Pico

Negli ultimi mesi, l’arrivo della Pico-Ovetta, ha ovviamente catalizzato l’attenzione dell’intera famiglia Ovetti; cionondimeno, è giusto ricordare i seguenti fatti:

1)            Papà Ovo, che sta alla piscina come il merluzzo al Gran paradiso, come una Ferrari ad una pista di bob, come il Monno alla dieta, è diventato “main partner” dell’Ovetto nel suo ultimo mese di corso in piscina.
In pratica ha dovuto sostituire mamma Ova e lasciare la comoda sedia a bordo vasca dotata di giornale e caffè, per immergersi tutte le domeniche mattine con il cucciolo ed un’altra dozzina di mamme e relativi Ovetti… e guardare lassù, la sua comoda sedia, il suo giornale, il suo caffè…

2)            Mamma Ova, un giorno di poche settimane fa, ha parcheggiato il suo Pandamonio rosso davanti a San Siro nel pieno di un pomeriggio.
Poi, con la sua Pico Ovetta nella pancia, è entrata nello stadio, ha attraversato il campo, si è fatta passare con un sotterfugio il pass da papà Ovo ivi presente dalle 9 del mattino, ed è entrata nel “pit” (sottopalco) per ascoltare Bruce Springsteen in un concerto di quasi quattro – dicosi quattro ore – tra i fans più fans di tutti.
In realtà l’aveva già fatto quattro anni fa con l’Ovetta nella pancia, e questa volta non era nemmeno all’ottavo mese! (poi però quando è uscita si è trovata la multa perché va bene tutto, ma parcheggiare proprio davanti allo stadio no,… non si poteva proprio fare).

3)            L’Ovetta, dopo aver chiesto tutto e di più, dopo aver fatto outing con gli Ucas, dopo aver spifferato tutto alle maestre, un bel giorno ha deciso che la Pico-OvettA, che in quel momento era ancora un Pico-OvettO indefinito, si sarebbe chiamato “Fedelico”.
Non è dato sapere perché, fatto sta che un bel dì abbiamo dovuto dire alla piccola che non di Pico-OvettO si trattava bensì di Pico-OvettA: “Va bene, non fa niente, vollà dile che si chiamelà Fedelica !”
Con calma le spiegheremo che, senza volerne a nessuna Federica, con il cognome che ci troviamo, proprio non si può.

4)            L’Ovetto, dall’alto dei suoi 2 anni scarsi, ha capito che lì, in quella pancia, qualche cosa c’è, magari bene bene non sa cosa, ma qualche cosa c’è.
E allora ogni tanto ecco che allunga una carezza, magari senza farsi troppo vedere, ogni tanto gli butta un bacino, virilmente lo fa senza dar troppo peso alla cosa.
Poi, un giorno, ha rotto gli indugi; mentre era a tavola, mentre aveva la bocca piena, mentre in una manina aveva una forchetta di pasta e nell’altra teneva la scorta in mano (sempre di pasta), si è fermato.
Ha inghiottito tutto, ha educatamente posato la forchetta sul piatto ed ha offerto un paio dei suoi fusilli a Pico, allungandoli verso la pancia: “Pico… mangia… pappa!”

E’ già amore.

This Post Has One Comment

  1. Hahahaha! Che teneri i tuoi cuccioli!
    Io la seconda l’ho dovuta chiamare “Saa” perché quando qualcuno chiedeva alla primogenita: chi c’è nella pancia della mamma? Lei rispondeva: c’è Saa. E Saa è stato, con la r però!

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