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Sogni

Si parla di sogni in casa Ovetti in questi giorni. Colpa di un gioco che mamma che inventato in queste sere prima di andare a letto con i bimbi. Colpa di Papà Ovo che è dall’altra parte dell’oceano. Colpa del tempo che con la pioggia mette uno strano velo di malinconia a questo inizio di autunno. 

Si parla di sogni in casa Ovetti in queste sere, sdraiati tutti insieme sul tappetone, al buio, sotto una coperta troppo stretta. 

In quei pochi minuti che avvicinano al letto, si scopre che il sogno di Pica è diventare una principessa e poi, forse, emanciparsi un po’ e fare la maestra e sposarsi ma in segreto perché “alla festa del matrimonio con tutta quella gente io mi vergogno” e ai suoi occhi è davvero un mistero come sua madre abbia potuto affrontare una tal festa.

E si scopre che il Monno sogna di diventare il mago dei numeri. Colpa di un libro che ha letto, che gli ha aperto gli occhi sui numeri triangolari, sui numeri di Fibonacci (ovvero i numeri bonaccioni come li chiama lui e lo scrittore) e da giorni interroga chiunque sull’argomento, ricevendo per altro poca soddisfazione, ma imperterrito continua. 

E si scopre che l’Ovetta sogna un bel viaggio tutti insieme, ora lontano, ora vicino, perché viaggiare è ciò che in fondo le piace di più, le fa venire le farfalle alla pancia e gli occhioni spalancati. E sogna di attraversare l’oceano, ma volando solo sopra la terra, “perché volare sul mare mi fa un po’ paura e poi io ho le vertigini” che non si capisce cosa c’entri ma “a quell’altezza avrò sicuramente una vertigine”.

Si parla di sogni in casa Ovetti in queste sere, perché papà Ovo ha affrontato la sua prima (e dice unica) maratona, in quel di New York. Si parla di un sogno sudato un anno intero, costruito con costanza e impegno, un sogno lungo 26,2 miglia, in cui le gambe e la testa devono andare all’unisono e la fatica si sente chilometro dopo chilometro. Si parla di un sogno caparbio e ambizioso come il suo sognatore, concreto e competitivo come il suo sognatore, e anche magico e fantastico come solo i sogni sanno essere.

E così, nei sogni, ci sono giornate che per raccontarle serve una settimana, luoghi che cambiano, strade che corrono e volti tutti diversi che si incontrano. Mentre, dall’altra parte del mondo, magari ci sono giornate stanziali, maledettamente normali, eppure così vibranti e intense anche se vissute dal divano di una casa. 

Oggi papà Ovo ha corso la maratona di New York in 3 ore, 45 minuti e 49 secondi. 

Il pomeriggio, oggi, a casa Ovetti è stato vissuto con grande partecipazione, fra apps che mostravano in tempo reale i passi dell’Ovo genitore, monitoraggi dei passaggi da parte dell’Ovetta sul computer che, ad ogni miglio, urlava il traguardo raggiunto a tutti, previsioni di arrivo a cura del Monno con doppio programma di simulazione, refresh continui dei tempi per Pica che ha impallato –crediamo- l’intero sistema informatico della maratona di NY. E’ passato fra momenti di sconforto quando il ritmo del maratoneta sembrava troppo veloce oppure troppo lento, momenti di leggerezza pensando “mancano solo 6 miglia”; è passato fra i messaggi scritti ad amici e da amici che chiedevano notizie, fra gli “high five” scambiati quando papà Ovo è entrato in Central park e fra le lacrime di commozione di mamma Ova che, a pochi chilometri dal traguardo, ha ripensato al sogno e soprattutto al suo grande sognatore. E la sera si è sciolta in un abbraccio finale che, siamo sicuri, ha raggiunto New York.

Si parla di sogni in casa Ovetti, perché sì, crediamo nei sogni e crediamo nella fatica e nella gioia che si fa a realizzarli.

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Fantasmino

Ieri notte, casa Ovetti, ore 01.00 – tutti dormono beati…

Ore 01,01
“UEEEEE”


“Mpf… che ora è?”
“UEEEEE”
“E’ già ora di alzarsi?”
“UEEEEE”
“E’ l’una,… dovrebbe essere Pica… vediamo se smette…”
“UEEEEEEEEEEEEEEEE !!!!!!!”
“Direi di no, aspetta vado io (che sono il maschio alfa di casa e so risolvere situazioni irrisolvibili).”

“UEEEEE”
“Pica che succede?”
“UEEEEE”
(seguono 10 minuti di inutile tentativi dolcissimi in cui papà Ovo ha cercato di calmare la piccola.)


“Ok, ci penso io adesso (che sono mamma e riesco laddove tu, o stolto maschio, non potrai mai arrivare).”

“UEEEEE”
“Pica, su, non ti preoccupare adesso c’è qua mamma”
“UEEEEE”
(seguono 10 minuti di inutile tentativi dolcissimi in cui mamma Ova ha cercato di calmare la piccola.)

Assodato che:
1) la piccola non aveva mal di pancia, mal di orecchie, mal di gola, mal di piedi o affini o almeno così agli assonnati genitori pareva;
2) non aveva febbre, irritazioni varie o chicchessia;
3) non aveva mangiato a cena nè un chilo di strutto e nemmeno un’intera sant’Honoré;
4) si era addormentata felice e gioiosa e nulla lasciava presagire all’incubo notturno successivo;
5) non rispondeva a nessun quesito “vuoi bere?” “hai caldo?” “vuoi la coniglietta?”le si ponesse;
Mamma Ova e papà Ovo hanno dedotto, con notevole arguzia trattandosi dell’una di notte, che la cucciola fosse addormentata e preda di una sorta di “sonnambulismo”.

Tutto ciò assodato onde terminare gli “UEEEEE” i sempre meno lucidi genitori si sono alternarti con varie tecniche, dalle canzoncine per la nanna alle carezze sulla schiena, dal tono serio a quello dolce, dal bicchiere d’acqua al “andiamo a fare la pipì”.

Poi, anche per cercare di far dormire i fratellini, Pica è stata trasferita sul divano dove ha continuato a esternare i suoi “UEEEEE” teneramente abbracciata alla sua mamma stravaccata sul divano mentre papà Ovo cercava un oggetto estraneo nel lettino (vuoi mai sapere che nel buio ci sia scappato un boa constrictor nel lettino e la piccola voleva informarci di non poter dormire con codesta compagnia?)
Infine, d’improvviso, la cucciola ha urlato il suo ultimo “UEEEEE”; poi ha guardato sua mamma come se fosse la prima volta che la vedeva e ha chiaramente scandito le seguenti parole: “Io vado a dormire”.
Si è girata in direzione cameretta, ha chiesto aiuto a suo papà affinchè la calasse nel lettino e…. si è addormentata.
Alle 2,47 la pace è tornata a regnare in casa.

Questa mattina Pica si è svegliata allegramente alle 10 e mezza mentre gli augusti genitori vagavano come zombi per casa già da tre ore consci del fatto che:

1)        non sono più abituati a certe nottate e soprattutto…
2)        Pica, dormi serena!!!

 

P.S.: A seguito del post della scorsa settimana e stante la Juventus qualificata per la finale di Champions, il Monno ci ha tenuto ad informarsi se per caso anche “Berlino” fosse in Piemonte (magari ci poteva scappare un’altra partita allo stadio). Ricevuto parere negativo ha quindi convenuto che la Juventus giocasse la finale in trasferta e che di conseguenza fosse svantaggiata: “che sfortuna papà!”

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