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Il mostro

Quando LUI è arrivato nella nostra casa… ne sentivamo proprio il bisogno; fu accolto con ampi sorrisi, piccoli festeggiamenti e grandi aspettative.
Era un regalo inatteso ma proprio benvoluto.
Dopo cinque minuti, appena scartato il voluminosissimo involucro, ha cominciato ad allargarsi ed occupare un po’ di spazio (sì…. diciamo un bel po’).
Dopo dieci minuti, avevamo capito, inequivocabilmente e senza appello alcuno, che la convivenza sarebbe stata dura e che presto si sarebbe arrivati ad uno scontro fisico per la supremazia territoriale.
Correva il Natale 2008.

Difficile, per chi non ha bimbi piccoli, capire l’impatto che un seggiolone possa avere in una cucina!

Ora, col senno di poi si capisce bene perché venga chiamato “seggiolONE”… non seggiolino.
Ben presto ribattezzato “il mostro”, il seggiolone occupa da solo metà dello spazio calpestabile di una cucina media italiana; se poi in detta cucina si ha anche la pretesa di aprire la lavapiatti, ne consegue che 10 gambe – pari ai 5 Ovetti della famiglia Ovetti – non possano fisicamente trovare modo di muoversi, sempre che riescano a trovare il modo di entrare.

D’altra parte un seggiolone è oggetto indispensabile per alcuni dei più teneri momenti di un cucciolo. Se ne citano alcuni tralasciandone molti altri:
1)        quando l’Ovetta decise che sedersi sul seggiolone era sinonimo (giustamente) di pappa… e quindi cominciava ad urlare e a scalpitare onde evitare il tutto;
2)        quando sempre l’Ovetta, persa nei confronti degli augusti genitori la battaglia per il sedersi sul seggiolone, decise di mettersi comoda e puntare al “pranzo per sfinimento” obbligando mamma Ova a pranzi che duravano dai 45 ai 60 minuti l’uno (si veda qui e qui) portando la stessa mamma sull’orlo della follia;
3)        quando apprendemmo che l’Ovetta era lievemente allergica alle uova… cosa che scoprimmo in quanto la stessa vomitò la cena (a base di uova), il pranzo, la colazione e anche alcuni intermezzi tra tutte le pieghe del seggiolone… pieghe di difficilissima pulizia;
4)        quando scoprimmo che il Monno era di tutt’altra pasta e dal seggiolone proprio non voleva scendere… caso mai passasse altra pappa da quelle parti;
5)        quando sempre il Monno dopo un pranzo particolarmente robusto chiuse gli occhi piano piano scivolando dal pasto al sonno senza soluzione di continuità… e senza smettere di far andare le mandibole;
6)        quando Pica alza le manine e cerca di issarsi sul seggiolone e “tesoro sono le 17,30: è presto per la cena!”
7)        quando sempre Pica alza le manine, urla a squarciagola “PAPPA!” e si lascia andare a terra disperata e piangente: “Tesoro, davvero, è presto… sono le 17,35!!!”

Insomma, un seggiolone è foriero di tutti questi momenti; oltre al fatto di impedirti di arrivare alla finestra, se sei dalla parte del frigorifero o di impedirti di arrivare al frigorifero se sei dalla parte della finestra; separandoti, sempre e comunque, dal lavandino e dai fuochi laddove cercando di girarti trovi un cucciolo, di là un altro e dall’altra parte ancora AHI!… Lui!

Però, alcuni giorni fa, mamma Ova ha lavato per l’ennesima volta il seggiolone, l’ha confezionato ben bene e l’ha prestato ad alcuni amici consegnandolo a domicilio. Pica ha cominciato a mangiare seduta sulla sedia dei grandi (beh… seduta a modo suo ma va bene così) e improvvisamente la cucina degli Ovetti è diventata enorme.

Dopo essere da ormai qualche mese “pannolini free” (anche notturni)… siamo ufficialmente una famiglia “seggiolone free”… dopo solo 6 anni!

