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Allenamento

In settimana mamma e papà Ovo, per evitare l’ennesimo fine settimana di spiaggiamento tra il divano (fronte tv) e il letto (fronte libri) con annessi capricci e bisticci, hanno proposto ai cuccioli una gita in montagna per affrontare un sentiero che, di riffa o di raffa, ci era sempre sfuggito.

Sabato mattino ore 8,00
I nostri eroi partono puntualissimi per un’oretta abbondante di strada che li porterà alla partenza del sentiero; l’oretta e mezza abbondante virerà presto sulle due ore stante che in molti hanno avuto la stessa idea.

Ore 10,00
Arrivati in posto, onde evitare di sbagliare sentiero, papà Ovo ferma un autoctono per chiedere informazioni sul reale punto di partenza.
La risposta è lapidaria: “Guardi che il secondo tratto del sentiero è franato; non si può fare”… “Ah…ehm….. bimbi, credo che faremo solo il primo tratto”…. “Veramente non farà nemmeno quello”….”Scusi? E perché no?”…”Ci stanno facendo i lavori e lo stanno facendo saltare con la dinamite.”
Le motivazioni dell’autoctono hanno completamente convinto l’intera Ovo-family.
Il morale della truppa appare basso ma è solo un secondo: “Mi scusi ancora… un consiglio… visto che siamo qua: cosa ci consiglia?”… “Potete andare in Val Codera”. “Interessante, ci vuole molto? E’ difficile?”
Qui l’autoctono offre la parte migliore di sè potendo dipanare la sua conoscenza del territorio: “il sentiero è molto bello, all’inizio è un po’ difficile perché va su parecchio, poi c’è un falsopiano e si arriva tranquilli: un’ora e mezza ci vuole tutta”
Papà Ovo, facendo un po’ la tara al valligiano regola il percorso sulle due ore: si può fare. “Bimbi: si parte!”

Ore 11
La prima ora di cammino (quella che il valligiano aveva definito come “duretta”) si rivela un susseguirsi senza fine di gradoni di roccia di altezza difforme caratterizzati dall’unica nota in comune di riuscire a spezzare il fiato, le gambe e la resistenza di ognuno.
Pica, da “diesel” qual è passa il tempo in una lamentela continua al suono sommesso di “noncelafaccioètroppoduramifamaletuttosonostanca…ecc…ecc…”; il Monno riesce comunque a parlare in continuazione, mamma e Ovetta arrancano nelle retrovie, papà Ovo ascolta il Monno ma non riesce a rispondere per mancanza di fiato.

Ore 12
La seconda ora di cammino (quella che il valligiano aveva definito come “altopiano”) non si è palesata… almeno a noi.
Al contrario i gradoni “spezzagambe” sono continuati senza sosta e la famiglia si è spaccata in due: nel plotone di testa il Monno che attinge forze dal parlare in continuazione, Pica in un lento degradare della cantilena lamentosa e papà Ovo che obnubilato dalla stanchezza risponde monosillabi a caso per fingere di stare ad ascoltare il Monno; nelle retrovie mamma e Ovetta si tirano alternativamente la volata ad ogni gomito di roccia sperando di vedere l’agognato altopiano.

Ore 13 
La terza ora di cammino (quella non prevista nè dal valligiano nè da papà ovo) ha alternato i soliti gradoni in salita ad altrettanto ripidi gradoni in discesa; poi… assolutamente inaspettati, si sono palesati ben 50… forse anche 100 metri di pianoro: giubilo tra i marciatori che sono quindi arrivati dopo tre ore di cammino a Val Codera, uno dei pochi paesi Italiani tutt’ora non raggiunti da una strada.
Qui lauto pasto, gran bevute, qualche foto e rilassamento vario.

Poi, con calma ma non troppa, e in solo un’ora e mezzo i nostri eroi sono riusciti a tornare giù, aiutati questa volta dai temutissimi “gradoni” che invece in discesa non sono così male. Il Monno non smette di parlare nemmeno in discesa, Pica ormai cammina senza smettere un secondo e senza lamentarsi, papà scende comunque mano nella mano con Pica (papà dammi la mano che se no cado) dicendo “si” o “no” in maniera casuale al Monno, mentre l’Ovetta si fa raggiungere da qualche crampetto e mamma Ova aiuta la primogenita. 

Riassunto dell’escursione:
4,5 ore
13,5 km
750 metri di dislivello positivo

Ma in fondo è solo un allenamento…
Santiago de Compostela aspettaci: dal 9 al 23 Agosto.. gli Ovetti saranno in cammino!

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Corona-gita

Dopo la bellezza di 90 giorni consecutivi di permanenza pressochè totale a casa, questa domenica la famiglia Ovetti al gran completo si è svegliata alle ore 7.00 e con un misto di eccitazione ed incredulità si è preparata per la gita fuori porta (in giornata) con amici al seguito!

Un evento che, stante appunto gli ultimi 90 giorni, gli Ovetti hanno assunto ad importanza capitale!

