Tag Archives: tecniche

“Trattengo il fiato”

E anche la seconda virus-settimana è passata;… ma questa volta in maniera più strutturale.

Lunedì mattina mamma Ova ha avuto il suo battesimo del fuoco verso le 10.00 del mattino.
Mentre a casa scendeva il silenzio più assoluto, mentre agli ovetti è stato concesso di portare qualsiasi gioco/libro/quellochevoletevoi in salone, mentre papà Ovo attivava tutte le sue sinapsi informatiche pronto ad intervenire, mamma Ova metteva in pratica tutto quello che era stato testato nel pomeriggio della domenica e affrontava la sua prima lezione via Skype.
Un successone. 

E così quotidianamente mamma Ova ha tenuto le sue lezioni on line, per l’estrema gioia dei suoi studenti. Ed il vero miracolo si è compiuto quando, in casa Ovetti, sia pure popolata da varie persone, ogni tanto è calato il silenzio… “SSSSSSHHHH, Mamma sta facendo lezione!” 

Nel frattempo gli Ovetti iniziavano ad intraprendere strade divergenti che sarebbero divenute via via più evidenti: l’Ovetta veniva sommersa da compiti sempre maggiori e a volte decisamente eccessivi; il Monno riceveva una buona dose di schede da studiare (che però lo lasciavano comunque abbondantemente libero nel pomeriggio) e Pica studiava tutto quello che le veniva mandato dalle maestre tra le 9,00 e le 10,00: poi dalle 10,01 alle 18 circa esclamava “Ho finito. E ora cosa faccio?” mettendo a dura prova i nervi dei vetusti.

Papà Ovo lunedì e martedì visitava due clienti in toscana; passava in autostrada per il lodigiano  completamente deserto e intuiva che quella sarebbe stata l’ultima trasferta per un bel po’ di tempo.

Mercoledì gli Ovetti hanno avuto la ferale notizia che tutte le loro gite sarebbero state cancellate; l’hanno presa benone: con calma, classe e rassegnazione e senza il pianto disperato atteso. 

Giovedì, gli Ovetti hanno ricevuto la visita di alcuni amici e questo ha risollevato il morale dell’intera truppa.

Venerdì Monno ed Ovetta hanno fatto una lezione di inglese via Skype. Grande arrabbiatura di Pica che non si capacitava del fatto che le piccole fossero estromesse da tanta innovazione.
Nulla si sa della lezione della grande, ma il Monno si è dedicato anima e corpo alla lezione e bisogna ammettere che vederlo alzare la mano davanti un computer fa, contemporaneamente, tenerezza e tristezza.

Sabato papà Ovo è uscito per la sua abituale corsetta. Volendo fare qualche km in più ha puntato verso il parco di Monza. Ha cominciato a correre, è arrivato alla consueta porticina d’ingresso secondario, è entrato e…. per la prima volta (in assoluto!) da quando ha cominciato a correre… si è fermato,… così,… incredulo,… davanti ad una fiumana di gente che passeggiava talmente appiccicata da non poter continuare a correre… e a papà Ovo è sembrato strano… un poco sporco… un poco pericoloso…. senza dubbio stupido…. ed è uscito perdendosi tra viette sconosciute ai più per continuare la sua corsetta solitaria. Mamma Ova ha passato il pomeriggio con gli Ucas 1 e 2 per qualche chiacchiera fatta a debita distanza ma di persona. 

Domenica mattina ci si è svegliati in gabbia… grande sia chiaro, grande quanto una regione… ma pur sempre gabbia, ma pur sempre in una regione sofferente; con l’intima certezza che, dopo quanto visto il giorno prima al parco, sia in fondo giusto così.
Poi a pranzo Pica ha trovato una soluzione tanto facile quanto efficace ed ha esclamato: “io trattengo il fiato, ho deciso che non respiro più!”
Si è sigillata la bocca e così è stata…. per circa trenta secondi… poi ha ricominciato a chiaccherare senza sosta come da suo solito.
E nel pomeriggio agli Ovetti è stata regalata una maglietta personalizzata per la camminata che andranno a fare a Pasqua (o quando sarà ma nel 2020) in Umbria.

Perché queste sono settimane un po’ così… ma si deve continuare a guardare un po’ più in là, con speranza. 

Posted in Uncategorized Also tagged , |

Mai più !

Insito nella vita di ogni bimbo di ogni età, sicuro come la coccola della mamma, certo come un gelato al cioccolato, inevitabile come il morbillo, prima o poi ecco arrivare la marachella o la monelleria e la temuta ma inevitabile ramanzina.

Però, è bene dirlo, c’è modo e modo di affrontare una ramanzina.
Infatti gli Ovetti, ognuno a proprio modo, hanno sviluppato un approccio differente teso a valorizzare le proprie caratteristiche e minimizzare gli effetti potenzialmente negativi che quei mostri di genitori potrebbero associare al predicozzo; ma andiamo nel dettaglio.

