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Il nettare degli dei

All’inizio ce la siamo presi con calma.
In fondo, ci si diceva, sarà solo un cambio…. Magari all’inizio gliene daremo un po’ di più… ma cosa vorrai mai che sarà. Era ottobre.

Lo svezzamento di Pica è sempre stato un qualche cosa di abbastanza facile; supportato dal fatto che alla cucciola il cibo piace… e molto, il passaggio dal latte materno allo stinco al forno è stato onestamente molto semplice (sì, vabbè, in mezzo ci sono state alcune pappette, ma solo fino a quando non è riuscita ad allungare la sua manina verso la prima lasagna).
Con notevole ottimismo, quindi mamma Ova e papà Ovo ad inizio ottobre hanno dato il via all’operazione “tetta free” il cui scopo era quello di togliere l’ultima tetta serale alla cucciola e sostituirla con del buon lattozzo.

MA, c’è sempre un “ma”, non si era tenuto conto del fatto che, malgrado Pica sia una buongustaia, malgrado abbia sempre mangiato tutto ed in abbondanza, malgrado tutto insomma, ebbene alla cucciola il latte faccia semplicemente… schifo.

Ne è quindi scaturita una sorta di guerra ad oltranza tra mamma Ova e l’ultimogenita:
Latte di mucca scremato…. Puah!
Latte di mucca intero….Bleah!
Latte di crescita (se lo sa la PediNazi ci uccide senza processo)…Ueeeee!
Latte di capra….Ahhhhh!!!
Latte di soia… Nghengnhenhe
Tutti i latte di sopra in versione granulare….Puah! (e pure) Ueeee!
Tutti i latte di sopra caldi, meglio ancora tiepidi… Bleah! (e pure) Ahhhh!
Yogurt magro (o grasso o metà e metà)….. Nghengnhenhe, Puah e anche un poco di Bleah

Dopo un mese di dure battaglie, la situazione era la seguente: mamma Ova sull’orlo di una crisi di nervi e Pica tranquillamente attaccata alla sua tetta serale.
Poi venne novembre, la cucciola si ammalò e verso metà mese mamma Ova si armò per il secondo round.
Avendo però avuto tempo, studiò l’avversaria e calò subito il suo asso nella manica.
Dal piano di sopra, luogo in cui è relegato papà Ovo durante la tetta serale, si capì subito he qualche cosa stava succedendo… Nessun Bleah!, nè Puah! Nè Ahhh!, nossignore, nulla di nulla.
Sbirciando al piano di sotto papà Ovo vide la cucciola in braccio a sua madre, intenta a spremersi direttamente lei stessa in gola il contenuto di un piccolo sacchetto di plastica multicolor; prosciugatolo in un amen, Pica si gira verso mamma Ova con lo sguardo suo tipico di quando deve chiederti il bis dei gnocchi o una seconda fetta di Saint-Honorè.
Dopo breve discussione e accettato il triste fato che il tutto fosse finito ed il bis non fosse previsto, la cucciola chiede la nanna e si addormenta serafica e soprattutto dimentica della tetta di sua madre.

Miracolo?
Sì, ma anche il miracolo ha un nome.
Non di yogurt si tratta, nè di latte di alcun tipo (a proposito papà Ovo ha annullato l’ordine per un campione di latte di gnù che si stava facendo arrivare dall’altopiano del Sudafrica visto che era l’ultimo latte non ancora provato); nossignore, nulla di tutto questo.
Il nostro eroe si chiama “Yomino” (si veda qui) e viene confezionato in coloratissime confezioni multicolor; il suo sapore pare assomigli al nettare degli dei ed è venduto in confezioni da 85 grammi di pura pace e tranquillità familiare.

Il fatto poi che 85 grammi vengano via alla modica cifra di 0,70 euro e che fatti due semplici conti sì tratta di un prodotto che costa 8,3€/kg cioè quasi il quintuplo di un litro di benzina, venti volte il prezzo dell’acqua minerale in bottiglia e poco meno di un buon whisky ed inoltre il fatto che in un anno il budget di casa Ovetti dovrebbe prevedere una uscita di 250€ in “Yomini” (sempre che poi la ragazza non riesca a spuntare il bis) al momento non è stato considerato.