Alle ore 8,05 (dopo che papà Ovo risistemava i sedili posteriori che negli ultimi mesi erano stati abbattuti per consentire alla macchina di assumere una conformazione più alla “furgone” onde poter consegnare più spese ai vecchietti di zona) gli Ovetti e gli amici superavano il cartello del confine cittadino e l’evento veniva accolto da sonoro applauso liberatorio.

Dopo un’oretta e mezzo circa di macchina, ecco quindi che la compagnia di 9 persone (abbiamo tacitamente deciso che per essere “assembramento” si debba essere in dieci), zaini in spalla, scarponcini ai piedi e mascherina in faccia cominciava la sua scampagnata.
La compagnia era così composta: nella sezione Senior (anche detta Matusa) mamma e papà Ovo con mamma L. e papà M.; nella sezione Young (anche detta Raga) l’Ovetta, il Monno, la superyoung Pica, l’Ovetta C. e l’Ovetta E.

Intorno alle 11, quando ormai già il Monno cominciava a pregustarsi i panini (sì… un po’ in anticipo nevvero), ecco dipanarsi sulla sinistra un sentiero assolutamente secondario ai più. Ai più, ma non a papà M. che, di rinomate origini altoatesine e di spiccato senso dell’orientamento, indica senza indugio il sentierucolo come la via maestra che ci porterà sullo “splendido pianoro che ci spetta”.
In realtà, si scoprirà poco dopo, il sentiero ha una pendenza del 120% ed è ricoperto da un’invisibile e rarissima pianta a cui mamma Ova si scopre iperallergica tanto da alternare quattro passi ad uno starnuto… no, scusate, intendevo quattro starnuti ad un passo.
Quando un’ora dopo la compagnia scoprirà che mancherebbe ancora “almeno un’ora e mezzo per scollinare”, la situazione precipita e la compagnia si spezza in mille frammenti: da una parte papà M. (forse sta per Messner?), papà Ovo e mamma L. che optano per tornare indietro sulla via maestra, da un’altra Pica, l’Ovetta e l’Ovetta E. che la prendono con filosofia (eh.. va beh.. se dite che non si può…), da un’altra ancora Mamma Ova che si attacca allo Zirtec per cercare di sopravvivere e infine da un’ultima parte gli Ultras Monno e Ovetta C. che vedono calarsi addosso l’onta della sconfitta e non la prendono benissimo.

Il gruppo decide di tornare indietro e, mentre il Monno accertatosi di non potere proprio abbandonare la madre sofferente per dare l’assalto alla vetta se ne fa una ragione, l’Ovetta C. piazza un muso enciclopedico catalizzando l’attenzione dell’Ovetta in una coalizione teenegeriale contro l’ordine costituito di papà Ovo: segue discesa tra sbuffi, lamenti, sofferenze e addirittura spine di pino che trapassano le suole di scarponcini da montagna infilzandosi con dolori atroci nelle piante dei piedi… papà Ovo accetta tutto di buon grado e recita il rosario tra sè e sè per mantenere la calma.

Alle 13, tornati sulla via maestra, il gruppo di “affetti consolidati” si piazza in riva al ruscello per il picnic, tra chiacchere, spruzzi d’acqua e goliardia varia.

Poco dopo, non avendo ancora trovato lo “splendido pianoro che ci spetta” la banda dei 9 decide di proseguire sulla via maestra e, di lì a poco, ecco aprirsi davanti a loro il famoso pianoro… che poi era bello davvero peccato che ci si fosse trasferita mezza Milano (ed ecco allora che l’aver preso il sentierucolo in mattinata non sembra poi essere stata una cattiva idea… forse che papà M. voglia dire “Ma vedi che lo sapevo!”).

I cuccioli hanno quindi la strepitosa idea di “guadare” il fiume che, in quel punto, si divide in tante piccoli rivoli e ai matusa non resta prima che sperare che non ci cadano dentro di tutto punto vestiti, poi assistono alla (inevitabile) caduta via via di tutti i figli, al loro rialzarsi e al loro sempre più allontanarsi ricadendo ripetutamente nel fiume. 
Constatata l’impossibilità di rinnegare seduta stante la paternità, scatta l’operazione recupero al termine del quale si conterà (dal meglio al peggio): l’Ovetta E. in condizioni discrete, l’Ovetta piangiolenta causa incontro ravvicinato con ortica, l’Ovetta C i cui scarponcini… vabbè, Pica i cui scarponcini, i pantaloni e la felpa… vabbe e il Monno il cui unico punto asciutto era costituito dalla parte alta della maglietta… e ovviamente megasgridata in rigoroso ordine di comportamento.

Ricomposto il gruppo non resta che tornare verso casa con una lunghissima passeggiata di ritorno.

In serata gli Ovetti cenano frugalmente, si docciano velocemente e alle 21,30 le luci si spengono: due minuti dopo russano tutti.

