Dietro le quinte

“Sai papà che oggi non ho usato il mio shampoo per lavare i capelli?”
“Ah no? E come mai? Era finito?”
“No non era finito ma la maestra Chicca e l’Ovetta S. mi hanno detto di usare il loro.”

Piccola premessa: da ormai parecchi anni il sabato mattino tutti e tre gli Ovetti vengono accompagnati da papà Ovo in piscina.
Qui, il vetusto ha l’importantissimo e fondamentale compito di consegnarli a Chicca (ma solo Pica e Ovetta) e Cuan (il Monno) poi, stremato dalla folle responsabilità, si può dedicare per i successivi 90 minuti ad attività più amene (tipo lettura di giornale e aperitivo con amici) buttando qua e la un occhio verso la piscina e ricordandosi (perché non sarebbe bello dimenticarsi) di riprendere tutti e tre gli Ovetti al termine delle fatiche acquatiche.
 
Detto questo, va da se che sia la maestra Chicca che il maestro Cuan meritano di esser tenuti in grande considerazione visto che riescono a gestire in modo egregio una ventina di Ovetti a testa svestendoli e consegnandoli alla piscina e, in seguito, docciandoli, shamponandoli, phonandoli, asciugandoli, rivestendoli e riconsegnandoli ai rispettivi genitori: il tutto senza uscire pazzi e, quasi sempre, senza scambiare indumenti più o meno intimi dei vari Ovetti.

“Nessun problema Pica; se l’ha detto la maestra Chicca va bene senz’altro.”
“Perché ogni tanto uso quello dell’Ovetta ma questa volta l’Ovetta S. era più vicino”
“E perché ogni tanto usi quello dell’Ovetta? Anzi, dimmelo tu: scusa Ovetta è vero che ogni tanto usa il tuo?”
“Ma no papà, non capita quasi mai; solo qualche volta… sai… siamo tutte li… e usiamo quello che troviamo… ma solo qualche volta. Magari quello di una delle due sorellastre.”
“??? Sorellastre???”
“Si, hai presente quelle che nuotano nella mia vasca?”
“Si.”
“Ecco loro.”
“E perché “sorellastre”?”
“Perché appena scendono e i loro genitori non li vedono più allora cominciano a farsi i dispetti, tirarsi i capelli, lanciarsi addosso le cose, dirsi le parolacce e così via; allora noi le chiamiamo le “sorellastre”.”
“Ah! però! (sembravano tanto carine), vabbe… e, così, tanto per parlare, Monno queste cose succedono anche nello spogliatoio dei maschi?”
“A parte l’Ovetto C. intendi?”
“Si, a parte l’Ovetto C.: quello lo vedo anche io che viene sospinto, completamente in lacrime, dal genitore di turno verso Cuan che se lo porta giù praticamente di peso.”
“Sì, beh, giù continua e allora Cuan lo spoglia tutto e lo spedisce di sopra dove comunque continua a piangere anche in piscina.”
“Si.. si… Monno… quello lo vedo anche io; intendo dire se succede qualche cosa altro di strano.”
“Ehmm…. No… forse l’unica cosa strana è l’Ovetto F. che si chiude nell’armadietto?”
“Scusa?!?!”
“Si, ogni tanto, mentre Cuan lava i più piccoli e noi stiamo già rivestendoci.”
“… intendi nel momento in cui tu prendi indumenti a caso che poi dobbiamo riconsegnare il sabato successivo?”
“Si… ecco.. in quel momento l’Ovetto F. si arrampica sugli armadietti, raggiunge quelli più in alto e si chiude dentro… così, per scherzo.  Ma poi esce e salta giù e noi ridiamo come matti.”


Ma perché ho voluto saperlo?

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