Un giorno qualsiasi, nel pieno dell’estate. Una mattina qualsiasi, sulla spiaggia davanti alla casa delle vacanze.
Lui sta giocando con le sue formine, intento a buttare sabbia ovunque, fin quando, improvvisamente, si alza.
Lei sta giocando con le sue formine, vede lui alzarsi e ti chiede: “Cosa fa il Monno?”
Lui guarda di qua, ora di là, individua il suo obbiettivo seminascosto dietro qualche ombrellone e parte lancia in resta.
Lei lo vede partire (come ogni giorno), mette giù i suoi giochini (come ogni giorno) e ti chiede (come ogni giorno): “Dove va il Monno?”
Lui pare non esser preoccupato che né sua sorella, né suo padre, né sua madre lo stiano seguendo.
Lei prende la mano del genitore, non la molla più e fila dietro suo fratello.
Lui supera tutti gli ombrelloni, contraccambia il saluto là dove è stato salutato, dà una sbirciatina alla bimba piccola che dorme sempre, aggira il lettino di quello che legge il giornale e butta un’occhiata interessata ai giochini dei bimbi più grandi; poi finalmente arriva alla meta.
Lei fa esattamente la stessa cosa, poi ti chiede anche: “Cosa c’ela sclitto sul giolnale?”
Lui, a quel punto, senza saperlo, è oggetto degli sguardi di molti dei presenti che non si capacitano di cosa ci faccia lì, da solo, il Monno, panciotta all’aria e fiero del suo costumino arancione shocking che spesso tiene al riparo il pisellino, che però ogni tanto invece gli sbisciola fuori.
Lei, a quel punto, guarda gli astanti giusto per farsi i fatti loro.
Lui, tronfio e soddisfatto, ha occhi solo per la sua meta che sta finalmente lì davanti: il mare.
Lei vede il mare e ci si butta dentro fino a quando lo stesso non le copre… le caviglie… di più per cominciare potrebbe essere eccessivo.
Lui scruta l’azzurro davanti, si ferma un secondo, poi riparte dritto come un fuso puntando il mare aperto.
Lei decide che avere il mare alle caviglie è esattamente quello che voleva sin dall’inizio e da lì non si vorrebbe schiodare più. Giusto l’intervento di mamma Ova e la voglia di emulazione dell’intraprendenza del fratello minore (si veda poi) la convincono ad afferrare energicamente la coscia della propria madre ed entrare in mare “profondo” sempre stando ben attenta a non mollare MAI gli artigli dalla suddetta coscia.
E lui?
Beh, lui comincia una battaglia personale contro l’azzurro mare che gli sta di fronte.
La prima onda non lo sposta di un millimetro, lui punta diritto verso la risacca. Ma il risucchio gli leva un po’ di sabbia da sotto i piedi ed il nostro eroe barcolla leggermente; pazienza, lui prosegue comunque dritto verso l’abisso.
La seconda onda lo colpisce fino sulle cosce e lo fa cascare sul culotto; lui si acciglia, si rialza con qualche difficoltà, guarda il mare dritto in faccia, alza il pugnetto minaccioso e gli grida tutto il suo disappunto: “TADDDAATATTATAATAA”; poi riparte dritto verso il mare aperto.
La terza onda lo ribalta completamente, finisce sotto con la testa in un carpiato involontario; solo a questo punto interviene la mano di uno degli Ovo-genitori a raddrizzare il piccolo che guarda truce ed arrabbiato il mare quasi a volergli dire: “Se non arrivava lui, vedevi tu!”.
E semplicemente il gioco ricomincia… dalla prima onda… all’infinito o quasi.
L’Ovetto-family è rientrata al completo, le vacanze son finite; per quanto riguarda il rapporto dei cuccioli con il mare, beh… diciamo che ad entrambi è piaciuto,… in modo differente ma è piaciuto.
PS:
“Nonna?” (Ohila, vetusta parente)
“Dimmi Ovetta”
“Sono stata al male” (Volevo informarti di esser stata in vacanza al mare)
“Davvero? E cosa hai fatto?”
“I tuffi, da sola!”
La fantasia dell’Ovetta non lascia a desiderare.