Si, ci voleva.
ci volevano le gambe stanche per i 15 km di montagna,
ci voleva una bella giornata di sole che ti scotta un poco e alla sera ti tira la pelle,
ci volevano le scorribande dei bimbi e anche qualche pazzia,
ci voleva cambiare aria e anche panorama,
ci voleva stare in compagnia ed in bella compagnia,
ci voleva una giornata così… anche con le mascherine… perché è stato bello comunque.

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PAPPAPPERO!

Qualche mese fa le maestre del Monno ci avevano informato che quest’anno l’annuale gita di classe si sarebbe svolta nell’arco di ben due giorni… notte compresa.

La reazione in famiglia era stata di contentezza da parte di mamma, papà e di Pica (che quando si parla di gita è sempre contenta), di estrema invidia da parte dell’Ovetta e di terrore puro da parte del Monno… “Ma… io… e come faccio… senza mamma.. senza papà…. Senza Ovetta… senza Pica… non ci sarà nessuno! UEEEEE!!!!”

Poi, dato che ovviamente ci sono solo 365 giorni in un anno, anche la gita di Pica è stata programmata in contemporanea a quella del Monno in modo che fosse ben complicata la gestione del tutto.

Mercoledì sera Monno e mamma preparano lo zainetto; il Monno, per l’occasione, decide di entrare nella sua modalità “pre-gara”: zero sorrisi, mutismo assoluto, concentrazione massima, un po’ di sana e conclamata fifa.
In gran segreto, Mamma Ova consegna al cucciolo avrà al polso un braccialetto portafortuna-portabaci-portamivialafifa, un po’ come la piuma di Dumbo, per intenderci.
Subito dopo Pica e mamma preparano l’altro zainetto ; per l’occasione Pica saltella per tutta la cucina chiacchierando senza fine non riuscendo a trattenere l’eccitazione per la gita.

Giovedì mattina, papà Ovo accompagna il Monno fino alla sede carceraria, ops… volevo dire all’ostello, all’interno del parco di Monza dove il nostro eroe avrebbe passato le successive 36 ore.
Lì papà Ovo trova: 24 bambini eccitati fino allo spasimo, fra cui il Monno che ha salutato il vetusto e si è dileguato con gli amichetti seduta stante, 24 genitori di cui almeno la metà sull’orlo di una crisi di nervi e 2 insegnanti chiaramente drogate perché altrimenti non avrebbero mai proposto tutto ciò.
Quindi si scapicolla all’ingresso dell’asilo di Pica (dove mamma aveva portato la nostra eroina) giusto in tempo per vederla uscire e salire sull’autobus con un sorriso a 36 denti.

Nel pomeriggio il bus riporta all’ovile Pica che scende ancora con il suo sorriso a 36 denti che da quel momento dirà ad ogni passante “…e io oggi sono andata in gita… e tu no!! PAPPPAPPERO!!!”
Cadono sotto i colpi del PAPPAPPERO le maestre dell’Ovetta, tutti gli amici, l’allenatrice di atletica e anche quella di ginnastica dell’Ovetta, nonchè il vigile del quartiere e qualche nonna di passaggio.

Venerdì pomeriggio, papà Ovo torna al parco per riprendere una nuvola di polvere, terra e sporcizia al cui interno ha intravisto uno stanco ma felice Monno.

Note a margine…

1) La gita secondo Pica: “Mamma è stato tutto bellissimo, ho visto i dinosauri ma non c’era da avere paura perché erano delle statue, non erano mica vere! Abbiamo mangiato, sul pullman non ha gomitato nessuno… del fiocco arancio, abbiamo cantato il “mismo sol” e poi credo di aver dormito ma pochino pochino perché ero stanca: che bello!”

2) La gita secondo il Monno: “Papà, è stato tutto bellissimo, abbiamo giocato, fatto degli esperimenti, mangiato al ristorante, ho avuto un po’ di malinconia ma proprio poca però ho dormito male perché il bimbo L. che dormiva sopra di me russava come un maialino e ha fatto GGGGRRRRRRRR tutta la notte;….. mi piacerebbe rifarla questa gita… subito!!!”

3) La gita vista da papà Ovo (che incidentalmente è rappresentante della classe del Monno): “Ho visto genitori in panico per i loro pargoli abbandonati per 36 ore, whattsup allucinanti, maestre sorridenti e pimpanti il giovedì mattina, maestre o quel che ne resta il venerdì pomeriggio. Evviva la gita ma per quest’anno basta così.”

4) La gita vista da mamma Ova (che incidentalmente è rappresentante della classe di Pica): “Ho visto vari genitori agitati già dal giorno prima, più di un whattsup allucinante, maestre sorridenti il giovedì mattina, maestre o quel che ne resta il giovedì pomeriggio. Evviva la gita ma per quest’anno basta così.”

Per ora, basti sapere che il capitolo “gite” a casa Ovetti anche per quest’anno si è concluso.

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