La lettura di questo post è caldamente consigliata solo dopo aver ripassato quello del 27 febbraio scorso avente titolo “Esattamente…”.
Il post in questione lo potete anche rileggere cliccando qui .
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“E noi, francamente, non sappiamo cosa dire.”
Questa settimana…
“Monno”
“Sì papà”
“Tu prendi tutta la postazione della Playstation, staccala, scollega tutti i cavi, porta giù tutto nello studio e, se riesci, non rompere nulla; poi prendi tutte le cose in giro in mansarda e portale nello studio e, se riesci, cerca di trovare loro un posto.”
“Ovetta”
“Sì papà”
“Vai a prendere l’aspirapolvere e passalo bene in mansarda; poi appena noi avremo finito di lavorare nello studio pulisci anche lì (dove per altro verranno fuori chili di polvere)”
“Pica”
…
“Ah! Già, Pica è ancora a scuola; come non detto. Dunque ragazzi abbiamo un’ora di tempo!”
“Mamma…”
“?”
“Please aiutami, anche noi abbiamo un’ora per smontare il letto dello studio, trasportarlo in mansarda, rimontarlo, trasferire la i due materassi appena rubati agli Ucas e preparare il letto.”
“Ah… e ci servono delle sedie!”
“Per fortuna la cucina è grande.”
“Su, aggiungi due posti a tavola, per piacere.”
E’ seguita un ora di serio lavoro in cui, data l’eccezionalità dell’evento, pure i due nanetti non hanno litigato/bisticciato ma, anzi, hanno dato una mano attivissima.
Poi, dopo un’ora, tutto era pronto e i nostri ospiti sono arrivati.
Lei, una timida mamma che diceva di non saper parlare inglese (ma si è poi scoperto non fosse vero) e lui, un ragazzino dalla faccia pulita che invece ha provato da subito a dialogare.
Da allora viviamo con google-translator fissato su Italiano-Ucraino: l’Ovetta è diventata la persona a cui chiedere come far funzionare la lavatrice (fino alla settimana scorsa non sapeva nemmeno cosa fosse quella strana cosa in lavanderia), il Monno saltella di gioia potendo giocare in casa a calcio con “finalmente un altro maschio!”, Pica passa le cene a chieder “Cosa ha detto? Cosa ha detto?” salvo ammutolire di colpo per un paio di minuti, elaborare una frase tutta sua in inglese (solitamente pure corretta) e spararla lì nel bel mezzo della cena con un effetto “WOW” collettivo.
Tutti e tre ovviamente sono orgogliosissimi e hanno raccontato cosa sta succedendo a casa nostra tra gli amici.
Per un po’ mamma T. e l’ovetto A. staranno con noi.
Che saremo casinisti, complicati, incasinati, variopinti ma pur sempre a migliaia di km dalla guerra di casa loro.
E così noi, dopo averci pensato su un mesetto, abbiamo capito alla fine cosa sarebbe stato giusto fare … “Semplicemente aprire una porta”
E abbiamo alla fine capito cosa avremmo potuto dire agli Ovetti di tutto quello che stava succedendo… “Siate sempre accoglienti!”.
E tutti e tre gli Ovetti ne sono stati ben felici.
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Aggiungi due posti a tavola !
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