Tag Archives: fratelli

Un breve domenica di tranquillità

Questa mattina, appena sveglio, papà Ovo è stato colto da improvviso senso di smarrimento.

Qualche cosa intorno a lui stonava… no, non è che stonasse,… è che era profondamente diverso dal solito… un chè d’impalpabile… ma una sensazione netta… decisa…

Sarà stato forse perché i suoi occhi si sono aperti spontaneamente, con calma, assaporando la luce piano piano sempre più forte che filtrava dalla finestra… e non con un ovetto a caso che urla a squarciagola “MI SCAPPA LA PIPÌ !!!!!!!” con conseguente scaracollarsi giù per le scale.

O forse sarà stato perché nessuna sveglia è suonata per svegliarlo… tanto più se puntata alle 6 con conseguente sveglia dei nanetti a tappe forzate, colazione immediata, e successivo trasbordo sui campi da sci generalmente al freddo ed insieme ad una mandria di papà con relativi pargoli al seguito.

O forse sarà stato perché gli sembrava che non vi fosse alcun impegno improrogabile a cui partecipare per tutta la mattinata… addirittura non era in previsione nemmeno una corsa campestre in un paese ignoto sotto un’acqua torrentizia al freddo e al gelo.

O forse sarà stato perché, a memoria, benchè appena sveglio, non gli sembrava che alcun bimbo fosse malato…nè Pica ormai ripresasi dalla Bi-influenza, nè il Monno stabilmente colpito da un mal di testa nelle ultime settimane che va e viene a seconda dello stato d’animo del cucciolo. E nemmeno l’Ovetta perennemente a caccia di malattie superesotiche: “Guarda Papà, credo di avere qualche cosa qui”… ed indica un pezzo di pelle liscio, roseo, intonso che viene vivisezionato dall’intera famiglia prima che la cucciola si plachi e si convinca che, al più, si tratta di segno di pennarello! Nossignore, tutti in salute i pargoli.

O forse sarà stato perché da qualche settimana è riuscito finalmente ad escogitare un trucco che permettesse all’Ovetta e al Monno, nelle rare occasioni possibili, di alzarsi alle 8 (perché oltre proprio i due non sanno stare a nanna), chiudersi in cucina e giocare tranquilli tranquilli senza disturbare il resto della famiglia… che sembra cosa di poco conto ma se ci pensate bene bene, riuscire ad alzarsi alle 9 una volta diciamo… a stagione… no dico… non è da tutti!

O forse, a ben pensarci, sarà stato per un mix di tutte queste cose ma stamani papà Ovo si è svegliato con calma, ha fatto colazione con quasi tutta la famiglia in tranquillità. Verso le 10,30 è arrivata alla chiamata di Pica dal lettino (“mamma mi sono svegliata” “Alla buonora figliola”… a lei sì piace dormire!), e quindi dopo la colazione della piccola, Papà Ovo si è messo a fare un po’ di lavoretti per casa.
Poi, poco prima di pranzo, gli è capitato di guardare il tavolo in salone, dove mamma Ova stava aiutando l’Ovetta a fare i compiti. E siccome anche il Monno si sentiva in vena di compiti, ma al fiocco rosso non glieli danno (chissà come mai!?) ha deciso di prendersi un quaderno ed inventarsi i suoi compiti. E siccome Pica non è mai la più piccola (giammai!) eccola arrivare anche lei con il suo quaderno per i compiti (?!?).

Beh, era proprio un bel quadretto!
1603sessionedistudio2

Vivendo in questa bolla di serenità e tranquillità, ecco arrivare il pranzo, dove ognuno ha mangiato bene, senza capricci e poi via a giocare.

Allora papà e mamma Ovo si sono ritagliati una mezzora per loro, hanno conversato amabilmente, poi in questo ambiente da Mulino Bianco, controllati che i tre nanetti stessero giocando senza problemi, mamma Ova ha fatto un paio di telefonate e papà Ovo è andato alla scrivania per lavorare un pochetto… tranquillo tranquillo…


“MAMMA AIUTO !!!


“???… (ma perché strilla l’Ovetta?)”
“AIUTO!!! IL MONNO SI STA MANGIANDO UN GIOCATTOLO !!!!”

Segue corsa in cameretta, dove l’ipocondriaca, ma sempre attenta, Ovetta segnala a gesti il gioco pericoloso del fratello.
Il Monno tossisce e poi scoppia a piangere.
Pica si domanda come mai suo fratello avesse così fame da mangiare un giochino.

