Party night

Un mese fa, circa.
“Ciao papà Ovo, anche quest’anno verrete alla festa dei 5 anni dell’ovetta SF, vero?”
“Certo, non potremmo mancare.”
“Quest’anno SF festeggia insieme ad un’amichetta.”
“Nessun problema.”
“E abbiamo anche cambiato il luogo della festa.”
“Ah! Vuoi dire che non si terrà come al solito là dove ho trascorso la mia infanzia in modo che possa rivangare dolci (e non dolci) ricordi rendendomi conto sempre di più di quanto io sia invecchiato e struggendomi poi per una settimana in cupa e tetra malinconia dei tempi andati?… Vabbè, nessun problema.”
“E il posto è un po’ lontanino da voi… una mezz’oretta buona di strada.”
“Ma dai, che vuoi che sia,… nessun problema, per SF questo e altro.”
“E abbiamo anche cambiato l’orario.”
“Non più alle classiche 16-16,30? Nessun problema. A che ora?”
“Alle 20.”


“Ma siete fuori?”

Ieri
Ore 19.30 (a casa)
Dopo una frugale cena Ovetta, Monno e papà Ovo si apprestano ad uscire per la prima festa “in notturna”. Lo stato d’animo dei componenti famigliari è il seguente: Mamma Ova, causa lavoro extra e una parainfluenza latente, non riesce a godere fino in fondo del fatto che le sia stato risparmiato di presenziare all’evento. L’Ovetta appare titubante sul fatto che invece di fare l’ultimo gioco e le procedure serali si stia uscendo in piena notte. Il Monno cerca rassicurazioni dall’alto dei suoi tre anni di consolidata esperienza: “ma la fetta dura poco vero?”. Papà Ovo è fortemente contrariato a prescindere perché sa che non potrà andare bene. Pica continua a mangiare indisturbata ignorando bellamente il fatto che i suoi fratelli stiano per uscire e lei no.

Ore 19,45 (in macchina)
“Papà, il Monno si è addormentato” sussurra l’Ovetta a metà strada.
“Porc…mann… vacc…” sussurra papà Ovo ma solo tra sè e sè.

Ore 20,00
Spaccando il secondo, siamo all’indirizzo indicato; peccato che il posto non si veda.
Segue richiesta di indicazioni ai passanti… senza risultati.
Segue telefonata ai genitori di SF…
Segue parcheggio selvaggio.
Segue uscita dall’autovettura con prelevamento di bimbo treene addormentato da tenere in braccio, pacco regalo in una mano e bimba cinquenne nell’altra: “Ma papà, se il Monno non si sveglia tu lo tieni in braccio per tutta la festa?”
“sp-ero-di-no-a-mo-re-per-chè-pe-sa-tan-tis-si-mo-a-des-so-mu-o-vi-ti-che-fa-fred-dis-si-mo-e-mi-sta-ca-den-do.”

Ore 20,20
Dentro, la situazione è tropicale dal punto di vista climatico e da discoteca dal punto di vista decibel.
In un nano secondo l’Ovetta comincia a grondare sudore e il Monno apre un occhio.
“Amore, siamo alla festa; hai voglia?”
“Non lo so.”
“Ok, però almeno siediti qua mentre svesto tua sorella prima che si squagli.”

Ore 20,40
Dopo venti minuti di festa è stato trovato un precario equilibrio: l’Ovetta parte verso il megacastello al centro della festa, il Monno le barcolla dietro, l’Ovetta comincia a saltarci su all’impazzata, il Monno barcolla ripetutamente finchè cade stremato e torna da papà Ovo piangente, allora anche l’Ovetta opta per un ritorno all’ovile.
5 minuti dopo il tutto ricomincia.

Ore 21,00
Per spezzare la trafila (e per provare a tenere in piedi il Monno) papà Ovo decide di portare i nanetti davanti al buffet. L’Ovetta assaggia tutto: la nutella, poi lo speck, poi il salame, poi le patatine (con bis e tris), poi le olive e infine le caramelle. Il Monno opta per un meno tattico “do cojo cojo” e si tuffa tra le gambe degli invitati ingurgitando contemporaneamente un panino alla mortadella spruzzato di nutella piuttosto che una patatina inframezzata da due caramelle gommose etc etc; per l’occasione anche lui chiede acqua gasata (forse rendendosi conto che in qualche modo deve pur digerire).

Ore 21,30
Rinfrancato dal numero di calorie appena ingurgitato, il Monno si riaccende e parte verso il megacastello al centro della festa; sua sorella lo segue ma comincia ad accusare il colpo ed obbliga papà Ovo a rimanere sempre in bella vista seduto su una seggiola alta un puffo all’angolo del megacastello.

Ore 21,50
Sudante come un cammello e dolorante per la posizione rannicchiata (obbligatoria quando ci si siede su una sedia-puffo), papà Ovo decide che ne ha abbastanza e opta per lasciare la festa ben prima dell’apertura regali e della torta; i nanetti seguono senza batter ciglio sudati e con palpebra calante.

Ore 22,20
Percorrendo parte della brianza con tutte le luci dell’abitacolo acceso e con il Boss sparato a volume da ritiro della patria potesta, papà Ovo riesce a riportare a casa ancora svegli (o quasi) sia il Monno che l’Ovetta che dieci minuti dopo crollano nei rispettivi lettini.

SF, e se tornassimo alle vecchie e tradizionali festicciole pomeridiane?

This Post Has One Comment

  1. Ma che pazzia, feste serali per i piccoli!!! Il mio piccolo quattrenne si addormenterebbe proprio come il Monno!!!

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