Agli antipodi

Due venerdì fa, alla chetichella, Papa Ovo è partito alla volta della nuova Zelanda. Gli ovetti erano stati avvisati da settimane della partenza, su dove diavolo si trovasse la Nuova Zelanda, e su quanto tempo il genitore si sarebbe dovuto trattenere lontano da casa. La partenza era stata archittettata nei minimi dettagli, un taxi avrebbe prelevato Papa Ovo direttamente dalla festa del diploma del Monno, approfittando della confusione, del rinfresco, delle urla dei cinquenni neo diplomati e di genitori commossi che scattano foto. E così è stata. Il Monno ha accusato il colpo non appena finita la sua recita, ma poi ha reagito con fierezza e tutto è filato via liscio.

Mamma Ova, per camuffare la possibile maliconia della serata, aveva organizzato un pic nic in salone, con la tovaglia sul tappeto, panini, frutta e persino – davvero eccezionale in casa Ovetti – una coca cola; e la cerimonia di apertura degli europei di calcio, per la felicità del Monno.
E gli ovetti ci hanno preso gusto.
“Mamma, facciamo così, organizziamo una cosa pazza ogni giorno, dai, come il pic nic. Così lo raccontiamo a papà, altrimenti non sappiamo mai cosa dirgli al telefono, dai per non annoiarci…”

Annoiarci???

Nell’ordine, sabato sera, sfidando il tempo monsonico della pianura padana in questo periodo, Mamma Ova e gli ovetti hanno presenziato alla festa dell’atletica, dove tutti portano qualcosa e a Mamma Ova, da decenni vegetariana, è toccato portare un salame; dove Monno e gli amici hanno corso in lungo e in largo per il campo giocando a calcio, in una commistione di sport e giochi, dove Ovetta e Pica hanno fatto onore al salame e alla focaccia alle olive, dove è stato consegnato ad ogni bimbo una coppa con il proprio nome per la piena soddisfazione dei piccoli.

Domenica, gli intrepidi hanno inforcato la bicicletta per un giro in brianza. Pica guidava il gruppo nel seggiolino davanti della bici di mamma Ova e controllava i fratelli.
“Ovetta, ci sei? Stai pedalando bene? E tu, Monno, stai dietro all’Ovetta, c’è la fila fissa! E io sto per prima, eh! Non superate!”
Immancabile il gelato ma soprattutto la visione della stazione dei treni con relativi mezzi in movimento che hanno appagato e rinfrancato il Monno “Certo, questo paese che ha i treni, è molto meglio del nostro”.

La settimana si è presentata lunedì con un’Ovetta super eccitata al suo primo giorno di oratorio. Questo ha segnato anche l’inizio di una serie di hit che riecheggiano in casa spaziando da “Per di qua” per finire a “Cleo”, meglio se accompagnati da qualche passo della coreografia che accoglie i bimbi all’ingresso dell’oratorio. Il Monno e Pica ascoltano con interesse i racconti della sorella e li reinterpretano a loro modo… da notare, in serata.
“Mamma”
“Dimmi Monno”
“Perché nella preghiera di Maria, si dice “prega per noi pescatori”, noi non siamo mica pescatori?”

Martedì sera, a cena.
“Mamma, ma le maestre M. e V. ti hanno detto che posso diventare mezzana?”
“Sì cucciola, sono stata al colloquio con le tue maetre e hanno detto che sei brava e stai partecipando alle attività della classe.”
“E anche l’ovetta A.? Lei è la mia amica, però oggi non voleva giocare più come me, e non era più mia amica, allora io ho giocato con l’ovetta C. e non con l’ovetto R. che è monello e anche l’ovetta R. ma sempre ammattire.”
“Pica, l’importante è che tu ti diverta con tutti i bimbi.”
“Ma io sono la maestra M. non mi chiamo Pica!”
“Ah già!”

Giovedì, il monsone brianzolo ha allagato la cameretta degli ovetti.
“Posso fare cic ciac nell’acqua?”
“Pica, no! non mettere gli stivaletti!”
“Allora vado a prendere l’ombrello.”

