Il fiocco dell’Ovetta

“Scusi, anche sua figlia andrà al fiocco giallo?”
“Ehm..no, lei andr…”
“Ah, che peccato! Mia figlia invece sì, sa è il migliore. Ma non si preoccupi, anche gli altri sono validi; mi scusi sa, adesso chiamo mia suocera per avvertirla.”

“Mi scusi.”
“Si, mi dica.”
“Anche suo figlio andrà al fiocco rosso?”
“Guardi veramente sono qui per mia figlia e comunque no, lei an…”
“Ah! Peccato! Sa, noi ci tenevamo al fiocco rosso. Non c’è n’è mica di migliori; oh, per l’amor del cielo anche gli altri sono buoni, però quello rosso…”
“Capisco.”
“Ora mi permetta, ho visto entrare la moglie del panettiere, la figlia di quello che stava in banca, sono sicura che suo figlio sarà nello stesso fiocco del mio insieme alla figlia della commessa del negozio all’angolo, mi scusi…”

Martedì scorso, papà Ovo ha partecipato alla riunione di benvenuto per i genitori i cui figli frequentano per il primo anno l’asilo… pardon, la scuola materna.
In un grande salone, reso ancor più grande dal fatto di esser seduto su minuscole sedie che ti lasciavano le ginocchia in bocca e ti cambiavano la prospettiva del locale facendotelo rendere simile alla navata principale del duomo di Milano, papà Ovo e pochi altri sparuti maschietti, si sono trovati accerchiati da pletore di mamme vocianti che nell’ordine:
1)        sapevano già per filo e per segno nomi e cognomi di tutti i bimbi iscritti alla stessa classe (fiocco) del proprio figlio. Dato che “ufficialmente” l’assegnazione è stata fissata solo nella stessa giornata di martedì, è lecito pensare che le stesse mamme disponessero di un complesso meccanismo di spionaggio degno del Mossad.
2)        sapevano perfettamente che il fiocco a loro assegnato era, per definizione, “il migliore” e, sempre per definizione, tutti gli altri fiocchi erano “comunque buoni” (detto con aria di superiorità volontariamente malcelata).
3)        erano presissime a telefonare ai vari nonni/zii/parenti prossimi e remoti per confermare l’avvenuta iscrizione nel fiocco giusto e, già che c’erano, a malignare sul fatto che il figlio del droghiere fosse invece finito in quello sbagliato.
In tutto questo gran baccano, i pochi sparuti maschietti si scambiavano muti segnali di solidarietà a conferma del fatto che erano tutti in fondo sulla stessa barca.

Una volta finita la parte generale della riunione, i vari Ovo genitori sono stati divisi nelle varie classi, dove è avvenuto il contatto con le maestre che, in un ambiente un po’ ingessato hanno cominciato a spiegare cosa sarebbe successo in quell’aula di li a pochi giorni.

Papà Ovo, come suo stile, ha ascoltato senza batter ciglio i dettami delle due maestre intervenendo solo allorquando le stesse hanno chiesto di “evitare che mamma  e papà sostino con il loro faccione tra le sbarre della recinzione del giardino onde poter vedere la loro creatura a tutte le ore del giorno e della notte… è poco educativo oltre che decisamente destabilizzante per il piccolo.”

Papà Ovo ha alzato la mano e, una volta ottenuto il permesso da parte delle due, ha sentenziato: “Ciò che avete detto mi pare giusto sia da un punto di vista educativo che comportamentale; le assicuro quindi che sia io che mia moglie ci atterremo a questa richiesta” … le maestre sembravano rassicurate… “cionondimeno, mi permetto di sottolineare che non credo di poter assicurare che un così retto comportamento sarà osservato senza alcuna eccezione per i prossimi tre anni da parte degli Ucas (i nonni)”… le maestre sbarrano gli occhi…”di conseguenza vi autorizzo sin d’ora ad utilizzare la forza bruta per staccarli dalle recinzioni nel caso fosse necessario ma sia chiaro che io non c’entro niente”… le maestre e tutti gli altri genitori esplodono in una fragorosa e liberatoria risata generale.
La riunione è quindi filata via in modo decisamente più rilassato.

Sette giorni dopo l’Ovetta ha fatto il suo ingresso alla scuola materna.
Le due maestre erano li pronte ad accoglierla.
Ha scelto il suo simbolo identificativo (essendo femminuccia non potevamo farci scappare il simbolo della macchinina… probabilmente ad un Ovetto maschietto sarà capitato il simbolo della bambolina… peggio per lui!), ha giocato col didò, ha “chiacchelato con Callotta”, ha ritrovato l’Ovetta Carla, unica sua amica dei “Qua qua” (l’asilo nido), ed è rimasta un po’ male quando Mamma Ova è venuta a riprenderla.

Pare inoltre che, almeno per il momento, nessuno si sia ancora aggrappato alla cancellata del giardino.

Insomma, per ora… tutto bene.

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