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Cameretta 2.0

Il primo giorno si è presentato il muratore.
Allora sono stati portati fuori dalla cameretta tutti i giochi e i lettini in modo che potesse bucare i muri come un gruviera.
Poi, a fine giornata, tutti i giochi sono stati riportati dentro.
Nel frattempo l’Ovetta veleggiava sui 39° e occhi da sonnambula (senza tachipirina) o 36° e saltellante per casa (con tachipirina)

Il terzo giorno papà Ovo ha smontato un armadio a 4 ante comprato dodici anni fa in una nota catena svedese e lo ha portato pezzo a pezzo in garage dove lo stesso ha occupato tutto il posto di chiocciolone l’autograndedelladitta, che si è vista relegata in strada; in compenso l’Ovetta ha cominciato a stare meglio.
Pregasi notare che il suddetto armadio ha già resistito ad un trasloco e per lui ne è previsto un altro… a data da destinarsi.

Il quinto giorno l’Ovetta è guarita; in compenso si è ammalato il Monno che, essendo maschio fino al midollo, appena presa la prima dose di antibiotico si è abbattuto sul divano e si è rialzato quattro giorni dopo.
Le sue giornate alternavano momenti in cui ti confidava “mi sento un poco stanchino” a momenti in cui crollava sulle ginocchia del primo passante per risollevarsi un paio d’ore dopo.

Il sesto giorno è venuta la congiuntivite all’Ovetta

Il settimo giorno, tanto per non sentirsi esclusa, si è ammalata mamma Ova che ha optato per una bella febbre, che ha toccato talvolta punte eccessive; in compenso papà Ovo ha riportato fuori tutti i giochini e i lettini dalla cameretta ed ha inventato il “campeggio in salotto”: in pratica i bimbi hanno dormito nei loro lettini ma… in salone.

L’ottavo giorno di buona lena è arrivato il tintore armato di tanto bianco e un pochetto di azzurro.
La cameretta ha assunto via via un aspetto più bello; i cuccioli, ormai guariti, hanno comtinuato a dormire in salotto.

Il nono giorno è venuta la congiuntivite al Monno

Il decimo giorno sono stati riportati in cameretta i giochi e i lettini; papà Ovo ha issato tutte le ante dell’armadio sugli scaffali in garage ed ha allora realizzato che se anche gli svedesi fanno armadi così così, se anche costano così così… comunque pesano l’ira di Dio.

L’undicesiomo giorno è venuta la congiuntivite a Pica

Il dodicesimo giorno, finalmete, papà Ovo ha ri-ri-portato fuori lettini e giochini lasciando la cameretta completamente vuota e pulita, pronta ad accogliere i nuovi armadi dai bimbi scelti in colore bianco/giallo/violetto ed il letto sopraelevato per l’Ovetta; poi a fine giornata ha ri-ri-portato dentro il tutto.

In pratica.
Da una settimana l’Ovetta dorme in un letto “da grandi” accessibile solo tramite apposita scaletta.
La cosa ha eccitato la piccola a non finire.
Il Monno ha ereditato dalla sorella maggiore il lettino piccolo ma “senza sbarre”.
E’ ovviamente caduto dal letto la prima notte , ma è prontamente risalito ed al momento come afferma lui “sono caduto solo una votta!”
Il lettino con le sbarre è quindi rimasto vuoto in attesa di Pica, ma per questo c’è ancora tempo e la piccola continua a dormire stabilmente nella sua suite … la lavanderia.
Noi siamo relegati da una quindicina di giorni in una camera con vestitini ovunque, cassetti di non si sa bene quali armadi, giochi, scarpe e quant’altro; l’importante, caso mai ci si dovesse svegliare di notte, è ricordarsi di non avventurarsi fuori dal letto senza accendere la luce.

Abbiamo avuto giorni complicati… ma stanno passando.

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Sogni d’oro

Da quando la Pedi-Nazi ci aveva ordinato di far dormire il piccolo Ovetto in “un ambiente umido, anzi umidissimo, quasi una serra” ormai qualche mese fa, il cucciolo ha passato le sue notti in lavanderia (si veda qui) peraltro trovandosi parecchio a suo agio.