Giusto perché in una così placida domenica, mancava una bella scarica di adrenalina, no!?

Gli ovetti stanno bene;… gli Ovo genitori meno.

(Pica concentratissima sui compiti)

 

Posted in Uncategorized Also tagged , , |

Mai più !

Insito nella vita di ogni bimbo di ogni età, sicuro come la coccola della mamma, certo come un gelato al cioccolato, inevitabile come il morbillo, prima o poi ecco arrivare la marachella o la monelleria e la temuta ma inevitabile ramanzina.

Però, è bene dirlo, c’è modo e modo di affrontare una ramanzina.
Infatti gli Ovetti, ognuno a proprio modo, hanno sviluppato un approccio differente teso a valorizzare le proprie caratteristiche e minimizzare gli effetti potenzialmente negativi che quei mostri di genitori potrebbero associare al predicozzo; ma andiamo nel dettaglio.

L’Ovetta.
Lei opta per il metodo “a braccia aperta”.
All’arrivo della ramanzina lei non si sposta, non accenna ad una solida difesa, nemmeno ad una moderata difesa, neppure ad una timida difesa e manco ad un filino di difesa.
Nossignore, lei abbassa gli occhi, se la sente tutta e poi, casomai, ci piazza pure una bella frignata (che tanto ce l’aveva lì da un po’ e prima o poi le sarebbe venuta fuori); poi ci mugugna su un pochetto e la vita ricomincia bella come può essere a sei anni.

Il Monno.
Lui opta per il metodo “negazionistico” (ad oltranza) o, se va male, per il metodo “dell’alternanza”.
In pratica quando il piccolo capisce che sta arrivando un pistolotto solenne, comincia a difendersi con un mantra negazionistico fatto da frasi tipo “non sono stato io – non lo so – non c’ero – non ero lì – non saprei – non capisco – ecc…ecc..”. Nel caso sfortunato in cui tale metodo appaia non avviato al successo, ecco allora il cucciolo avvicinarsi alla sorella e sussurrarle: “Facciamo che questa volta prendo io la colpa e la prossima volta la prendi tu?”.
Il che di solito porta il genitore lì presente a due atteggiamenti: o non riesce più a trattenersi dal ridere (e in questo caso il Monno ha raggiunto comunque l’obbiettivo) oppure si imbufalisce ancor di più (e qui il Monno sgrana gli occhi non capacitandosi del perché tale linea difensiva sia stata presa in malo modo dal vetusto genitore).

Pica.
Lei, dall’alto dei suoi due anni e mezzo e soprattutto visti ed osservati i comportamenti dei fratelli maggiori nonché di mamma e papà Ovo, ha elaborato una tecnica killer che mira a spiazzare le ire genitoriali senza appello.
La tecnica è stata denominata “mai più!” e qui di seguito se ne fornisce un esempio.

Ieri mattina l’Ovetta, il Monno, mamma e papà Ovo sono in cucina a far colazione; dalla cameretta si ode il richiamo di Pica che, svegliandosi, chiama la mamma.
“Eccomi cucciola.” dice mamma Ova entrando in cameretta.
“Io fatto pipì dosso” (ti vorrei informare che, disgraziatamente, pare proprio che io abbia fatto la pipì a letto) sussurra la piccola col faccino basso basso.
“Che cosa hai fatto?!?” domanda retoricamente la madre scurendosi in volto e alzando di due toni la voce onde conferire maggior importanza alla domanda.
Ma ecco che Pica alza la testa, afferra con le manine le sbarre del lettino, alza a sua volta la voce e parte in modalità “mai più!”
“Io fatto pipì a letto! Butta butta! No, no e no! Ecco! Io sono allabbata, anzi allabbatissima, pipì a letto più! pipì a letto mai più! Ecco! (Ecco cosa è successo mia cara madre: ho fatto la pipì a letto! Una cosa brutta, veramente bruttissima! Ma ti pare? E no, dico! Ma ti sembra il caso? Io sono arrabbiata da questo comportamento, anzi direi che sono arrabbiatissima! Sì! E sai cosa ti dico, cara madre? Che non intendo farlo più! Anzi, stai tranquilla, non intendo farlo mai più! E con ciò direi che ho detto tutto!)
Al che la madre, colpita da tale sproloquio, di solito barcolla un paio di secondi, giusto il tempo in cui la piccola, sorrisone in faccia riesca ad aggiungere… “Mino?” (Beh! Adesso che ci siamo capite, andiamo in cucina a farci uno yogurtino?”. Problema finito.

