Ai primi di marzo papà Ovo aveva partecipato alla riunione preparatoria per la settimana di Broadstairs per Pica.
Broadstairs è un ameno villaggio inglese dove, da tradizione, due professoresse eroiche, o più probabilmente sotto effetto di stupefacenti, si assumono l’onere di portare una mandria di tredicenni, la maggior parte dei quali mai uscita dai confini lombardi.
Qui i teenegers frequentano al mattino una scuola, al pomeriggio hanno varie “adventures” e le serate le passano “in famiglia”; negli intermezzi gironzolano per la città facendo shopping, pranzando nei vari localini, ecc…, in maniera totalmente brada con lo scopo unico di “scantarli un po’ questi bamboccioni” come dice una delle professoresse di cui sopra.
La settimana è stata un trionfo in tutti i sensi.
Pica, anche qui come da tradizione, per l’occasione è stata fornita del suo primo seminuovo fiammante cellulare; Pica, che se lo aspettava, l’ha afferrato e personalizzato in men che non si dica e poi però, ad onor del vero, l’ha anche usato in settimana (fin troppo) per informare il campo base Ovettese dello stato della vacanza studio.
In partenza, la cucciola si è presentata con la sua valigia preparata con anni e anni di esperienza di viaggi Ovettesi, pesante ben 8,5 kg su un massimale ammesso di 20 kg.
Alcuni compagni hanno dovuto pagare gli extra kg oltre i 20 perché, a detta loro, non si poteva affrontare una trasferta siffatta senza piastra per i capelli, doppio cambio di scarpe, trapunta e vettovaglie di sopravvivenza.
(PS: al ritorno poi gli stessi compagni hanno accentuato il peso del bagaglio con lo shopping nel duty free dell’aeroporto visto il tradizionale doppio vantaggio economico nel comprare articoli in un aeroporto e pagarli pure in pounds.)
Dalla remota isola la cucciola aggiornava sullo stato dei pranzi a base di patate e pasta scondita, patate e nuggets, patate e uova, patate e patate.
Al rientro, abbiamo optato per un’insalatina.
Durante la settimana Pica ha conosciuto ragazzi tedeschi, si è esibita (vergognandosi come una ladra) in un karaoke, è andata in Disco, ha sperimentato piccoli ristorantini autoctoni, ha imparato a maneggiare i pounds e a pagare con una carta di credito.
Per sua stessa ammissione molte cose era già abituata a farle “non come le mie compagne… non sanno fare niente! Ma niente!”
E sempre per sua stessa ammissione, poco prima di partite si è confidata… “Mamma, finalmente adesso tocca a me!” (tradotto: ho visto mia sorella andare di qui e di là, ho visto mio fratello andare di qui e di là… ma ora…. Tocca a me!)
Carissime professoresse, siete fantastiche, bravissime e vi meritate tutti gli allucinogeni che vi permettono di portare avanti questa tradizione… però… un unico appunto dobbiamo farlo: se il volo è alle 7,30 del mattino a Malpensa, obbligarci ad arrivare alle ore 4,00 (DEL MATTINO!!!) rasenta il crimine.