La gita dell’Ovetta #1

Sebbene quanto sotto riportato possa sembrare opera di fantasia, credeteci… non lo è.

Settimana scorsa, papà Ovo ha partecipato alla seconda, ed ultima, riunione di classe dell’Ovetta.
Ben seduto sulle micro-sedie degli Ovetti, circondato da una pletora di mamme e psicologicamente sostenuto dall’unico altro padre che si è subito seduto accanto a lui, papà Ovo ha diligentemente ascoltato tutti i punti all’ordine del giorno, incluso le raccomandazioni per la gita:
1)        non portare zainetti o simili, nè cibo di nessun tipo;
2)        accompagnare diligentemente i bimbi nell’aula e riprenderli solo una volta rientrati in aula;
3)        la partenza della gita avverrà o dal piazzale antistante la scuola o dalla parte opposta al parchetto antistante la scuola (il che è indifferente visto il punto 2)
4)        non preoccuparsi per un possibile lieve ritardo nell’arrivo… può capitare;
5)        pregasi la mamma rappresentante di classe di comperare numero 1 flacone di antizanzare visto che il parco ittico (destinazione della suddetta gita) potrebbe essere infestato da animaletti volanti vari… dato che ormai piove da oltre 1 lustro senza smettere alcun giorno.

Poche raccomandazioni, semplici e chiare.
Poi papà Ovo ha avuto la brillante idea di domandare se, stante la gita un giovedi mattina, per l’occasione, il noto evento del pedibus (si veda qui) sarebbe stato sospeso.
Lo stesso papà Ovo veniva freddato sul posto dalla mamma rappresentante di classe nonché organizzatrice del pedibus: “No! Ovviamente no! Il pedibus non si fermerà!” (Hasta la victoria siempre!)
Papà Ovo abbozzava, le altre mamme si sottomettevano.

Quindi è giunta la giornata della gita.

Ore 8,00 – si constata che le macumbe dell’intera famiglia Ovetti, unitamente a simili macumbe dei famigliari degli altri 201 Ovetti dello stesso asilo, hanno funzionato: cielo terso, sole splendente, nessuna nuvola all’orizzonte.

Ore 8,15 – mamma Ova e Ovetta si presentano puntuali al pedibus e con loro, tutti gli altri bimbi della stessa classe memori della riunione e probabilmente atterriti all’idea di cosa sarebbe potuto succedere in caso di loro assenza: assenti invece tutti gli Ovetti delle altre classi.

Ore 8,20 – i bimbi vengono accompagnati in classe come un giorno qualsiasi,… beh… quasi…
a)        alcuni bimbi si presentano con zaini più grandi di loro contenente lo stretto necessaire per una piccola spedizione al polo nord;
b)        altri bimbi si presentano con merendine varie per poter sopravvivere in caso di calamità naturale;
c)        altri ancora hanno un doppio cambio (abito lungo + giubbetto / abito corto +golfino) e il genitore in costante comunicazione con il centro meteorologico di Cape Canaveral onde poter scegliere quale abitino far indossare all’ultimissimo momento.
d)        si contano numero 3 flaconi antizanzara (nella sola classe dell’Ovetta): probabilmente era passato nottetempo il concetto di passare al napalm l’intero parco ittico e non lasciare in vita alcun insetto dotato di aculeo.

Le maestre abbozzano ma, scafate da pluriennale esperienza, non credo si aspettassero nulla di meno.

Questo DENTRO il plesso scolastico; FUORI è peggio.
a)        la strada d’accesso è letteralmente intasata da mamme, papà, nonni, zie etc.. in attesa che gli eroi escano per la spedizione;
b)        i vigili urbani, convocati per l’occasione, faticano a contenere il traffico ed hanno la bella pensata di informare gli autisti dei pullman di non arrivare in loco stante il caos;
c)        gli autisti cominciano quindi a viaggiare in cerchio nelle strade adiacenti la scuola tenendosi però ben lontano dalla vista della stessa e la situazione di stallo è completa: i parenti aspettano, i vigili vedono confusione e tengono lontano i pullman che non arrivando congelano la situazione.

Ore 9,00 – Per un probabile errore di comunicazione ad un certo punto viene dato il nulla osta agli autobus per convergere in loco.
Ovviamente, stante l’ingorgo di uomini, donne, automobili, biciclette e chi più ne ha più ne metta, gli autisti si vedono costretti a complicate manovre per riuscire a posizionare il mezzo nel punto indicato per il randez-vous con gli Ovetti.

Le manovre però non passano inosservate alla mamma dell’Ovetta A. che:
a)        prima minaccia (tra sè e sè) di non far salire la piccola vista la “spericolatezza” dell’autista (il quale probabilmente aveva sudato le classiche 7 camicie per riuscire a far passare il suo autobus a due piani in mezzo ad una selva indisciplinata di genitori);
b)        quindi si reca personalmente a sincerarsi delle condizioni psico-fisiche dell’autista stesso (probabile un test del dna compreso… ma non è dato sapere);
c)        infine chiede informazioni riguardanti lo stesso ai vigili urbani che, sgranati gli occhi alla richiesta, allontanano la mamma dell’Ovetta A con fare dolce e sbrigativo.

Ore 9,15 – Escono i bimbi e nell’ordine si susseguono i seguenti fatti:
a)        sopra le teste della bolgia in attesa scattano pletore di telefonini in modalità fotocamere/videocamere; ogni tanto fa la bella presenza qualche flash ad immortalare la lunga fila di eroi che passa (sul red carpet) tra l’asilo e il bus;
b)        chi era in collegamento con Cape Canaveral richiama ai box il proprio cucciolo e gli  mette le gomme giuste… pardon, volevo dire i vestitini più adatti;
c)        nulla è dato sapere degli zaini, semplicemente sono stati fatti sparire dalle maestre;
d)        ovviamente alcuni bimbi vengono immediatamente sequestrati dai rispettivi genitori che si sentono in obbligo di accompagnare mano nella mano il proprio pargolo fino sopra il bus… non si sa mai.
e)        i genitori dei bimbi che prenderanno il bus al di là del parchetto non si possono esimere dall’attraversare il parchetto stesso appiccicati ai propri pargoli casomai in quella giungla tra un trifoglio ed un lillà sbucasse inaspettata una tigre.

Tra le ali della folla si notano tutti gli Ovetti accoppiati: ogni bimbo grande mano nella mano ad uno piccolo e così via.
Tranne le due maestre: loro stringono le manine ai due bambini… diciamo più “vispi” e contemporaneamente sfoggiano un sorriso di circostanza che vorrebbe dire “Tranquilli tutti, andiamo a divertirci!”, ma che in realtà si vede benissimo sta dicendo “Ok, si comincia, se Dio vuole tra sette ore finisce tutto”.

Ore 9,30 – Si parte! Tra uno scatto di cellulare, un singhiozzo, un vigile che tenta di liberare la strada, due autobus normali e uno a due piani si portano via 202 bambini, una ventina di maestre e qualche bidella reclutata come aiutante per l’evento. Il rientro è previsto per le ore 16,30.

(segue)

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