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PAPPAPPERO!

Qualche mese fa le maestre del Monno ci avevano informato che quest’anno l’annuale gita di classe si sarebbe svolta nell’arco di ben due giorni… notte compresa.

La reazione in famiglia era stata di contentezza da parte di mamma, papà e di Pica (che quando si parla di gita è sempre contenta), di estrema invidia da parte dell’Ovetta e di terrore puro da parte del Monno… “Ma… io… e come faccio… senza mamma.. senza papà…. Senza Ovetta… senza Pica… non ci sarà nessuno! UEEEEE!!!!”

Poi, dato che ovviamente ci sono solo 365 giorni in un anno, anche la gita di Pica è stata programmata in contemporanea a quella del Monno in modo che fosse ben complicata la gestione del tutto.

Mercoledì sera Monno e mamma preparano lo zainetto; il Monno, per l’occasione, decide di entrare nella sua modalità “pre-gara”: zero sorrisi, mutismo assoluto, concentrazione massima, un po’ di sana e conclamata fifa.
In gran segreto, Mamma Ova consegna al cucciolo avrà al polso un braccialetto portafortuna-portabaci-portamivialafifa, un po’ come la piuma di Dumbo, per intenderci.
Subito dopo Pica e mamma preparano l’altro zainetto ; per l’occasione Pica saltella per tutta la cucina chiacchierando senza fine non riuscendo a trattenere l’eccitazione per la gita.

Giovedì mattina, papà Ovo accompagna il Monno fino alla sede carceraria, ops… volevo dire all’ostello, all’interno del parco di Monza dove il nostro eroe avrebbe passato le successive 36 ore.
Lì papà Ovo trova: 24 bambini eccitati fino allo spasimo, fra cui il Monno che ha salutato il vetusto e si è dileguato con gli amichetti seduta stante, 24 genitori di cui almeno la metà sull’orlo di una crisi di nervi e 2 insegnanti chiaramente drogate perché altrimenti non avrebbero mai proposto tutto ciò.
Quindi si scapicolla all’ingresso dell’asilo di Pica (dove mamma aveva portato la nostra eroina) giusto in tempo per vederla uscire e salire sull’autobus con un sorriso a 36 denti.

Nel pomeriggio il bus riporta all’ovile Pica che scende ancora con il suo sorriso a 36 denti che da quel momento dirà ad ogni passante “…e io oggi sono andata in gita… e tu no!! PAPPPAPPERO!!!”
Cadono sotto i colpi del PAPPAPPERO le maestre dell’Ovetta, tutti gli amici, l’allenatrice di atletica e anche quella di ginnastica dell’Ovetta, nonchè il vigile del quartiere e qualche nonna di passaggio.

Venerdì pomeriggio, papà Ovo torna al parco per riprendere una nuvola di polvere, terra e sporcizia al cui interno ha intravisto uno stanco ma felice Monno.

Note a margine…

1) La gita secondo Pica: “Mamma è stato tutto bellissimo, ho visto i dinosauri ma non c’era da avere paura perché erano delle statue, non erano mica vere! Abbiamo mangiato, sul pullman non ha gomitato nessuno… del fiocco arancio, abbiamo cantato il “mismo sol” e poi credo di aver dormito ma pochino pochino perché ero stanca: che bello!”

2) La gita secondo il Monno: “Papà, è stato tutto bellissimo, abbiamo giocato, fatto degli esperimenti, mangiato al ristorante, ho avuto un po’ di malinconia ma proprio poca però ho dormito male perché il bimbo L. che dormiva sopra di me russava come un maialino e ha fatto GGGGRRRRRRRR tutta la notte;….. mi piacerebbe rifarla questa gita… subito!!!”

3) La gita vista da papà Ovo (che incidentalmente è rappresentante della classe del Monno): “Ho visto genitori in panico per i loro pargoli abbandonati per 36 ore, whattsup allucinanti, maestre sorridenti e pimpanti il giovedì mattina, maestre o quel che ne resta il venerdì pomeriggio. Evviva la gita ma per quest’anno basta così.”

