Mai più !

Insito nella vita di ogni bimbo di ogni età, sicuro come la coccola della mamma, certo come un gelato al cioccolato, inevitabile come il morbillo, prima o poi ecco arrivare la marachella o la monelleria e la temuta ma inevitabile ramanzina.

Però, è bene dirlo, c’è modo e modo di affrontare una ramanzina.
Infatti gli Ovetti, ognuno a proprio modo, hanno sviluppato un approccio differente teso a valorizzare le proprie caratteristiche e minimizzare gli effetti potenzialmente negativi che quei mostri di genitori potrebbero associare al predicozzo; ma andiamo nel dettaglio.

L’Ovetta.
Lei opta per il metodo “a braccia aperta”.
All’arrivo della ramanzina lei non si sposta, non accenna ad una solida difesa, nemmeno ad una moderata difesa, neppure ad una timida difesa e manco ad un filino di difesa.
Nossignore, lei abbassa gli occhi, se la sente tutta e poi, casomai, ci piazza pure una bella frignata (che tanto ce l’aveva lì da un po’ e prima o poi le sarebbe venuta fuori); poi ci mugugna su un pochetto e la vita ricomincia bella come può essere a sei anni.

Il Monno.
Lui opta per il metodo “negazionistico” (ad oltranza) o, se va male, per il metodo “dell’alternanza”.
In pratica quando il piccolo capisce che sta arrivando un pistolotto solenne, comincia a difendersi con un mantra negazionistico fatto da frasi tipo “non sono stato io – non lo so – non c’ero – non ero lì – non saprei – non capisco – ecc…ecc..”. Nel caso sfortunato in cui tale metodo appaia non avviato al successo, ecco allora il cucciolo avvicinarsi alla sorella e sussurrarle: “Facciamo che questa volta prendo io la colpa e la prossima volta la prendi tu?”.
Il che di solito porta il genitore lì presente a due atteggiamenti: o non riesce più a trattenersi dal ridere (e in questo caso il Monno ha raggiunto comunque l’obbiettivo) oppure si imbufalisce ancor di più (e qui il Monno sgrana gli occhi non capacitandosi del perché tale linea difensiva sia stata presa in malo modo dal vetusto genitore).

Pica.
Lei, dall’alto dei suoi due anni e mezzo e soprattutto visti ed osservati i comportamenti dei fratelli maggiori nonché di mamma e papà Ovo, ha elaborato una tecnica killer che mira a spiazzare le ire genitoriali senza appello.
La tecnica è stata denominata “mai più!” e qui di seguito se ne fornisce un esempio.

Ieri mattina l’Ovetta, il Monno, mamma e papà Ovo sono in cucina a far colazione; dalla cameretta si ode il richiamo di Pica che, svegliandosi, chiama la mamma.
“Eccomi cucciola.” dice mamma Ova entrando in cameretta.
“Io fatto pipì dosso” (ti vorrei informare che, disgraziatamente, pare proprio che io abbia fatto la pipì a letto) sussurra la piccola col faccino basso basso.
“Che cosa hai fatto?!?” domanda retoricamente la madre scurendosi in volto e alzando di due toni la voce onde conferire maggior importanza alla domanda.
Ma ecco che Pica alza la testa, afferra con le manine le sbarre del lettino, alza a sua volta la voce e parte in modalità “mai più!”
“Io fatto pipì a letto! Butta butta! No, no e no! Ecco! Io sono allabbata, anzi allabbatissima, pipì a letto più! pipì a letto mai più! Ecco! (Ecco cosa è successo mia cara madre: ho fatto la pipì a letto! Una cosa brutta, veramente bruttissima! Ma ti pare? E no, dico! Ma ti sembra il caso? Io sono arrabbiata da questo comportamento, anzi direi che sono arrabbiatissima! Sì! E sai cosa ti dico, cara madre? Che non intendo farlo più! Anzi, stai tranquilla, non intendo farlo mai più! E con ciò direi che ho detto tutto!)
Al che la madre, colpita da tale sproloquio, di solito barcolla un paio di secondi, giusto il tempo in cui la piccola, sorrisone in faccia riesca ad aggiungere… “Mino?” (Beh! Adesso che ci siamo capite, andiamo in cucina a farci uno yogurtino?”. Problema finito.

Geniale!

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