L’Ovetta.
Lei opta per il metodo “a braccia aperta”.
All’arrivo della ramanzina lei non si sposta, non accenna ad una solida difesa, nemmeno ad una moderata difesa, neppure ad una timida difesa e manco ad un filino di difesa.
Nossignore, lei abbassa gli occhi, se la sente tutta e poi, casomai, ci piazza pure una bella frignata (che tanto ce l’aveva lì da un po’ e prima o poi le sarebbe venuta fuori); poi ci mugugna su un pochetto e la vita ricomincia bella come può essere a sei anni.

Il Monno.
Lui opta per il metodo “negazionistico” (ad oltranza) o, se va male, per il metodo “dell’alternanza”.
In pratica quando il piccolo capisce che sta arrivando un pistolotto solenne, comincia a difendersi con un mantra negazionistico fatto da frasi tipo “non sono stato io – non lo so – non c’ero – non ero lì – non saprei – non capisco – ecc…ecc..”. Nel caso sfortunato in cui tale metodo appaia non avviato al successo, ecco allora il cucciolo avvicinarsi alla sorella e sussurrarle: “Facciamo che questa volta prendo io la colpa e la prossima volta la prendi tu?”.
Il che di solito porta il genitore lì presente a due atteggiamenti: o non riesce più a trattenersi dal ridere (e in questo caso il Monno ha raggiunto comunque l’obbiettivo) oppure si imbufalisce ancor di più (e qui il Monno sgrana gli occhi non capacitandosi del perché tale linea difensiva sia stata presa in malo modo dal vetusto genitore).

Pica.
Lei, dall’alto dei suoi due anni e mezzo e soprattutto visti ed osservati i comportamenti dei fratelli maggiori nonché di mamma e papà Ovo, ha elaborato una tecnica killer che mira a spiazzare le ire genitoriali senza appello.
La tecnica è stata denominata “mai più!” e qui di seguito se ne fornisce un esempio.

Ieri mattina l’Ovetta, il Monno, mamma e papà Ovo sono in cucina a far colazione; dalla cameretta si ode il richiamo di Pica che, svegliandosi, chiama la mamma.
“Eccomi cucciola.” dice mamma Ova entrando in cameretta.
“Io fatto pipì dosso” (ti vorrei informare che, disgraziatamente, pare proprio che io abbia fatto la pipì a letto) sussurra la piccola col faccino basso basso.
“Che cosa hai fatto?!?” domanda retoricamente la madre scurendosi in volto e alzando di due toni la voce onde conferire maggior importanza alla domanda.
Ma ecco che Pica alza la testa, afferra con le manine le sbarre del lettino, alza a sua volta la voce e parte in modalità “mai più!”
“Io fatto pipì a letto! Butta butta! No, no e no! Ecco! Io sono allabbata, anzi allabbatissima, pipì a letto più! pipì a letto mai più! Ecco! (Ecco cosa è successo mia cara madre: ho fatto la pipì a letto! Una cosa brutta, veramente bruttissima! Ma ti pare? E no, dico! Ma ti sembra il caso? Io sono arrabbiata da questo comportamento, anzi direi che sono arrabbiatissima! Sì! E sai cosa ti dico, cara madre? Che non intendo farlo più! Anzi, stai tranquilla, non intendo farlo mai più! E con ciò direi che ho detto tutto!)
Al che la madre, colpita da tale sproloquio, di solito barcolla un paio di secondi, giusto il tempo in cui la piccola, sorrisone in faccia riesca ad aggiungere… “Mino?” (Beh! Adesso che ci siamo capite, andiamo in cucina a farci uno yogurtino?”. Problema finito.

Geniale!

Posted in Uncategorized Also tagged , |

Sogni d’oro

Una serata qualsiasi a casa Ovetti, poco prima delle 21….

“Buona nanna bimbi; ci vediamo domattina. Ciao ciao” dice mamma Ova o papà Ovo di turno uscendo dalla stanza dove ha appena messo i tre cuccioli ognuno nel loro lettino, dopo aver acceso una musica dolce di sottofondo che concilia il sonno, e aver baciato ognuno di loro.
“Buona nanna” rispondono i tre bimbi in coretto all’unisono.

Poi… ognun per sè.

