Sabato Italiano

Nella mia ingenuità ho sempre pensato che le “gite scolastiche” fossero prerogativa degli studenti delle superiori, delle medie e anche delle elementari.
Ammetto di non aver mai pensato alla gita degli alunni di un asilo nè, tantomeno, avrei pensato che anche i nanottoli di un nido facessero “la gita”.

Fino a settimana scorsa

Sabato, ore sette e dodici.
“Mamma! Eia sveglia, pallo piano ma tu qui, nanna pù” (Madre! Ti informo che sono bella arzilla e benché stia parlando sottovoce per non svegliare mio fratello, tengo a precisare di non aver più alcun motivo per continuare a giacere qui; potresti per cortesia accorrere?)

Ore otto e quarantacinque.
Papà Ovo acchiappa gli Ovetti tutti e s’invola sul tour del sabato mattino: panettiere – pescivendolo – cagnolone dietro all’edicola. Il tour porta tre benefici: all’Ovetta una focaccia a sbafo ogni volta, all’Ovetto la possibilità di ciucciare qualche passante se per caso papà si distrae, a mamma Ova un’oretta circa per preparare il “pranzo al sacco”. Per la cronaca il cagnolone dietro l’edicola dormiva ancora (beato lui).

Ore dieci e quindici
Con l’Ovetta che corre avanti e indietro già bella carica di adrenalina e l’Ovetto che si arrampica sul primo gradino delle scale cercando quindi un’improbabile scalata agli altri quindici, gli Ovo genitori riescono a completare la checklist e tutto e pronto per il “pic-nic al parco (di Monza) organizzato dal nido”.

Ore undici e zero tre
Puntuali come un cronometro svizzero, gli Ovetti parcheggiano all’ingresso del parco; la parte femminile della famiglia si avvia al punto di ritrovo, la parte maschile rimane in macchina… il Monno si è addormentato proprio all’ingresso del parco.

Ore undici e quarantuno
Il cucciolo si sveglia, papà Ovo lo getta sul passeggino che viene spinto a velocità folle prima sulla strada, poi sullo sterrato fino al punto di ritrovo dove arriviamo con una bella mezzoretta di ritardo… l’Ovetto non fa una piega, è superiore lui.

Sul posto sono presenti: una mezza dozzina di maestre (alcune con accompagnatore costretto al seguito), una quarantina di genitori, una ventina di bimbi scatenati che corrono su e giù da uno scivolo gonfiabile alto cinque o sei metri, un paio di bimbe che a salire su quel “coso” non ci pensano proprio (si, ovviamente una delle due era l’Ovetta) ma che – si narra – siano salite un paio di volte prima dell’arrivo di papà Ovo.

Ore dodici in punto.
Ogni famigliola si trova il suo posto per il picnic: escono panini, brioche, biscottini, tramezzini. L’Ovetta, sempre iperdotata di adrenalina, decide di mangiare in piedi sorseggiando acqua a canna, l’Ovetto invece si siede e decide che strappare fili d’erba è una bella esperienza; poi quando gli Ovo genitori gli dicono di non farlo più, comincia a mangiare manciate di terra!

Ore dodici e trentadue.
Alla spicciolata i bimbi partono alla volta dei giochi; meritano menzione i seguenti:
l’Ovetto Mattia che prende a calci la sua biciclettina, rea di essere meno bella di quella del suo amico lì presente a fianco.
L’Ovetto Alessandro che assiste alla scenata tranquillamente seduto sulla sua biciclettina (più bella).
L’Ovetta Giulia che va a guardare un cane due volte più alto di lei e cerca di portarselo via in braccio.
L’Ovetta (si, la nostra Ovetta) che si lancia dallo scivolo atterrando di muso… segue pianto a  dirotto.
L’Ovetto Mattia (re della giornata) che decide di condividere il gelato con tutta (proprio tutta) la maglietta.

Ore tredici e venti.
Papà Ovo convince l’Ovetta ha salire sullo scivolo gonfiabile.. lei accetta “Pelò con Papà”. Nei successivi dieci minuti papà Ovo si lancia svariate volte con l’Ovetta sotto il braccio destro e l’Ovetta Chiara sotto quello sinistro… anche lei bisognosa di un supporto psicologico.

Ore tredici e quarantuno.
Comincia il rientro.

Ore quattordici e undici.
Gli Ovo genitori cercano di addormentare gli Ovo minorenni sempre più esagitati.

Per quanto mi riguarda sarebbe potuto anche finire qui, MA… non avevamo realizzato che la festa del parchetto degli alpini, luogo beatificato dall’Ovetta, era nello stesso giorno e… al pomeriggio!

Tralascio i dettagli che hanno portato al bis di festeggiamenti; tralascio di narrare come l’Ovetta abbia addentato un panino con la salamella sbafandosela tutta (ma lasciando li il panino), tralascio di descrivere il Monno che si lancia dallo scivolo saldamente protetto dalle mani di… sua sorella, tralascio queste e tante altre cose.

Fatto sta che alle nove e mezza, quando le creature si sono finalmente spente, due zombi si sono distesi sul divano, hanno acceso la tv e come due vecchietti non hanno neppure avuto la forza di cercare qualche cosa di carino; quando un’oretta dopo ne hanno avuto abbastanza di uno spettacolo pietoso, si sono alzati e sono crollati a letto piombando praticamente subito in un sonno letargico.

Nella testa di ognuno uno strano ritornello…”… sembra un sabato qualunque e’ un
 sabato italiano, 
il peggio sembra essere passato…”

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