Geniale!

Posted in Uncategorized Also tagged , |

In biciCLETTA

Puntuale come la primavera anche quest’anno è arrivata.
All’arrivo dei primi timidi caldi, quando le giornata diventano luminose e gradevoli, ecco che gli Ovetti avanzano pretese sull’uso del mezzo di locomozione riconosciuto universalmente come il “più bellissimo” per ogni bimbo: la bicicletta.

Così, un paio di settimane fa, come da tradizione, gli Ovetti hanno chiesto di ricominciare ad andare in bicicletta. Papà Ovo si è procurato la pompa per le gomme dal vicino di casa, ha rispolverato sellini e telai, ha controllato i caschetti ed ecco i nostri ciclisti pronti ognun con il proprio ambitissimo mezzo.

Venerdì scorso, pomeriggio, temperatura mite, cielo sereno, condizioni dell’asfalto ideali…

L’Ovetta dall’alto della sua bicicletta nuova “da grandi” tutta di bianco vestita, sfoggia una sicurezza assolutamente invidiata dagli altri due Ovetti.
Precisa nella pedalata, accorta in strada, dolce in curva e un po’ saputella nei confronti del Monno (“Monno seguimi che io sono grande e so come si deve andare in bicicletta per strada”)… tutto bene insomma, non fosse che quando ha dovuto imparare lei era tutto un susseguirsi di pianti, lacrime, ed esternazioni di incapacità (“non ce la faccio… è troppo diffcile!!!”) che comunque è bene non ricordare e non fosse altro che suo fratello sta imparando quasi due anni prima di lei!

Il Monno, in punta di piedi (perché solo così ci arriva) alla sua bicicletta arcobalenica appena ricevuta in eredità dall’Ovetta ha oggettivamente qualche difficoltà in più: a lui (o alla sua bici… come sostiene il Monno) piacciono le curve.
Poco importa se dinanzi si trova un lunghissimo rettilineo: lui fa una curva, ora stretta, ora ampia, ora a zigo zago, ora tentennante.
E gli piace anche tener sotto controllo i movimenti che il manubrio fa durante dette curve.
E, per finire, non gli piacciono nemmeno troppo quelle manopole che si trovano proprio vicino al manubrio (quelle che mamma e papà chiamano “freni”) e che ha quindi deciso di imparare ad usare in un secondo tempo.
Insomma: lui va a zig zag soprattutto in partenza, non guarda la strada perché sta guardando il manubrio e non usa il freno, molto meglio gettare giù in qualche modo i piedi e sperare … un piccolo pericolo ambulante!

Pica, in completo caschetto verde e biciclettina di terza mano altrettanto verde, balza sul mezzo a lei riservato immediatamente dopo il cancello d’ingresso; mette i piedini sui pedali, guarda eccitata il genitore ivi presente (quello che in quel momento non sta seguendo il Monno zigzagante sulla via di casa) e poi… non fa nulla.
Alla cucciola insomma è completamente sfuggito l’utilità dei pedali e quindi, di fatto, decide che forse il mezzo è stato costruito per essere spinto, meglio se da mamma o papà, ma naturalmente con la zavorra di Pica stessa sopra.
Di ritorno in garage, la novella Bartali addocchia la bicicletta di Mamma Ova, le si avvicina e con un sorriso smagliante e gli occhietti luccicanti, scorge un seggiolino posto davanti al sellino. “Eccolo! Mia bici! Pica davanti e mamma dietro, eh? Eh?”.

Quindi, martedì scorso complici le vacanze pasquali, passando davanti al portone di casa Ovetti, avreste potuto veder partire un’allegra brigata così composta: in testa l’Ovetta sulla sua bicicletta “da grandi” a far da apripista (“Monno seguimi e frena dove freno io”), più in dietro il Monno, zigzagante solo all’inizio ma che parte solo con spinta materna e poi concentratissimo nel seguire la sorella (e nel frenare in tempo), in coda mamma Ova che ripete come un mantra al Monno “guarda avanti, tieni il manubrio diritto, guarda avanti, tieni il manubrio diritto”, su una bici grandissima seggiolino munita dove Pica, sorriso spianato saluta tutti i passanti al grido di “Cletta ! Cletta !”

Tutti contenti.

Pica e mamma Ova sulla Cletta !(Pica e mamma Ova sulla CLETTA !)

Posted in Uncategorized Also tagged , |