L’Ovetta
Nella stragrande maggioranza dei casi, l’Ovetta si gira a pancia in giù e, infischiandosene totalmente di quanto le succede intorno, si addormenta in un battibaleno.
Solo raramente, mentre il genitore sta arrivando al divano in sala, decide, piangendo, di richiamare il genitore in questione informandolo che, in tutto questo lasso di tempo (un’eternità per l’Ovetta, circa 20 secondi per il genitore), lei era già riuscita a: 1) addormentarsi, 2) sognare un brutto sogno, anzi bruttissimo 3) svegliarsi di soprassalto e, quindi 4) chiamare disperatamente il genitore per una coccola supplementare. Poi comunque si gira dall’altra parte e dorme infischiandosene del problema che si presenterà di lì ad una ventina di minuti (si veda più in là).

Il Monno
Appena l’augusto genitore lascia la stanza, il Monno intraprende una personalissima guerra con le coperte. La battaglia, furibonda, avviene in totale silenzio e vede il nostro eroe avvinghiarsi alle coperte e rotolare in ogni dove. Quasi sempre vince il nostro eroe… ma in diversa maniera. A volte le coperte finiscono completamente stropicciate sotto di lui, altre volte rimangono nella parte bassa del letto. Purtroppo a volte vincono le coperte e allora il letto sembra intonso… e infatti il Monno finisce a dormire seduto sulla sedia lì vicino (non ci si capacita di come ci sia finito!) oppure sulla scaletta che porta al letto dell’Ovetta posto sopra il suo (anche lì non si capisce cosa sia successo). Molto spesso il cucciolo riesce a rimanere vestito durante la battaglia… ma non sempre. Raramente finisce in un pareggio con le coperte sul lato destro e il cucciolo pericolosamente sul bordo sinistro… a volte troppo sul bordo e nottetempo un “BONG!” risuona per la casa… ma il cucciolo senza svegliarsi si rialza e si ributta a dormire senza problemi. Comunque vada la battaglia deve finire entro una ventina di minuti, altrimenti son problemi (si veda più in là).

Pica
Nel momento in cui mamma o papà Ovo abbandonano la stanza, per Pica comincia una routine consolidata, precisa nelle tempistiche e, (lei non si capacità del perché) apparentemente non apprezzata dal resto della famiglia: comincia infatti a cantare.
E, si badi, non di canto sommesso si tratta, nossignore! Ma di un bel canto ad un buon volume. Ed ecco allora inanellare tutte le sue Hit preferite: la bella lavanderina, girogirotondo, la pappa con il pomodoro, la vecchia fattoria etcc…etcc…
Il tutto per circa una decina di minuti.
Poi, decide che ha cantato abbastanza e passa a rimarcare i fondamentali della sua esistenza (sempre a voce alta ovviamente); eccola quindi chiaccherare tra sè e sè: “MIA MAMMA, MIO PAPÁ, IO BELLA, BELLA, MONNO BELLO, OVETTA BELLA, MIA MAMMA, NONNO NONNO, MIO PAPÁ, LALALALALALA, NONNA NONNA, FATTO TA’ (“Tà” sta per “psicomotricità”… come avete sicuramente capito di già; ndr), FATTO BELLO, MIA MAMMA, MIO PAPÁ”
Il tutto per un’altra decina di minuti.

Il minuto ventesimo (o giù di lì)
A questo punto Pica, stanca di sentirsi sola, cerca di coinvolgere i fratelli.
Prima chiama l’Ovetta… ma immancabilmente non ottiene risposta visto che, non si sa bene come, ma l’Ovetta è riuscita ad addormentarsi in mezzo a tutto il baccano fatto dalla sorella minore.
Poi passa a chiamare il fratello e qui ci possono essere due possibilità:
1)        Il Monno non risponde in quanto la sua guerra con le coperte è già terminata; a Pica non rimane altro che addormentarsi.
2)        Il Monno, dopo essersi sorbito tutte le canzoncine, dopo aver pazientato per tutti i discorsi sconclusionati e dopo infine essersi sentito chiamare in causa, decide, …sottovoce, … piano piano, … di far sentire (blandamente) le sue ragioni: “Pica, voglio dormire, non chiamarmi più”.
Giammai! Pica balza in piedi nel suo lettino e, dito puntato contro il fratello che ha avuto l’ardire di risponderle a tono (???) parte con un pistolotto enciclopedico: “EH NO MONNO ! ADESSO NANNA !! TU ZITTO !!! NO MONNO NO! NO! E NO! MONNO NANNA ! EH! TADDI! EH NO MONNO NANNA NANNA !! EH !” Il tutto proseguirebbe all’infinito con la duenne che redarguisce aspramente il povero quattrenne fintanto che un genitore non decide di intervenire più che altro per salvare il povero Monno e spiegare a Pica che, forse, qualche ragione suo fratello ce l’ha pure e staccare la dolce musichetta che, abbiam capito, serve davvero ad addormentare l’Ovetta ed il Monno, ma tiene anche sveglia Pica.

Dopo dieci minuti, immancabilmente, riecheggia un concerto a tre voci russanti. Buoni sogni

Posted in Uncategorized Also tagged , |