Il mio amico Albert

“Ciao papà.”
“Ciao Ovetta. Com’è andata a scuola oggi?”
“Tutto bene.”
(risposta classica dei bimbi di terza elementare che potrebbe voler significare qualche cosa tra “ho preso dieci in tutte le materie e la maestra mi sta proponendo per una laurea in ingegneria nucleare” e “sfortunatamente la maestra ha scoperto che da anni ero a capo di una gang di bulli che sistematicamente taccheggiava i bimbi più indifesi infliggendogli torture disumane”… la studentessa deve quindi essere spronata a raccontare un po’ più nel dettaglio)
“E, di grazia, cosa avete fatto oggi.”
“Oggi abbiamo fatto una lettura veramente interessante.”
“Ah! sarebbe a dire?”
“Oggi abbiamo letto di un tizio molto famoso che si chiamava… ‘spetta…. Albert…Albert…. Albert e poi un cognome difficile”
“Ah! Caspita! Albert Einstein!”
“Sì! Quello li!”
“Beh, tanto per cominciare allora stavate facendo scienze?”
“No.”
“Come no? e cosa stavate facendo?”
“Lettura.”
“Lettura?”
“Sì papà, Lettura… che poi sarebbe una parte di Italiano”
“??? Non capisco ma tant’è. E cosa avete imparato di Albert Einstein? (che direi di cose ce ne sono parecchie e sono curioso di sapere come le insegnano a una bambina di terza elementare)”
“Beh che era un famoso scienziato; ma noi abbiamo parlato di quando era piccolo.”
“Ah! Interessante! (Bello questo approccio! Far vedere ai bambini i prodromi della scienza innata in un genio di siffatta portata! O forse senza andare a toccare i pilastri della fisica a lui dovuti, magari semplicemente hanno sfiorato il suo pensiero filosofico-religioso o politico… beh… magari la parte politica l’hanno saltata… però chissà come certi concetti fisici, giusto i più semplici, glieli hanno spiegati…). Dai racconta Ovetta!”
“Beh sappiamo che i suoi amici quando lui era bambino lo chiamavano –Albert l’imbranato-“


“Scusa?”
“Si ma lui non se la prendeva.”
“E poi dicevano che aveva una mente dispersa.”


“Una mente… dispersa…?”
“Si papà, ma tranquillo, non era vero.”
“Calma Ovetta. Ma ti hanno detto che è diventata una persona importantissima, che ha fatto cose incredibili, vero?”
“Giocava con i cubetti di legno!”
“Cosa????”
“Si, da bambino era bravissimo a giocare con i cubetti di legno però…”
“però…???”
“Non sapeva allacciarsi le scarpe e aveva i capelli sempre spettinati, un po’ come i tuoi.”
“Grazie per il paragone ma anche al mio smodato Ego sembra alquanto azzardato. E poi? Ti hanno detto altro vero????”
“Si, che poi è diventato uno scienziato famoso.”
“Ah! Ecco! Adesso ci siamo. Fiuuu. Mi ero preoccupato. E quindi?”
“Basta. La lettura è finita.”
“Finita? Ma sei sicura? Magari c’era una seconda pagina che farete domani. Ma che lezione di scienze è, scusa!”
“Non era scienze. Te l’ho detto! Era lettura (che è una parte di Italiano) e la storia è finita, ne sono sicura perché nella pagina dopo ne comincia un’altra che magari leggiamo domani; speriamo di si! E’ la storia di Pippi calzelunghe!”


Morale: Lettura (che è una parte di Italiano) è una materia molto, ma veramente molto, diversa da scienze.

Aggiornamento famigliare: Pica dopo 5 giorni di febbre alta si avvia ad una lenta guarigione ma ormai è isterica data la prolungata reclusione; in compenso i suoi velenosi virus/batteri sono appena andati a far visita a mamma Ova attualmente murata viva in camera da letto.

(Felicità è lasciare il lazzaretto di casa, andare a sciare e alla fine gettarsi su una mega-coppa di macedonia)

This Post Has One Comment

  1. Lo trovo molto carino. Einstein pare fosse dislessico, trovo molto utile far notare ai bambini che anche chi ha una mente che funziona in modo apparentemente “strano” può fare grandi cose. Mi ricorda una conversazione avuta da mio marito con il mio figlio maggiore ai tempi della terza elementare. Avevano nominato (non studiato) Euclide in quanto grande innovatore quando cominciavano a fare geometria, e il marito rimase scioccato che non avessero accennato al suo famoso teorema. All’epoca erano arrivati ai concetti di punto e linea, nel programma di geometria. Ci ho messo due ore a convincerlo che sarebbe stato un filo prematuro…….

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