Cose che succedono in una casa in cui si vive in sette.
  • La casa non è mai vuota, nel senso che almeno un inquilino è sempre presente. Quindi entrando in casa, si urla un generico “Ciao” alla scoperta di chi è effettivamente in casa. E qualcuno risponde sempre, dalla cucina o dalla mansarda, dal bagno o dalla camera.
  • Il frigorifero non è mai veramente pieno, o meglio si riempie di tante piccole ciotoline che testimoniano quanto è rimasto dalla cena o dal pranzo precedente. E uno non riesce a mangiare nemmeno se riunisce tutte le ciotoline.
  • Il tavolo della cucina accoglie da un minimo di sette sedie a un massimo non definito quando si uniscono amici degli Ovetti, attesi o non attesi. Si parlano lingue miste, un italo-anglo-ucraino, che spesso fa ridere anche noi stessi. 
  • La lavatrice e la lavastoviglie sono sempre al lavoro ed il loro è un lavoro full time sette giorni su sette. Entrare in lavanderia è come superare un esame: solo i più esperti riescono a stendere su uno stendibiancheria così tanti panni tutti insieme. E per accoppiare nuovamente i calzini di 7 persone usciti dalla lavatrice ci vuole un diploma di laurea.
  • Si cerca disperatamente di mantenere un certo ordine, per evitare di essere avvolti completamente dall’entropia. Ma comunque, diciamolo, ogni tanto si soccombe. E il silenzio è davvero un’utopia.
  • Il calendario della settimana non ammette ferie: incastri quadrimensionali tengono conto dei corsi di inglese, degli allenamenti di atletica, calcio e nuoto, dei dentisti vari, nonché delle riunioni scolastiche di 4 studenti in 4 classi differenti. Non vogliamo nemmeno pensare a cosa succederà fra pizzate e feste di fine anno scolastico. 
  • Un Ovetto a turno, o quando va male più di uno, ha avuto una brutta giornata: data l’età dei minorenni che abitano questa casa, il più delle volte è sufficiente non fare nulla o al massimo 
  • tentare un approccio collettivo di sollevamento dell’umore esclusivamente basato sulla confusione che faranno gli altri Ovetti nello stesso tempo. 
  • Qualche giorno, la convivenza è stretta e si fa fatica, si sogna un eremo o anche solo un’oretta di silenzio. C’è il caos. C’è la fretta. C’è la stanchezza. 
  • Si parla spesso di argomenti seri, fra gli adulti ma anche con gli Ovetti, ci sono momenti di riflessione e ci si accorge della fortuna che viviamo. Ma c’è sempre anche almeno una storia buffa da raccontare tutte le sere e ci sforziamo tutti di sorridere sempre un po’.
  • Le conversazioni serali sono confuse e felici di essere confuse, intrise di quotidianità ma fantasiose e persino surreali talvolta. Ma ci alziamo da tavola dopo cena dicendo “Grazie” o “Djakuju” che poi vuol dire grazie in ucraino e ci si augura la buona notte con “Na dobranich”.

Quando mamma e papà Ovo si sono sposati, sognavano una casa accogliente. Capace di accogliere diversità e uguaglianze, persone e pensieri, attività e sogni.
Ecco, è chiaro che qui non ci annoia mai. Ma… se fosse davvero questo, in fondo, il valore della parola accoglienza?

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