Seiminutisei

Un mesetto fa l’Ovetta, con un sorriso da parte a parte e trattenendo a stento l’eccitazione, aveva solennemente annunciato che avrebbe sostenuto una gara di ginnastica artistica.
Traduzione da parte dell’Ovetta: “Finalmente anche io, e non solo il Monno con la sua atletica, potrò avere un degno palcoscenico per poter mostrare a mamma e papà, e magari anche al mondo intero, la mia bravura.”
Traduzione da parte degli Ovo genitori: “Ecco…. non solo l’atletica, non solo lo sci, adesso pure la ginnastica: e dove diavolo tiriamo fuori il tempo?…. (che tra l’altro mi sa che sarà pure un po’ noiosetta la cosa)”

Domenica scorsa è poi giunto il gran giorno e poiché la giornata prevedeva sia l’ultima domenica delle gare di cross del Monno che la gara dell’Ovetta, lo zio A. prendeva apposito aereo per volare dalla grigia Londra fino all’altrettanto grigia brianza. Zio che brillantemente si salvava anche dalle ritorsioni del Monno che lo aspettava “Entro e non oltre la fine di febbraio perché me l’ha promesso a Natale che sarebbe tornato al massimo massimo a febbraio”: scampato pericolo.

In mattinata quindi gara podistica con il Monno splendido piazzato (secondo) davanti allo zione.
Nel pomeriggio invece ecco l’intera famiglia partire alla volta dell’alta Brianza per assistere alla prima competitiva dell’Ovetta.
In carovana, oltre a mamma, papà, Monno e Pica, ecco lo zio, e tre Ucas su quattro che proprio non potevano perdersi la performance della primogenita (nonno Etto, colto da mal di panza la sera prima, abdicava in un letto di lacrime per la mancata partecipazione).

Ore 15,30
L’intero gruppo giunge in loco alla spicciolata e trova un posto sulle dure (e quindi scomodissime) gradinate della palestra mentre una cacofonia assordante diventa il sottofondo di base.
L’ovetta vede la maestra e scompare tra le compagne cominciando a “ciacolare” immediatamente.

Ore 16.00
Dopo una mezz’oretta seduti e composti, papà Ovo cerca lumi circa l’orario della sessione ginnica dell’Ovetta che continua a divertirsi con le sue amichette.
Intanto sul campo di gara si susseguono bimbe di qualsiasi età.

Ore 16.30
Mentre Pica e il Monno si divertono con lo smartphone dello Zio (o forse erano lo smartphone e lo zio che si divertivano con Pica e il Monno), la restante parte della famiglia comincia ad accusare il colpo; voci non confermate danno per “imminente” la performance della cucciola che continua il serrato “ciacolamento”.

Ore 17.00
Dopo che papà Ovo ha compiuto un secondo giro perlustrativo (scansando vari genitori assopiti lungo le gradinate) e si è trangugiato il secondo caffè (“potrebbe iniettarmelo direttamente in vena, se non le dispiace?”), intravede la cucciola alzarsi dalla propria postazione.
In un amen lancia messaggi alla truppa sonnecchiante sugli spalti che, improvvisamente, pare rianimarsi e spalancare gli occhi per i successivi seiminutisei (300 secondi… non di più) allorquando l’Ovetta prima si presenta alla giuria e quindi effettua il primo esercizio, poi il secondo ed infine il terzo: seria, compita, chissà se contenta (?).
Grandi applausi dal clan Ovetti che a questo punto spera in una celere, anzi celerissima, conclusione…. Speranza vana.

Ore 17.30
Lo zio, colto da improvviso attacco claustrofobico, decide di uscire dalla prigione … pardon dal palazzetto e porta Pica e il Monno a rincorrersi nel parcheggio antistante.
L’attività che, ad uno sguardo pressapochista, potrebbe parere non un granchè, in codesta situazione invece appare più come una manovra salvavita per le piccole creature.
Dentro mamma e papà Ovo risultano stravaccati in maniera scomposta su gradoni, nonna Clava (sofferente alla schiena) vaga tra le fila senza pace, nonno Motore cerca in internet i risultati di qualsiasi evento sportivo inclusi quelli regionali sardi avendo finito i risultati principali, nonna Patriottica comincia a rivalutare la fortuna di nonno Etto costretto a casa.

Ore 18,00
In fondo alla palestra l’Ovetta continua spensierata a divertirsi, sugli spalti qualsiasi forma vivente ha lasciato spazio a degli zombi semoventi che applaudono ogni circa 90 secondi in automatico qualsiasi cosa accada.


Poi la gara finisce (e non sembrava possibile).
Le atlete vengono messe in fila e sfilano per il saluto finale accolte da un fragorosissimo applauso (e ci credo!) quindi partono le premiazioni che “stante il numero elevato di atlete (ma va!!!) abbiamo deciso di sdoppiare per categoria cominciando a premiare le atlete più piccole (tantissime). Verranno premiate le prime dieci classificate.”


“Si classifica al decimo posto…. L’Ovetta!”


In un momento esplode l’angolo del clan Ovetti.
Mamma Ova si stampa una faccia stupitissima, le Ucas femmine cominciano ad armeggiare con i rispettivi cellulari rei di nascondere l’app fotocamera in posti reconditi, lo zio A. trattiene Pica che comincia a saltellare all’urlo di “è mia sorella, è mia sorella”, il Monno alza i pugnetti al cielo all’urlo “E vai! Un’altra medaglia per la nostra famiglia”, nonno Motore dimentica i risultati di Albinoleffe – Bastia Umbra e si spella le mani dagli applausi, papà Ovo con colpevole ritardo ritira fuori l’armamentario fotografico e si scapicolla giù per le tribune per immortalare l’evento.

Lei, l’Ovetta, veleggia un paio di palmi sopra il pavimento e si gode il momento come giusto che sia.

Un trionfo! (da ripetersi non troppo spesso, … per favore)

This Post Has One Comment

  1. Giornata un po’ stancante ma decisamente appagante. Bravi i nostri atleti!

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