Ci stà !

Lunedi

Lei è Pica.
Il giorno prima, per sua stessa ammissione, era “un po’ agitata”, “un po’ tesa”, “non credo che riuscirò a dare del LEI”, “non credo di essere pronta”.
Poi è arrivata la mattina fatidica.
Si è alzata con la consueta fatica (ma anche con la consueta stoicità), e senza batter ciglio è uscita accompagnata da mamma e papà per il suo primo giorno di scuola media.
E’ arrivata davanti alla scuola, solo un poco rincuorata dal vedere che anche le sue ex compagne erano tra il terrorizzato e il superterrorizzato, ha ascoltato il discorsetto introduttivo della vicepreside (“Papà ma c’è anche il Prof P. che poi è il mio insegnante di Atletica… non ce la faccio a dargli del Lei!”)  ed è sparita in classe insieme ai suoi nuovi compagni dietro ad un paio di nuovi professori con al fianco mamma… almeno per la prima mezz’oretta.
Due ore dopo papà era lì fuori ad attendere una Pica sorridente e spensierata; aveva constatato con mano che i temibili professori delle medie non erano poi così temibili: non urlavano (ancora), non sbraitavano (ancora), non mangiavano i bambini (anc… no beh questo lo diamo per scontato), non erano così inflessibili con il “lei”.
Da martedì la cucciola, non più così cucciola, va a scuola da sola in bici e così torna, come da tradizione famigliare e come lungamente atteso: per ora, sottolineo per ora, le piace un mondo!

Martedì
Lui è il Monno.
Il giorno prima…. Anzi no… la settimana prima si è piano piano spento assumendo uno sguardo corrucciato, pensieroso, preoccupato. I vetusti hanno pensato che una sana, naturale, fisiologica paura da primo giorno si fosse impossessata del nostro.
Nossignore, o meglio, non per il primo giorno del nuovo corso scolastico: bensì per l’incertezza di poter trovare, tra i nuovi compagni, qualcuno a se affine e non un branco di cellulari-dipendenti con cui dover dividere, giocoforza, i prossimi cinque anni.
Poi è arrivata la mattina fatidica.
Si è alzato, ha salutato mamma e sorella maggiore dirette allo stesso plesso ma… solo per oggi… in maniera differente, è arrivato con papà Ovo in largo anticipo e si è fatto una passeggiata lì vicino avvicinandosi pian piano al plesso.
Ha notato come tutti fossero “molto grandi” e ha fortunatamente visto un gruppetto di coetanei abitanti in Ovocity con cui scambiare quattro parole fino e con cui si è poi diretto al punto d’incontro con i nuovi prof e i nuovi compagni.
Papà Ovo, come lo scorso anno con l’Ovetta, è rimasto in disparte fino a quando il Monno, da lontano, ha incrociato il suo guardo e, silenziosamente, gli ha detto “Tranquillo papà, credo che sia gente a posto”… e allora papà Ovo ha girato i tacchi verso casa.
Nei giorni seguenti il Monno ha fatto il suo primo microgruppo di compagni composti da numero 4 e rigorosamente maschi.

Mercoledì
Lei è l’Ovetta.
Lei non è più una primina, nossignore, lei ci è già passata, sia dalla prima media che dalla prima liceo.
Lei sa già tutto, conosce il mondo della scuola superiore e conosce già tutti.
Lei è tranquilla e contenta, almeno fino a quando non cominceranno le verifiche e le interrogazioni. In una parola lei è tornata a casa dicendo: “Vabbè, mancano solo 199 giorni alla fine della scuola… ci stà!”

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