4) La gita vista da mamma Ova (che incidentalmente è rappresentante della classe di Pica): “Ho visto vari genitori agitati già dal giorno prima, più di un whattsup allucinante, maestre sorridenti il giovedì mattina, maestre o quel che ne resta il giovedì pomeriggio. Evviva la gita ma per quest’anno basta così.”

Per ora, basti sapere che il capitolo “gite” a casa Ovetti anche per quest’anno si è concluso.

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Dietro le quinte

“Sai papà che oggi non ho usato il mio shampoo per lavare i capelli?”
“Ah no? E come mai? Era finito?”
“No non era finito ma la maestra Chicca e l’Ovetta S. mi hanno detto di usare il loro.”

Piccola premessa: da ormai parecchi anni il sabato mattino tutti e tre gli Ovetti vengono accompagnati da papà Ovo in piscina.
Qui, il vetusto ha l’importantissimo e fondamentale compito di consegnarli a Chicca (ma solo Pica e Ovetta) e Cuan (il Monno) poi, stremato dalla folle responsabilità, si può dedicare per i successivi 90 minuti ad attività più amene (tipo lettura di giornale e aperitivo con amici) buttando qua e la un occhio verso la piscina e ricordandosi (perché non sarebbe bello dimenticarsi) di riprendere tutti e tre gli Ovetti al termine delle fatiche acquatiche.
 
Detto questo, va da se che sia la maestra Chicca che il maestro Cuan meritano di esser tenuti in grande considerazione visto che riescono a gestire in modo egregio una ventina di Ovetti a testa svestendoli e consegnandoli alla piscina e, in seguito, docciandoli, shamponandoli, phonandoli, asciugandoli, rivestendoli e riconsegnandoli ai rispettivi genitori: il tutto senza uscire pazzi e, quasi sempre, senza scambiare indumenti più o meno intimi dei vari Ovetti.

“Nessun problema Pica; se l’ha detto la maestra Chicca va bene senz’altro.”
“Perché ogni tanto uso quello dell’Ovetta ma questa volta l’Ovetta S. era più vicino”
“E perché ogni tanto usi quello dell’Ovetta? Anzi, dimmelo tu: scusa Ovetta è vero che ogni tanto usa il tuo?”
“Ma no papà, non capita quasi mai; solo qualche volta… sai… siamo tutte li… e usiamo quello che troviamo… ma solo qualche volta. Magari quello di una delle due sorellastre.”
“??? Sorellastre???”
“Si, hai presente quelle che nuotano nella mia vasca?”
“Si.”
“Ecco loro.”
“E perché “sorellastre”?”
“Perché appena scendono e i loro genitori non li vedono più allora cominciano a farsi i dispetti, tirarsi i capelli, lanciarsi addosso le cose, dirsi le parolacce e così via; allora noi le chiamiamo le “sorellastre”.”
“Ah! però! (sembravano tanto carine), vabbe… e, così, tanto per parlare, Monno queste cose succedono anche nello spogliatoio dei maschi?”
“A parte l’Ovetto C. intendi?”
“Si, a parte l’Ovetto C.: quello lo vedo anche io che viene sospinto, completamente in lacrime, dal genitore di turno verso Cuan che se lo porta giù praticamente di peso.”
“Sì, beh, giù continua e allora Cuan lo spoglia tutto e lo spedisce di sopra dove comunque continua a piangere anche in piscina.”
“Si.. si… Monno… quello lo vedo anche io; intendo dire se succede qualche cosa altro di strano.”
“Ehmm…. No… forse l’unica cosa strana è l’Ovetto F. che si chiude nell’armadietto?”
“Scusa?!?!”
“Si, ogni tanto, mentre Cuan lava i più piccoli e noi stiamo già rivestendoci.”
“… intendi nel momento in cui tu prendi indumenti a caso che poi dobbiamo riconsegnare il sabato successivo?”
“Si… ecco.. in quel momento l’Ovetto F. si arrampica sugli armadietti, raggiunge quelli più in alto e si chiude dentro… così, per scherzo.  Ma poi esce e salta giù e noi ridiamo come matti.”


Ma perché ho voluto saperlo?