…al momento.

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Ovovia in Tunisia

Lunedì.
Il Monno si presenta in ospedale per la visita agli occhietti.
“Buongiorno” si presenta il dottore.
“Buonzorno, mi chiamo Monno e zo gli occhi belli” di rimando il cucciolo.
Il dottore abbozza.
Segue giornata di gioco e coccola totale con la mamma e conseguenti goccine (collirio) serale.

Martedì.
Il Monno si presenta all’ingresso del suo fiocco dopo la giornata di festa-extra. Ad accoglierlo la maestra.
“Ciao Monno, tutto bene ieri?”
“Zao maestra, sì sì, tutto bene. Il dottole ha detto che zo gli occhi belli ma lo zapevo già.”
Poi senza soluzione di continuità si riappropria del suo ruolo all’interno del fiocco, lasciando maestra e papà Ovo ai loro inutili convenevoli.
In serata la giornaliera storia del mappamondo porta papà Ovo a raccontare la regione del nord Africa tra Egitto, Algeria, Marocco e Tunisia.
“Ho capito!” afferma il Monno.
???
“In Tunisia costruiscono l’ovovia, vero papa?”

Mercoledì.
A mamma Ova arriva un terribile sms da parte di una mamma di un’Ovetta, compagna di classe. Testuale: “Mia figlia ha ospiti in testa.”
Mentre mamma Ova e papà Ovo cominciano a grattarsi ovunque e già pensano a disgustose serate passate a “spulciarsi” reciprocamente in testa a mò di babbuini. La reazione degli Ovetti è la seguente: per il Monno non c’è da preoccuparsi… “tanto anche nel focco rosso ci zono stati i pidocchi”, per l’Ovetta non bisogna preoccuparsi… “adesso capisco perché l’Ovetta A. ha passato l’intera giornata a grattarsi”, per Pica non c’è da preoccuparsi … l’importante è avere davanti un bel piatto di pastasciuttta da mangiare.
Ognuno ha il proprio modo di reagire di fronte alle emergenze.

Giovedì.
L’Ovetta affronta una lezione gratuita di prova di mini-mini-basket.
Superata la prima incomprensione sul concetto di “possesso di palla” (no Ovetta, non si intende che la palla la devi tenere sempre e solo tu), la piccola sviluppa un modo tutto suo di palleggiare: la palla rimbalza davvero contro il terreno spinta dalla sua manina (palleggia davvero, insomma) ma contemporaneamente anche l’Ovetta saltella su e giù…. In pratica si assiste ad una sincronia perfetta di Ovetta+palla che vanno su e giù per tutta la palestra:  tecnica migliorabile.
“Monno… vuoi provare anche tu?” chiede mamma Ova ad un Ovetto relegato sugli spalti.
“No mamma, zono toppo basso” risponde un treenne conscio dei propri limiti.

Venerdì.
Come ogni venerdì, mamma Ova si alza presto al mattino e lascia a papà Ovo l’intera gestione del pre-scuola.
Solo che questa volta, causa pericolo pidocchi, papà Ovo si vede incaricato di affrontare un arduo compito: fare i codini in testa all’Ovetta.
L’operazione prevede il maschio alfa di casa Ovetti coadiuvato dal Monno (assistente e passatore di codini) operare con grandissimo sangue freddo per realizzare due… cosi… che in qualche modo tengono insieme i capelli della cucciola; ovviamente niente di simmetrico… ovviamente con ciocche anarchiche che si rifiutano strenuamente di aderire al progetto “codini”.
All’arrivo in classe la maestra P., colta da senso di pietà, mette mano alla testa della cucciola dandole un senso compiuto.

Sabato.
Per un’incomprensione tra i genitori di casa Ovetti, Pica s’ingurgita ottanta (diconsi ottanta !!!) grammi di pastasciutta.
Quando i due se ne rendono conto, sgranano gli occhi in direzione della cucciola la quale sfoggia il suo più bel sorriso a cinque denti spaiati quasi a voler ringraziare di cotanto ed inatteso regalo.