Ora che il dormire in una palude non sembra essere più un must, gli Ovo genitori hanno pensato bene fosse giunto il momento di traslocare il lettino del Monno nella cameretta dell’Ovetta facendola diventare ufficialmente “la cameretta dei bimbi”.

Se questo può sembrare un trasloco banale si pensi ai seguenti aspetti:

  1. L’Ovetta di notte urla, parla, canta,… tutto senza svegliarsi.
  2.  L’Ovetto si incastra tra le sbarre del lettino, a quel punto si sveglia, s’incazza e pretende di essere scastrato molto velocemente onde poter riprendere beatamente a dormire nel giro di pochi secondi.
  3.  Nessuno sa quanto possano darsi fastidio i reciproci modi, altamente personali, di dormire.

Il trasloco è avvenuto ieri.

“Ovetta, da stanotte il Monno dormirà col suo lettino qui vicino a te e al tuo lettino, sei contenta?”
“Siiiii !!!”
“Mi raccomando però, domattina quando ti svegli non urlare (come tuo solito) a Mamma e Papà di correre a prenderti, ok?”
“…”
“Chiamaci sottovoce, capito?”
“Si”

Molto bene, si comincia.

Ore 21,00
Tenendo fede alle “procedure”, Mamma Ova si siede sulla Poang classica e comincia a dare il lattozzo all’Ovetta; papà Ovo esce con l’Ovetto in braccio e chiude dietro di se la porta… non s’avvede che la manina del Monno è rimasta in mezzo; un urlo squarcia il silenzio: non siamo partiti benissimo.
Segue pianto colossale mentre Mamma Ova addormenta la cucciola ed esce dalla cameretta.

Ore 21,24
Anche l’Ovetto ha ricevuto la sua dose di latte e mamma Ova con il Monno in braccio rientra in cameretta per adagiare il pargolo nel suo vecchio giaciglio posto in nuova posizione.
“Mamma?” dice l’Ovetta semiaddormentata.
“Si?”
“Pecchè qui?”
“Devo mettere a nanna l’Ovetto, dormi”
“AH, già! (Ohibò, sebbene lo sapessi benissimo mi ero per un attimo dimenticata)”

Ore 23,12
All’Ovetta viene la tosse… l’Ovetto non fa una piega.

Ore 01,45
L’Ovetta canta nel sonno la sua canzoncina preferita…l’Ovetto non fa una piega.

Ore 03,51
L’Ovetta urla “MIO FLATELLO!!!” e poi ricomincia a dormire beatamente… l’Ovetto non fa una piega.

Ore 05,22
L’Ovetta chiama Mamma e Papà varie volte (sempre continuando a dormire) ma, constatato l’insuccesso, riprende a russare… l’Ovetto non fa una piega.

Ore 07,31
L’Ovetta bofonchia qualche cosa di totalmente incomprensibile girandosi e rigirandosi nel letto, poi torna a russare beata…l’Ovetto non fa una piega.

Ore 08,11
Un sussurro, lievissimo, quasi ad aver paura di far rumore “mamma… mamma…”: l’Ovetta è sveglia.

E noi?
Beh, tanto per cominciare abbiamo sentito TUTTO quanto descritto fin qui.
Alle 8,01 ci siamo scapicollati in cameretta dove l’Ovetta tronfia e soddisfatta
mamma, Eia pallato piano, Monno dolme” (Caro genitore, come avrai potuto notare ti ho chiamato sottovove onde evitare che mio Fratello si potesse svegliare: sono in gamba, vero?)
Infine pochi minuti dopo siamo andati a svegliare anche l’Ovetto che, silenzioso come suo solito, ci ha squadrato a dire: “Ehi! Sia chiaro! Io con tutto il casino che c’è stato stanotte non c’entro nulla!”

Da ieri notte i due Ovetti dormono “beatamente” nella loro cameretta; all’apparenza…“Tutto Bello!”

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