Una sera qualsiasi di questa settimana.
Drinn drinn. La campanella militaresca, che da quasi tre anni indica a casa Ovetti che la cena (o il pranzo) è pronta, che bisogna correre in bagno, fare pipì e lavarsi le mani, è suonata. Pica si fionda in bagno nell’utopica speranza di arrivare prima, il Monno la tallona perché arrivare secondi non è accettabile nemmeno se si tratta di lavarsi le mani, l’Ovetta curiosa in cucina prima di avviarsi verso il bagno. In meno di tre minuti, gli Ovetti sono seduti attorno al tavolo della cucina e iniziano a mangiare.
“Ovetti, allora? Com’è andata oggi la giornata?”
“Bene.”
“E cosa avete fatto o vissuto di speciale da raccontare?”
“Io sono stata all’oratorio, oggi il Don ha detto che dovevamo aiutare i bimbi dell’oratorio della Siria.”
“L’Ovetto M al fiocco rosso non c’era perché era andato all’ospedale, si è rotto un braccio!”
“E io sono triste.”
“E come mai, Pica, sei triste?”
“Dov’è la Siria? È lontana come la Nuova Zelanda?”
“Al fiocco arancio è successa una cosa bruttissima”
“E’ bello che aiutiate i bimbi siriani, in Siria ora c’è la guerra.”
“O mamma, Pica! Cosa è successo?”
“Non c’è più il calendario!”
“E così abbiamo detto anche noi una preghiera.”
“Ma forse lo avranno tolto perché sono gli ultimi di scuola.”
“Non so come si è rotto il braccio, ma deve essere successo ieri mattina”
“Ma è bruttissimo, non c’è più il calendario”
“Ho visto il gesso, è piuttosto duro.”
“Lunedì giorno rosso, gioco con il gatto grosso…”
“Ho tanta fame, mamma. All’oratorio mangio sempre la pasta in bianco e io ho fame”
“Chissà se papà oggi a colazione in Nuova Zelanda mangia di nuovo le uova.”
“E in Siria si mangiano le uova o solo la pasta in bianco come noi?”
“Ma non ho firmato il gesso, solo le maestre.”
“Martedì giorno giallo…”
“E perché non hai firmato il gesso, Monno? Tu sai scrivere ed è bello per l’ovetto M avere la tua firma!”
“Io vorrei le uova di papà all’oratorio”.
“In Siria si mangia in modo diverso da noi, ma è una cucina buona.”
“Non c’è più il calendario, mamma, ti pare? vuoi sentire la filastrocca?”
“E lui vuole magari la mia pasta in bianco.”
“Allora domani provo a firmare il gesso. Ma gli faccio male?”
“Mercoledì giorno arancione, ruggisco come un leone.”
“Non gli fai male, è duro, non sente nulla. L’aveva anche una bimba della mia scuola. Era durissimo.”
“E si può mettere il gesso anche sulla gamba? o sulla pancia?”
“Mercoledì è il giorno più bello perché è arancione, lo dice anche l’ovetta A. che è una mia amica. Monno, tu conosci la mia amica A.?”
“Ti ricordi quando la mia maestra si è rotta il dito? Le avevano messo il gesso!”
“Chi conosce la mia amica R. che è già partita per il mare? Lei non lo sa che il calendario non c’è più.”
“Sulla pancia potevo scrivergli superman.”
“Poverina!”
“Chi?”
“La maestra?”
“No, l’ovetta R. che non lo sa.”
“Va beh, scriverò solo Monno, va bene?”
“E domani ci sarà ancora la pasta in bianco, quindi prendo il bis.”
“Sono poche lettere, non posso fargli male, no?”
“Lo dico io alla maestra V. che non c’è più il calendario e sono triste?”
“E la frutta c’è?”
Ecco cosa in realtà si è perso Papà Ovo.
Ed ecco cosa si sono persi Mamma Ova e gli ovetti…
(segue dalla scorsa settimana)