Domenica.
5 minuti di paura per Pica.
Dapprima l’Ovetto L., un anno e mezzo ben pasciuti, decide di sdraiarsi sopra di lei in tutto il suo peso. L’Ovetta fa da messaggero a mamma Ova e papà Ovo: “L’Ovetto L. sta sopra Pica, qualcuno lo fa scendere?”
In seguito l’Ovetto L. decide di entrare in bagno proprio mentre Pica è seduta sul suo vasino rosso.
Probabilmente accortasi di non aver possibilità di fuga dinnanzi al bruto ed ancora prima che lo stesso possa muovere un muscolo, la cucciola opta per un urlo straziante in modo che tutti i genitori di casa accorrano in suo aiuto: la tecnica riesce.
Infine, fatto uscire il pericolo numero uno dal bagno, la piccola si concentra di nuovo sul fare la pipì nel suo vasino rosso… ma qualche cosa va storto e la si ritrova cinque minuti dopo sdraiata per terra, pancia sotto, culetto all’aria, vasino rovesciato.

Proprio cinque minuti difficili… ma in fondo una settimana tranquilla.

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Tracce

Se si deve fare una rapida e succinta descrizione dei tratti caratteristici di Pica in questi ultimi mesi, credo che i tre punti salienti che proprio non si possono escludere siano i seguenti: la bava, la pappa e le camminate.

1)            La bava.
“Guarda come sbava… forse tra poco arriveranno i dentini”.
Questa frase mamma Ova l’ha pronunciata ai primi di Aprile, all’alba dei sei mesi e mezzo. Da allora Pica ha sbavato praticamente in ogni dove: sulle alpi, sulle colline toscane, nel tirreno e nell’adriatico.
In compenso il risultato è stato alquanto modesto: due incisivi (storti) di sotto ed un incisivo ma laterale sinistro di sopra.
Più ettolitri di bava ovunque, ovviamente.

2)            La pappa.
All’inizio non è che la cosa la interessasse poi molto.
Le pappe di farina per i neonati e quelle di riso sempre per i neonati… la lasciarono abbastanza indifferente.
Poi, così, tanto per fare, provammo a farle assaggiare degli straccetti di carne salata… e fu amore a prima vista.
Da allora un susseguirsi di successi prodigiosi culminati con salamella, orata alla griglia (mezza… almeno), pici con il ragù, bresaola (ma quella buona), formaggio (ma quello preso nella malga in altura), funghi (porcini…saltati, grazie), ecc…ecc…
E se sulla qualità sappiamo bene discernere, non che nella quantità si possa lesinare: nossignore.
Prima infatti mangiamo una porzione (abbondante) di pappa dalle dolci manine di mamma Ova; poi, quando anche gli altri si uniscono alla tavola, pretendiamo a viva forza una serie infinita di “assaggini” dagli altri piatti.
Si noti peraltro che il tutto viene abbondantemente “masticato” da tre dentini che non si toccano nemmeno a volerlo… una faticaccia!
Sarà forse per questo che la Pedi-nazi, non trovando per ora altro difetto, si sia sentita libera di apostrofare la cucciola con un semplice “sei più grassa che alta”… poco gentile ma abbastanza preciso.

3)            Le camminate.
Gli anziani genitori avevano creduto che, vivendo a stretto contatto con Ovetta e Monno, la cucciola avrebbe cominciato presto a gattonare, magari anche solo per spirito di sopravvivenza.
Invece no.
Prima ha imparato, svogliatamente e senza troppa convinzione, a stare seduta.
Poi, probabilmente vista la fatica impiegata per imparare detta posizione, ha optato per saltare totalmente la fase del gattonamento e pretende quindi di camminare direttamente.
Ecco quindi che la cucciola prima si impossessa di un pollice del malcapitato genitore di passaggio, poi si getta a corpo morto per afferrare il pollice mancante, infine, ben strette le due dita, si issa sui cosciotti e comincia camminare, con andatura incerta, per tutta casa.

Riassumendo: in questo periodo non è difficile vedere, in casa Ovetti, mamma o papà che, spezzandosi la schiena, tengono per due dita la piccola Ovetta mentre, cosciotti all’aria, gira per tutta casa, lasciandosi una scia di bavetta prima sulla maglietta e poi via via sulle gambe e dietro di sè mentre vi sorride felice con un affascinante sorriso a… tre denti: impagabile.

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