Specie in estinzione

Per la prima volta in assoluto, questa settimana l’Ovetta è andata in trasferta… ma una trasferta seria però!
Senza mamma ne papà, senza fratello o sorella, senza Ucas 1 o Ucas 2, si potrebbe tranquillamente dire che l’Ovetta sia stata gettata allo sbaraglio come una piccola zattera in un oceano in tempesta. Senonché la tempesta null’altro era che una settimana di caldo assoluto,  l’oceano in tempesta dovrebbe esser letto piuttosto come un campo scuola in Inglese del WWF sulle prealpi piemontesi, e invece di una piccola zattera stiamo parlando di 33 zattere tra i 6 e i 15 anni accompagnate da una decina di zatterone alcune madrelingua inglese e altre meno.
Insomma c’è di peggio nella vita.

Domenica scorsa nel primo pomeriggio papà Ovo e l’Ovetta hanno affrontato il viaggio di andata: partiti belli allegri, la tensione è salita in modo esponenziale all’avvicinarsi del luogo di detenz… pardon, di villeggiatura.
All’arrivo l’Ovetta è stata immediatamente catturata da una “teacher” lasciando papà a svolgere le consuete pratiche burocratiche, incluse le due domande che la cucciola ha pregato ripetutamente il genitore in questione di porre ai responsabili e cioè:
1) per favore, l’Ovetta non ha un cellulare e, malgrado sia esplicitamente scritto che le comunicazioni si potranno tenere nei giorni di mercoledì e venerdì, LEI vorrebbe chiamare tutti i giorni…. Sarebbe possibile?
2) per favore, nel caso optaste, in qualsiasi momento, per la visione di un film, ecco…. Per cortesia…. Esentatela!
Ottenuto un doppio “si” papà Ovo ha quindi salutato la piccola grande donna che, nel frattempo, aveva fatto già un paio di amicizie e che si era messa a piangere come una fontana al momento dell’abbandono.

Lunedì sera quindi l’intera famiglia è rimasta in attesa della telefonata… che non è mai arrivata.

Martedì sera l’Ovetta ha chiamato in lacrime giurando e spergiurando che si trovava benissimo, che faceva cose bellissime ma che la sera le veniva da piangere.
Il Monno, constatato il momento di difficoltà della sorella maggiore in trasferta in territorio nemico, ha optato per un sano pianto di gemellaggio a distanza; Pica ha cercato di rincuorarlo non capendo cosa diavolo ci fosse da piangere.

Mercoledì sera l’Ovetta ha chiamato in lacrime spergiurando quanto già precedentemente detto ed informando che la sera successiva, forse, purtroppo, non avrebbe potuto chiamare causa “gita notturna ma comunque ci provo lo stesso e qui è tutto bellissimo e UEHHHH!!!!”

Giovedì sera mamma Ova ha alzato al massimo la suoneria del cellulare ad Ovotown, mentre papà Ovo faceva lo stesso a sud di Bari durante una cena con amici in riva al mare… entrambe i telefoni sono rimasti muti.

Venerdì sera l’Ovetta ha chiamato in lacrime supplicando il vetusto genitore di venirla a riprendere il giorno successivo, non alle 11 come da programma bensì alle 10 “così sono sicura che quando rivedo papà piango ma poi per le 11 mi riprendo che c’è lo spettacolino finale”.

Sabato mattina papà Ovo (dopo aver percorso 1200 km nei 3 giorni precedenti) ha percorso i 200 km che gli spettavano ed entrava nell’agriturismo alle ore 10 spaccate.
Parcheggiava, notava l’Ovetta seduta ad un tavolo intenta a giocare a carte con alcune amiche e per attirare l’attenzione la salutava.
Ciò fatto, ella si girava, vedeva il salvatore appena giunto e dal suo cuore sgorgava un serafico “Ciao”, prima di voltarsi per continuare a giocare a carte.

Null’altro.

Un’ora più tardi (no dico: UN ORA più tardi!!!!) sua signoria si decideva ad riavvicinarsi al vetusto (che nel frattempo aveva cominciato a metter su ragnatele) per informarlo che “Papà quando torno il prossimo anno mi devi per forza comprare il materassino da mettere sotto il sacco a pelo perché qui serve davvero”… salvo sparire nuovamente per andare a fare lo spettacolino.

Papà Ovo ha scoperto l’arte zen di fissare un punto all’orizzonte e non pronunziar suono alcuno.

Per la cronaca, durante il ritorno sono venuto a sapere che:
“E’ stato tutto bellissimo, ho fatto tiro con l’arco, ho cotto la pizza ed anche la piadina, ho dormito una notte all’aperto e tutte le altre in una camerata con 4 amiche e 1 gatto, ho fatto una festa in piscina, i tuffi nel fiume, una gita in mountan bike, ho giocato con un pastore tedesco molecolare, ho preso un uovo da una gallina, ho arrostito i “mascmellon” al barbecue, volevano farmi vedere un film ma non l’ho visto, ho giocato come una matta, ho imparato “Men in the mirror” di Micheal Jackson e ho fatto tutte queste cose parlando in inglese; ah! Si…. Ho anche pianto ogni volta che vi sentivo perché mi veniva la malinconia, ma per il resto proprio mai: l’anno prossimo posso tornarci?”Dopo un’abbondante dose di coccole e una doccia e uno shampoo a base di antipidocchi la nostra eroina è ripartita per una settimana in montagna con l’oratorio: si ricomincia…

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