Venerdì sera, Mamma Ova era attesa di ritorno dal lavoro da tre ovetti scalpitanti. In una ricerca spasmodica di un po’ di sole, gli ovetti avevano programmato un mini week-end al mare, approfittando della lontananza del papà, la cui allergia per la spiaggia è ben nota.
E così, pronti via! Verso il mare.
Per fortuna almeno sabato il sole non è mancato; gli ovetti si sono buttati in spiaggia, hanno costruito castelli e villaggi di sabbia, hanno saltato le onde, si sono bagnati e asciugati cento volte, hanno mangiato focaccia e socializzato con altri bimbi.

La versione degli ovetti:
“Mamma, sai che non mi sembra che sia passata già una settimana. E quando torna papà rifacciamo tutto anche con lui, no? ”
“Gulp!”

Di seguito la versione di Papà Ovo:

10 cose 10 da chi sta dall’altro capo del mondo (parte 1)

1) Il viaggio
Punto primo…. È lungo… dannatamente lungo.
Punto secondo: viaggiare in classe “signorile” ha i suoi innegabili vantaggi (il cibo non è finto, se fai scalo c’è un posto dove puoi davvero rilassarti, il checkin non prevede interminabili code).
Punto terzo: malgrado il precedente punto, rimane un viaggio dannatamente lungo.
2) L’ospitalità
Papà Ovo non è stato mollato un attimo. Ha stretto le mani a colleghi e clienti (e fin qui ci sta) ma anche ai colleghi dei colleghi, ai colleghi dei colleghi dei colleghi, alle mogli dei colleghi, ai figli dei colleghi, agli amici dei clienti, ai camerieri, ai cuochi, agli autisti dei bus, ecc…ecc…: se arrivi da fuori sei una “star” e tutti vogliono conoscerti. Anche il sabato e la domenica hanno fatto a gara per chi dovesse occuparsi di me…. forse non si fidavano troppo a lascirmi da solo?
3) La guida
Appena atterrato papà Ovo aveva avuto il sentore che ci fosse qualche cosa di strano quando l’autobus di linea aveva tranquillamente fatto inversione a U infischiandosene della doppia striscia continua.
Poi, percorrendo circa 300 km al giorno ha realizzato che: quello che per noi è un “limite di velocità” da loro è considerato “velocità da raggiungere e mantenere il più a lungo possibile”.
In pratica si parte sgasando a più non posso e si raggiungono i 110 km/h in circa 6 secondi, poi si DEVE mantenere sempre quella velocità qualsiasi cosa possa capitare (curve, dossi, traffico)… impegnativo.
In compenso non superano mai i limiti (il che vuol dire che all’ingresso di una cittadina inchiodano per passare dai 110 ai 50 km/h senza nessun problema… loro)
4) Il paesaggio
Assolutamente magnifico.
Sebbene sia autunno quasi inoltrato la vegetazione è rigogliosissima, il paesaggio è un continuo ininterrotto  di dolci colline che sembrano cartoline; a volte con palme che svettano altissime, a volte con alberi secolari ai cui piedi stanno sempre (e dico sempre) un gruppetto di pecore e mucche a pascolare.
Mi sono mangiato le mani per non avere il tempo di scattare mille e mille foto… ma provate voi andando fissi a 110 km/h…. le colline non sono più dolcissime!
5) Il cibo
Molto “british”.
I pub sono trapiantati pari pari da Londra (così come il cibo) quindi vanno benissimo il primo giorno, vanno bene il secondo, sono accettabili il terzo ma poi…, se opti per un ristorante di lusso mangi benone…. ma un piatto semplice proprio non ce la fanno a farlo; ci sono in compenso tantissimi ristoranti etnici (soprattutto asiatici) ma la qualità varia moltissimo (alcuni veramente ottimi) e qui si che sarebbe stato utile un aiuto dagli autoctoni… che però ahimè preferiscono i pub… Discorso a parte per il caffè: vabbè lasciamo stare che è meglio.

Ah! Dimenticavo: Mamma Ova rimprovera sempre a Papà ovo di essere schizzinoso in termini di scelta della spiaggia. Il sottoscritto infatti ha gusti un “filino” difficili in termini di affollamento e vari altri aspetti.
Però qui ha trovato la sua spiaggia ideale…. se proprio volete farvi male fate click per ingrandire l’immagine.IMG_1444

(segue e finisce la prossima settimana)

This Post Has One Comment

  1. Gotiti quel panorama e quelle spiagge adatte a te anche se molto lontane!

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