Valor Civile

Sabato 22 febbraio 2020… in piscina
Mentre papà Ovo sorseggia un crodino con un amico aspettando che gli Ovetti finiscano la lezione di nuoto, sulla TV si susseguono le immagini che arrivano dalla zona della bassa Lodigiana; “i contagiati sono già 23” dice la TV; “potrebbe essere un bel problema” commentano insieme i due amici che evidentemente non avevano capito che ci si trovava di fronte a molto più di “un bel problema”.

Domenica 23 febbraio 2020… mattina…casa
Mentre papà Ovo si gode una bellissima giornata di sole e comincia a guardare come l’orto abbia resistito all’inverno; le notizie dalla TV sono sempre più inquietanti

Domenica 23 febbraio 2020… mezzogiorno…casa
Mentre papà Ovo prepara la valigia per il volo che lo aspetta da Malpensa verso Barcellona le notizie dalla Tv sono sempre più brutte e, in un preciso momento, smette di mettere le mutande nel trolley; poi fa’ una cosa mai fatta in tutta la sua carriera lavorativa e chiama il suo capo che lo avrebbe aspettato a Barcellona per cena. 
“Capo… non so se da voi è giunta la notizia ma qui le cose sembrano mettersi proprio male; parlano addirittura di fermare tutto… anche se non capisco come possano fare… che faccio?”
“Ok… (anche se non capisco cosa stai dicendo, ma considerando che non hai mai rifiutato una trasferta posso intuire che ci sia qualche cosa che ti stia davvero preoccupando) … se pensi non sia il caso, allora stai a casa.”

Come poi sia andata lo sappiamo tutti ma, andando nel personale e tralasciando l’angoscia e la parte “seria”, papà Ovo appiedato di punto in bianco, nelle ore e nei giorni successivi, chiamò gli Ucas per evitare che andassero a zonzo nelle ore successive.

“Ma papà Ovo così mi preoccupi” disse nonna Clava. 
“Bene! Vuol dire che ti ho passato il messaggio giusto” risposte papà Ovo.

Poi risistemò il  giardino, mise in ordine la camera, fece piccoli lavoretti sempre posticipati, approntò in 24 ore l’ipad di mamma Ova per l’avveniristica “lezione da skype”, smistò le comunicazioni/compiti dalle maestre del Monno ai genitori della classe e viceversa, sistemò il computer, l’archivio, le mail di lavoro rognose sempre lasciate in fondo alla lista, partecipò a “call” pittoresche in cui praticamente ogni collega straniero trovava una scusa per chiamare e capire cosa stesse succedendo in Italia, chiamò tutti i clienti ma solo al cellulare per sapere “come andava” e poi… si trovò sul terrazzo a guardare uno Ovetti town silenziosa ed immobile alle 11 del mattino di un assolato venerdì lavorativo.
A quel punto, furbissimo, aveva capito che il “bel problema” sarebbe stato ben più di un “bel problema” e fece una seconda telefonata al sindaco dell’Ovetto town. Telefonata che, più o meno, si potrebbe riassumere così: “Ciao, immagino che tu sia veramente incasinato però sappi che io sono qua. Se serve un aiuto…”

E, come potete immaginare, l’aiuto serviva; un aiuto sottotraccia, discreto e sensibile.
E, siccome di quell’aiuto ne sarebbe servito tanto nei mesi successivi, molto più di quello che si poteva immaginare, ad un certo punto, papà Ovo chiese anche a mamma Ova di dare una mano.

E così si sono alternati per lunghi pomeriggi in questa piccola-grande attività che li faceva però sentire utili, quando tutto il mondo sembrava in un tunnel nero, lungo e in salita. Si sono alternati ricavando spazi e momenti fra il lavoro, le videolezioni degli Ovetti, la routine un po’ estraniante di una primavera davvero insolita, la condivisione degli spazi. Si sono alternati chiudendosi in camera, con un computer e un telefono, ogni tanto un po’ angosciati da quella mezzoretta di parole, a volte sollevati da storie a lieto fine. Si sono alternati con fiducia e volontà.

Poi, più o meno, l’emergenza è passata e il mondo ha cominciato a trovare una sua nuova “normalità”.

Come già papà Ovo nello scorso giugno, ieri anche mamma Ova è stata insignita della Medaglia al Valor Civile della città di Ovettitown.
E anche questo è un modo di insegnare agli Ovetti. 

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