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Il salto del Monno

Un lunedì… a febbraio…
“Mamma, giovedì, sul diario le maestre hanno fissato un colloquio per voi, gnam gnam, mi passi i tortellini?”
“Ok Monno. L’ho segnato anche se è strano; ma sei sicuro? Senza nemmeno conoscere le pagelle del primo quadrimestre?”
“Già… gnam gnam….”
“Monno,…. Non è che per caso le maestre devono dirci qualche cosa di strano su di te?”

(Il Monno ci pensa con fare assorto per un paio di secondi masticando tortellini)

“No papà, davvero. Posso avere il bis?”

Il giorno successivo… sempre a febbraio… mentre papà Ovo passeggia per le vie di Ovo city per caso
“Oh buon giorno Sig.ra maestra! Ci vediamo giovedì, vero?”
“Sì certo. Ci sarete tutti e due?”
“Certamente,… beh… a dire il vero io alle 18.00 come da appuntamento mentre mamma Ova arriverà con un dieci minuti massimo di ritardo, causa impegni lavorativi, ma nel frattempo possiamo cominciare noi.”
“Beh… a dire il vero… preferiremmo avervi tutti e due insieme… ma non sarà un problema; vediamoci direttamente alle 18,10”
“Ah!”

Stesso giorno… sempre a febbraio…. A cena
“Monno… pensaci bene!”
“Davvero papà! Gnam gnam… non lo so!”
“Monno mettiamola così: qualche cosa hai combinato; questa storia del colloquio non mi convince. Cosa hai fatto?”
“Mamma a me non vien in mente nulla; posso avere il bis?”
“Sì… anche perché sarà la tua ultima cena! Se ti sei comportato male e nemmeno te ne sei reso conto… ecco … guarda che poi sarà peggio.”
“Io non ho fatto – Gnam Gnam – niente… posso avere il tris?”

Quel giovedì… sempre a febbraio… alle ore 18.10
“Dunque, abbiamo voluto vedervi insieme perché è un po’ che osserviamo vostro figlio e vorremmo dirvi una cosa…”
“(Ecco… lo sapevo che aveva combinato qualche cosa.. lo strozzo… anzi peggio prima lo strozzo, e poi lo strozzo di nuovo…)”

Mezz’ora dopo gli Ovo genitori rientravano lentamente a casa, ripensando al colloquio appena avuto con l’unica certezza che effettivamente il Monno non aveva combinato nessun pasticcio.

Poi è stato il momento dei pensieri: quelli di mamma e papà Ovo; poi quelli dei genitori e del Monno, infine quelli dei genitori, quelli del Monno e delle sorelle fino a quando il Monno, a cui è stata data l’ultima parola, ha sciolto la riserva: “Sì,… voglio provarci!… ma non voglio che si sappia in giro prima della fine.”

Nei mesi successivi Pica ha assurto al ruolo di motivatrice (“bravo Monno! Dai Monno!”); l’Ovetta a quello di “experto en lengua espagnola”; entrambe si sono sobbarcate gli impegni famigliari del fratello (fare i letti, disfare la lavastoviglie, preparare la tavola); mamma e papà Ovo quello di trainer multidisciplinari.
Dal canto suo il Monno si è diviso tra gli impegni scolastici e quelli supplementari almeno fino alla fine della scuola; poi, mentre tutti gli amici e le sorelle cominciavano con i vari campus, si è gettato in una quattro settimane di full immersion 9-12 / 14-18: sette giorni su sette fatte eccezioni per gli intoccabili impegni dell’atletica, le partite dell’Italia e le gare della F1.

Alla fine, finalmente, sono arrivati i tre giorni in cui tutto questo impegno sarebbe stato messo alla prova dei fatti: il Monno, calzoncini corti, maglietta pulita (ma scarpe bucate), un po’ intimidito ma contento di esserci arrivato, è entrato mano nella mano con papà alle scuole medie dove ad attenderlo c’era la commissione intera convocata giusto per lui: lunedì italiano, martedì matematica, mercoledì inglese e a seguire l’orale di TUTTE le materie di prima media.