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Quasimezzana

Una sera in settimana a casa Ovetti…

“Ciao bimbi, come è andata oggi a scuola?”
“Io focco aranzo, zocato con amici”
“Io tutto bene, però ho un problema.”
“Ah si? Che problema?”
“Bene anche io. Però oggi gli ovetti M. e C. hanno fatto i monelli e allora la maestra B. ha messo le telecamere.”
“???? Scusa?”
“Ho zocato con amizi grandi e mi sono divertita e poi …ahh…ahh… che ridere!”
“Vedi io vorrei amare le ovette L. o A.”
“No no, dicevo all’Ovetta. Che telecamere? … aspetta Monno: chi è che vuoi amare tu?”
“Sì, vedi, siccome M. e C. facevano sempre i monelli ma non dicevano mai chi era stato e disturbavano sempre, allora la maestra ha messo una telecamera.”
“… e poi ho zocato anche con i bimbi mezzani e…ah…ah… che ridere !!!”
“Già; io vorrei amare L. o A., sono due bimbe mezzane del mio fiocco.”
“Ok, forse devi scegliere, non puoi volerne amare una e l’altra. Ovetta, ma sei sicura che la maestra ha messo una telecamera????”
“…e ma il problema è che tutte e due vogliono amare l’ovetto A. e non me, e allora non so come fare a scegliere.”
“Sì! Certo! La maestra ha messo una telecamera per scoprire chi fa sempre il monello ma non ci ha detto dove l’ha messa, così poi va a guardare il filmato e li scopre: allora M. e C. hanno cominciato a comportarsi bene perché hanno paura che poi la maestra guardi la telecamera e scopra chi è stato a fare il monello. Capito come è furba la maestra?”
“Ahh! Ho capito! Ma l’ovetto A. ha deciso chi delle due bimbe deve amare?”
“…e poi siamo andati in bagno con le maestre, ho tirato giù le mutandine e la pipì è uscita ed è finita sul pavimento pecchè non ero al vatel e allora ho chiamato maestra e ho detto : Guarda qui cosa succede!!!” (leggasi: nel momento del bisogno, una mia compagna di asilo si è inopinatamente frapposta tra la sottoscritta ed il water; io, da signorina gentile ed educata quale sono, l’ho fatta passare mettendomi diligentemente in coda con le mutandine abbassate onde non perdere ulteriore tempo, sfortunatamente ho sentito il rumore della pipì altrui e la mia pipì non ha resistito ed ha deciso di uscire lì, seduta stante: ovviamente tale accadimento non può essermi imputato, l’ha detto anche la maestra, eh!).
“Però noi abbiamo capito che la maestra ha messo la telecamera al posto di un interruttore della luce.”
“Ma, credo che A. abbia deciso di non amare nessuno.”
“Beh Ovetta.. comunque adesso fate i bravi lo stesso anche se sapete dove la maestra ha (scaltramente) nascosto la telecamera.”
“Pica… ma dopo questo macello sei tornata a giocare, magari con le bimbe piccole (cioè quelle della tua età)?”
“Certo, ma noi eravamo brave anche prima; M. e C. invece adesso fanno macelli lontano dall’interruttore della luce così la maestra non li può vedere.”
“Eh no,… io non zoco con bimbi piccoli eppecchè io non sono piccola, io sono “quasimezzana”.”
“Adesso devo cercare qualcun altro da amare.”

Ricapitolando:
1) Le maestre dell’Ovetta cercano di marginare l’esuberanza degli Ovetti più scalmanati millantando astutissimi trucchi tecnologici degni di 007… con dubbi risultati (ma gli Ovo genitori plaudono alla fantasia dimostrata).
2) Pica, dopo esattamente due mesi di asilo ha deciso di autopromuoversi; sebbene sia, di gran lunga, la più piccola dell’intera classe ha deciso di non sentirsi riconosciuta nel termine “piccola”… certo forse “mezzana” è eccessivo…. “quasimezzana” invece pare essere perfetto!
3) Il Monno…. Beh… lui ha problemi seri, d’altra parte quando hai in classe con te un dongiovanni come l’Ovetto A., la vita amorosa, anche a 5 anni può essere davvero difficile.

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