A te che hai spalle larghe e piedi enormi, che ti sei lanciato e hai superato in altezza anche papa Ovo. A te che hai i capelli pazzi che sono un po’ il segno del tuo stare al mondo. A te che vedi film impegnativi e ami i classici per la felicità di papà Ovo. A te che leggi con lentezza pochi libri, che dividi le pagine e ci aggiorni sulle percentuali progressive delle tue letture, come unici e irripetibili traguardi. A te che non finisci mai un libro con “mi è piaciuto”, tuttalpiù “carino” ma poi fai analisi dei testi profonde e personali.
A te che indossi magliette estive anche d’inverno, che le t-shirt devono essere tinta unita ma ami i colori e il tuo mondo non è tutto blu o grigio.
A te che mangi quasi 200 grammi di pasta e alla fine del pranzo chiedi “ma c’è qualcos’altro?”, che a colazione divori un’intera confezione di biscotti, a te che spesso dopo cena devi fare uno spuntino per quel buchino li….
A te che marci con determinazione e rigore, che fatica e chilometri non ti spaventano. A te che nello sport hai trovato veri amici e conosci tutti e alle gare ti immergi in una bolla tutta tua fatta di concentrazione e adrenalina, gioia e amicizia. A te che “oggi ho 5 mille spinti, domani invece scarico” e tutti abbiamo imparato a capire questo linguaggio tecnico, a te che hai il cronometro sempre dietro, guardi i tempi, li confronti, li studi e, qualche volta, ne sei persino soddisfatto.
A te che sembri distratto, e molto spesso lo sei, ma cogli in modo inconsapevole le sfumature e capisci i non detti e senti ogni cosa. A te che guardi altrove ma sei curioso e partecipe ed empatico come pochi. A te che hai coccolato e curato l’ovetto A., 6 anni dal Togo, con le premure di un fratello maggiore, a te che sei fiero del tuo ruolo e gratificato dalla sua ammirazione, a te che, a conclusione dell’oratorio, hai fatto persino un selfie con lui ed è LA foto della tua estate
A te che condividi ancora la stanza con le tue sorelle, e tutte le sere fai le flessioni prima di addormentarti e lanci le calze sulla sedia e loro si sono pazientemente abituate a questo rituale tribale. A te che accompagni l’Ovetta nel giorno dedicato allo shopping estivo ma mentre tu, in un negozio hai comprato tutto quello che ti serviva minimizzando tempo e sforzo, lei incomprensibilmente ha comunque deciso di visitare tre o quattro posti prima di scegliere e ti è scesa la catena come a un maschio tipico. A te che con l’Ovetta sei complice, di quella complicità fatta di prossimità e ma anche di diversità, quasi a completarsi quando serve.
A te che con Pica devi mostrare sempre il tuo spirito competitivo, giocando a volano, a baseball (in camera !) o a scacchi, salvo poi spiegarle storia o le equazioni anche se lei non sa ancora nemmeno cosa siano le incognite. A te che chiedi a Pica, con più ansia di noi, quale scuola superiore farà, perché sai che quella scelta le “cambierà” la vita e vorresti aiutarla perché “mamma, papà… deve scegliere bene, capito??”
A te che ti interessi di storia ma solo da Napoleone in avanti. A te che discuti con mamma Ova i possibili temi in classe, ogni volta, senza sapere ovviamente i titoli, perché saper scrivere qualcosa è sempre meglio che nulla. A te che hai una testa logica e razionale e l’unico modo di sciogliere i grovigli è disegnare linee dritte. A te che ami la simmetria ma che vivi nei tuoi angoli e nel tuo disordine.
A te che senti il dovere di cogliere le opportunità, ma che trascuri, a volte, il piacere di coglierle, forse perché non ti appartengono, forse perché non sono “fatte” per te. A te che vuoi riempire ogni tuo sì di responsabilità, ma sei comunque sempre un adolescente.
A te che riesci a essere contemporaneamente disperatamente sciatto e maniacalmente preciso, che arrivi sempre in anticipo partendo sempre in ritardo. A te che puoi vincere, nello stesso pomeriggio, il record mondiale di amabilità e di detestabilità.
A te che ci fai molto ridere perché, per fortuna, non ti prendi sul serio.
A te che cresci non solo in altezza, a te che sei buffo e diritto, a te che sei sempre, come dicevi da piccolo, il “Monno più Monno che c’è”.
A te che mamma e papà guardano increduli perché sei molto più di quanto fossero capaci di immaginare.
buon quindicesimo compleanno Monno.