“Monno”
“Sì?”
“Ti aspettavi un periodo così difficile?”
“Insomma…”
“Te lo avevamo detto però.”
“Si, è vero, ma farlo è diverso!”
“Hai ragione. Sei contento?”
“Tantissimo!”
“E l’esame te lo aspettavi più facile?”
“No… ma nemmeno più difficile; ma cosa ha detto la preside?”
“Che sei andato bene e hai passato l’esame.”
“Quindi adesso passo dalla quinta elementare direttamente alla seconda media?”
“Sì”
“YEAHHH! Evviva!”

Grazie super maestre! Senza di voi, il Monno non sarebbe arrivato qui.

E bravo Monno, hai affrontato il primo esame “scolastico” della tua vita con grande determinazione e impegno, con tenacia e organizzazione e anche un pizzico di follia. Fai tesoro di questa esperienza. L’Ovo famiglia al completo è fiera di te… più di quanto tu lo sei di te stesso. 

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Marines

Con l’inizio della scuola media, l’Ovetta ha dovuto cominciare a conoscere una selva di nuovi professori.
Ovviamente, come giusto che sia, ci sono i preferiti, i “buoni”, quelli “vecchietti”, quelli “troppo forti”, quelli “Sì,.. beh…” e poi c’è lui! Il temibilissimo professor M., docente di una materia che ai più farà correre un brivido lungo la schiena: scienze motorie o per il vetusto papà Ovo … educazione fisica o meglio ancora ginnastica.

Papà Ovo ha realizzato quindi che il grosso dello scoglio, nelle relazioni personali Ovetta-corpo docente, aveva come ostacolo maggiore il prof di educazione fisica e ne è stato intimamente felice. Poi, nella settimana scorsa, ha pure conosciuto detto professore che, in maniera molto onesta, ha ammesso i suoi modi bruschi, forse un po’ rudi, ma comunque tesi a “svegliare” questi ragazzi e a dargli i primi rudimenti di quante più attività fisiche possibile. Papà Ovo l’ha promosso, se non altro memore dei suoi professori di educazione fisica il cui impegno era inversamente proporzionale alla classe d’insegnamento.

Mercoledì scorso, si è tenuta la lezione con “corsa campestre e valutazione” il cui riassunto, interamente dedotto dal racconto dell’Ovetta si può qui riassumere.

“Prima il professore ha sistemato i maschi a piccoli gruppi ai vertici di un grosso rettangolo che poi erano gli 800 metri della campestre, poi ci ha detto quale era il percorso e ci ha dato il via.
Tutte le mie compagne sono partite a razzo, io invece no. Poi, a metà del primo lato, sono tutte scoppiate e io ho iniziato a superarle tutte e alla fine del primo giro ero in testa.
E’ stato tutto molto bello perché anche i miei compagni facevano il tifo per me; beh… a parte quando mentre correvo ho dovuto dire a Mp e MF dove dovevano mettersi a fare l’angolo perché stavano andando a farfalle.”
“E quindi hai vinto?”
“Si! Sono arrivata prima!”
“Brava Ovetta! E quanto ci hai messo?”
“Mmmm… 3 minuti e qualcosa.”
“Buon tempo, brava. E le tue amiche erano subito dopo di te?”
“Noooooo. Molte sono arrivate molto dopo di me… e hanno preso 4.”
“4? E in quanto sono arrivate le ultime?”
“7 minuti e mezzo”
“Azz!…. Pardon,…. Volevo dire, effettivamente…”
“Sì però Papà, non erano proprio le ultime.”
“In che senso?”
“7 minuti e mezzo è il tempo per le ultime che sono arrivate correndo, poi ci sono quelle che hanno camminato, non ce la facevano proprio.”
“… Non ce l’hanno fatta??? Ma davvero?” 
“E poi c’è stata quella che si è persa”
“????? Persa? Facendo due giri per un totale di 800 metri? Vale a dire 400 metri a giro? Circa 100 metri per lato? Come (diavolo) si fa a perdersi?”
“Boh! Però il prof a quel punto mi ha chiamato e mi ha detto: tu, che sei stata la più veloce, ti do 10, però adesso vai a cercare la dispersa.”


“Vabbè. Hai preso 10 Ovetta!!!! E hai anche ritrovato la compagna dispersa.” Al professor M(arines) onestamente … invece un sincero in bocca al lupo… lo aspetta un gran lavoro!

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