di lavarsi le mani, l’Ovetta curiosa in cucina prima di avviarsi verso il bagno. In meno di tre minuti, gli Ovetti sono seduti attorno al tavolo della cucina e iniziano a mangiare.

“Ovetti, allora? Com’è andata oggi la giornata?”
“Bene.”
“E cosa avete fatto o vissuto di speciale da raccontare?”
“Io sono stata all’oratorio, oggi il Don ha detto che dovevamo aiutare i bimbi dell’oratorio della Siria.”
“L’Ovetto M al fiocco rosso non c’era perché era andato all’ospedale, si è rotto un braccio!”
“E io sono triste.”
“E come mai, Pica, sei triste?”
“Dov’è la Siria? È lontana come la Nuova Zelanda?”
“Al fiocco arancio è successa una cosa bruttissima”
“E’ bello che aiutiate i bimbi siriani, in Siria ora c’è la guerra.”
“O mamma, Pica! Cosa è successo?”
“Non c’è più il calendario!”
“E così abbiamo detto anche noi una preghiera.”
“Ma forse lo avranno tolto perché sono gli ultimi di scuola.”
“Non so come si è rotto il braccio, ma deve essere successo ieri mattina”
“Ma è bruttissimo, non c’è più il calendario”
“Ho visto il gesso, è piuttosto duro.”
“Lunedì giorno rosso, gioco con il gatto grosso…”
“Ho tanta fame, mamma. All’oratorio mangio sempre la pasta in bianco e io ho fame”
“Chissà se papà oggi a colazione in Nuova Zelanda mangia di nuovo le uova.”
“E in Siria si mangiano le uova o solo la pasta in bianco come noi?”
“Ma non ho firmato il gesso, solo le maestre.”
“Martedì giorno giallo…”
“E perché non hai firmato il gesso, Monno? Tu sai scrivere ed è bello per l’ovetto M avere la tua firma!”
“Io vorrei le uova di papà all’oratorio”.
“In Siria si mangia in modo diverso da noi, ma è una cucina buona.”
“Non c’è più il calendario, mamma, ti pare? vuoi sentire la filastrocca?”
“E lui vuole magari la mia pasta in bianco.”
“Allora domani provo a firmare il gesso. Ma gli faccio male?”
“Mercoledì giorno arancione, ruggisco come un leone.”
“Non gli fai male, è duro, non sente nulla. L’aveva anche una bimba della mia scuola. Era durissimo.”
“E si può mettere il gesso anche sulla gamba? o sulla pancia?”
“Mercoledì è il giorno più bello perché è arancione, lo dice anche l’ovetta A. che è una mia amica. Monno, tu conosci la mia amica A.?”
“Ti ricordi quando la mia maestra si è rotta il dito? Le avevano messo il gesso!”
“Chi conosce la mia amica R. che è già partita per il mare? Lei non lo sa che il calendario non c’è più.”
“Sulla pancia potevo scrivergli superman.”
“Poverina!”
“Chi?”
“La maestra?”
“No, l’ovetta R. che non lo sa.”
“Va beh, scriverò solo Monno, va bene?”
“E domani ci sarà ancora la pasta in bianco, quindi prendo il bis.”
“Sono poche lettere, non posso fargli male, no?”
“Lo dico io alla maestra V. che non c’è più il calendario e sono triste?”
“E la frutta c’è?”

Ecco cosa in realtà si è perso Papà Ovo.

Ed ecco cosa si sono persi Mamma Ova e gli ovetti…

(segue dalla scorsa settimana)

6. la fissa per la birra. E quando dico “fissa” sono gentile. Diciamo che finito di lavorare giustamente si fa una pausa … Con un paio di birre; poi si va a cena e qualsiasi cosa si prenda ce ne vogliono almeno un altro paio, infine ci si trova al pub per scambiarsi virili commenti sulla giornata appena trascorsa… e non vuoi fartene almeno altre due, meglio tre? Papà Ovo, come sempre in queste occasioni beve la prima e riesce a far durare la seconda per tutta la sera (tenendosi un arsura assassina in gola), ma a scapito di passare per una mezza calzetta… Senza quella panza che si trovano loro però.
7. Le loro vacanze. Beh, in due giorni di viaggio viaggio e viaggio, capita di affrontare argomenti di tutti i tipi incluso “dove andrai in vacanza?” Papá Ovo l’ha chiesto a due colleghi e un cliente, poi, causa un senso di nervosismo interno allo stesso ha smesso. Il primo aveva risposto: “quest’anno vacanze alla grande! Andiamo in Papua Nuova Guinea”. Il secondo ha risposto:”mah, non sappiamo, alla fine credo che faremo il solito giro alle Fiji”. Il terzo mi ha confidato:”sai, quest’anno abbiamo avuto spese, mi sa che faremo giusto un paio di settimane tra Melbourne e la costa ma niente di più.”….. Ecco, adesso sapete perché ho smesso di chiederlo.
8. Il rugby. Una religione, ma in fondo lo è anche il calcio da noi. In compenso guardare una partita degli All Black in un pub di Aukland ė davvero un’esperienza. Il sottoscritto ha imparato che ci sono i mondiali (lo sapevo), il 4 nazioni (lo sapevo anche questo), i test match (non lo sapevo, in pratica sono amichevoli ma se le chiami così si arrabbiano di brutto) e le tournée ( non lo sapevo, in pratica una squadra europea attraversa mezzo globo per venire fin qua e farsi tre partite nel giro di tre settimane…. Tanto per essere sicuri di prenderne tante, ma proprio tante… In questo momento c’è qui la Scozia), ah: dimenticavo: ci sono due Aka diverse, una ė per le grandi occasioni , e la declama non il capitano ma il Maori con piú carisma (potrebbero farlo capitano visto che ha carisma… No?)
9. Aukland. Non è la capitale ma è il centro pulsante della nazione, ha un centro cittadino più piccolo di quello di Monza ma in compenso una superficie totale più grande di Londra. Architettonicamente sta crescendo (non proprio benissimo) e si sta mischiando con gente da ogni dove contando tantissima immigrazione asiatica. Io ho conosciuto 3 cameriere e 1 steward: nell’ordine francese, tedesca, portoghese e belga: tutti qui un anno per scambio culturale. In compenso gli autoctoni vogliono tutti venire in Europa, sono legati alla Regina (anche se non la vogliono lì perché pare che porti sfiga… Nel senso che ogni volta che viene in visita succede un disastro ) e pensano che nella perfida Albione abbiano appena fatto una str…
10. Apple e Whattsup. Come fare senza? Già al Monno la storia che suo papà era un giorno avanti non è che proprio l’abbia capita bene bene….   E poi l’Ovetta ha cominciato l’oratorio e Nel fiocco aranzo di Pica hanno tolto il calendario… Insomma sono successe cose importanti ! Però a la prima volta che sperimentavo davvero la bellezza di una chiacchierata in video dall’altra parte del mondo e francamente…. Fa piacere. Chapeau Apple, Chapeau Whattsup (intendo l’audio, non i messaggini)
Insomma, un posto bellissimo, una bella esperienza, niente birre per tutta l’estate e da domani si ricomincia (jet-lag permettendo)
Kakate ano New Zealand (arrivederci Nuova Zelanda)
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