East Rutherford

Questa notte ho fatto un sogno.

Era venerdi ed ero invitato ad una festa di compleanno.
Come mi succedeva da bambino ero un po’ eccitato all’idea della festa; sapevo che questa volta sarebbe stata … diversa.
Dopo aver salutato mamma Ovo e i bimbi, mi recavo a Malpensa e prendevo in tutta tranquillità un volo; beh, già questo era abbastanza strano: un volo per una festa di compleanno! Mah!
Ma poi mi accorgevo che il volo durava proprio tanto.

Non le solite due ore che servono per raggiungere un qualsiasi punto in Europa.
Appena sceso dall’aereo, e dopo aver fatto una fila infinita per passare vicino ad un energumeno vestito in blu e con ben evidente una etichetta con scritta “Immigration”, mi aspettava un ragazzo che non conoscevo,  ma con cui avevo scambiato email qualche giorno prima.
In tutto simile a Danny de Vito, mi allarga un sorriso a 92 denti e mi dice: “Tuo aerplane in delay,… mamma mia! My wife is furious, she is 2 hours waiting for me in the car; sorry… I have to leave. Ciao pastasiutta”.
Mi mette in mano un pacchetto di banconote, gli lascio il suo invito per la festa di compleanno e sparisce insieme alla “furious wife” a bordo di un mega suv.
E’ proprio uno strano sogno!
Subito dopo mi trovo a passeggiare lungo le strade di una “Grande Città”, sto affrettando un poco il passo, ho tante cose da fare.
Entro ed esco da alcuni negozi, ma non sono mai negozi presi a caso; il mio shopping (per uno che non va mai! a fare shopping) è diretto: entro in quel negozio, compro quella cosa, esco e via al prossimo.
Ma la giornata è bella, il cielo terso e mi sto godendo il tutto fin quando non mi accorgo di avere fame.
Allora mi ricordo di un ristorante dove vado sempre quando capito in questa “Grande Città” e lo cerco.
Mangio gamberetti cotti in mille modi, alle pareti tanti monitor rimandano le immagini di “Forrest Gump e del suo amico pescatore di gamberetti… Bubba”.
Dopo cena girovago ancora per gli ultimi negozietti fin quando, stanco morto, decido di andare a prendere il bus che mi porta in albergo.
Crollo dal sonno e crollo sul letto dell’hotel.

Ma il sogno era proprio lungo e continuava così…

Era sabato e malgrado la sera prima fossi stanchissimo, non sono riuscito a dormire bene; ero troppo eccitato.
Mi sono alzato presto, o almeno così mi diceva la testa, mi sono mangiato tutto quello che era a disposizione per colazione e mi sono presentato puntuale al taxi che avevo prenotato la sera prima.
Quando il tassista mi ha chiesto dove ero diretto mi ha guardato stupito: “guardi che è troppo presto” “Lo so, ma voglio godermelo dal principio”.
Poi mi ha scaricato QUI, proprio come gli avevo chiesto io.
E li sono rimasto tutta la giornata, vedendo un sacco di gente arrivare piano piano fin quando i portoni non sono stati aperti e sono schizzato dentro.
MA… in ogni sogno c’è un MA.
Ma le previsioni del tempo hanno lanciato un allarme “Storm” e allora tutti gli invitati sono stati parcheggiati sotto un tetto ad aspettare per ore ed ore che la festa avesse inizio.
Nel frattempo ho conosciuto una coppia di australiani ex studenti a Perugia ed ho fatto amicizia con Dori e Joe che abitano li vicino.
Dori insegna ai bimbi con problemi lessicali (Dori: sai mica come insegnare la “R” all’Ovetta?), Joe insegna baseball in università (Joe: intendi al liceo? No, intendi proprio all’universita,… mah.)
Che sogno strano!
Poi, proprio quando mi stavo addormentando pure nel sogno, lo “storm” è passato (e io che credevo si trattasse di un uragano!… invece non era null’altro che un bel temporalone) e siamo potuti tutti andare al party.
Poco dopo, finalmente, è arrivato il festeggiato: “Credo di aver invitato 55.000 persone alla mia festa di compleanno!!!” ha detto appena arrivato.
Un boato e la festa è cominciata, per tre ore e mezzo compresi fuochi artificiali.
Poco dopo, grazie ad un gentil passaggio di Joe e Dori crollavo esausto nuovamente sul letto dell’albergo.

Ma il sogno non voleva finire mai…

Era domenica mattina e questa volta la sveglia ha proprio dovuto buttarmi giù dal letto.
Mi sono trascinato a fare colazione, ho pagato l’albergo, ho ripreso un bus per la “Grande Città”, ho fatto gli ultimi acquisti e poi piano piano mi sono diretto all’aeroporto per tornare a casa.
Nell’istante in cui l’aereo ha cominciato a rullare sulla pista i miei occhi si sono chiusi ma già sapevo che al risveglio mi sarei svegliato…  questa volta davvero. 

Lo scorso weekend papà Ovo è stato al concerto di Springsteen ma non è stato il cantante a venire a trovare il sottoscritto, questa volta è stato papà Ovo ad andarlo a trovare… a casa sua,… nel concerto del suo compleanno.
Quando lunedi mattina papà Ovo è atterrato nuovamente alla Malpensa, quando si è reso conto che il tutto è durato meno di tre giorni, quando poi non riusciva a restare sveglio per tutta la giornata, quando poi i giorni seguenti ha cominciato a fargli male dappertuttoecco, solo allora ha cominciato ad avere il dubbio che non di sogno si era trattato… era stato tutto vero.

Il giovedi, il giorno prima della partenza…

“Ovetta, domani il papà parte come è partito tante volte per lavoro, va bene?”
“Si, e quando tolni?”
“Torno lunedi, e ti vengo a prendere a scuola, va bene?”
“Si, ma ti posso chiamale al telefono?”
“Certo! Però solo al pomeriggio.”
“E pelchè?”
“Perché papà va in un posto così lontano che quando lui dorme tu sei a scuola e quando da lui è pomeriggio tu invece devi andare a nanna”
… (la piccola sgrana gli occhi)…
“Ma non ti preoccupare, quando qui c’è il pomeriggio, li sarà mattina e ci possiamo sentire!”
… (la piccola ci pensa un poco)…
“Papà?”
“Dimmi tesoro”
“Che macello!”

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