Una nube a pois

Mercoledì
“Ciao Ovetta, io sono arrivato appena arrivato a Perugia. Tutto bene?”
“Io sì, anche il Monno. Invece Pica ha delle bollicine sulla schiena”
“(NOOOOOO!!!!! La sfiga delle sfighe ! La jella suprema ! La sfortuna che col cavolo che è cieca ! La legge di Murphy che colpisce senza pietà ! ecc…ecc… il Monno ha passato la varicella alla sorella…) ehmmm… tesoro, mi passeresti la mamma?”

Giovedì
“Ciao Monno, io sono appena arrivato a Pescara e tra poco passo a trovare il nostro albergo dell’estate e te lo saluto va bene? Però mi dici come sta Pica?”
“Zao papà. Salutami l’abbeggo. Io e l’Ovetta stiamo bene. Pica pange un po’ e ha tantizzime bollizine.”
“Ehhh…. Esagerato (spero), vuoi dire che ha qualche bollicina, vero?”
“No no… ne ha mille milla” (numero tendente ad infinito nel lessico Monnesco… ma se ne intuisce universalmente il significato).

Venerdì
“Ciao bimbi eccomi a casa appena arrivato da Roma.”
Ed ecco arrivare  l’Ovetta… che salta al collo a papà Ovo.
Ed ecco arrivare il Monno… che salta al collo a papà Ovo.
Ed ecco arrivare…. Sì…. Sotto le bolle si riconosce…. È Pica (credo).
Trascina i piedini fino all’andito, poggia il suo libretto dell’occasione sulla gamba del genitore, manda comunque un sorriso di sghimbescio (che suona ancora più strano tra le bollicine che le ricoprono il faccino) e poi si accascia con la testolina tra le gambe di papà Ovo.
Il tutto si potrebbe tradurre con “caro papà, sono davvero contenta che tu sia tornato (vedi… ti sorrido anche) e mi piacerebbe anche che tu mi leggessi una storiella (un’altra volta ancora, oh… sì) ma è che proprio non mi sento molto in forma: ti dispiace se mi faccio un piccolo riposino qui tra le tue gambe? Solo qualche secondo, giusto per riprendermi… non so cosa mi stia succedendo ma sai, … sono proprio stanchissima in questi giorni”

Sabato (mattina)
“Dunque mamma Ova, facciamo il punto della situazione.
Io resto a casa con Pica che, ormai isterica, cerca di sopportare onorevolmente il suo quarto giorno di isolamento e clausura.
Nel frattempo tu con gli altri due Ovetti (entrambe già varicellati e quindi esclusi dal rischio contagio) vai alla festa dell’ovetto A. (festa peraltro già rimandata causa festeggiato vomitante il mese scorso).”

Sabato (sera)
“Ciao mamma Ova, come è andata? (leggasi: sei sopravvissuta ad una mandria di bimbi di età mista urlanti per un intero pomeriggio?)”
“… meglio lasciar stare… sappi che i tuoi figli pattinavano nel soggiorno dell’Ovetto A.”
“Ah ! bene. Ehmmm… lo so che sembra assurdo ma forse anche qui abbiamo ancora qualche ULTERIORE problema di salute; se infatti riesci a guardare tra una vescicola e l’altra della piccola (il che non è per nulla facile) a me sembra che sia pure arrossata.”
“???… fammi vedere?… ma ha anche la febbre!”

Domenica (mattina)
“Ciao mamma Ova. In piscina è andato tutto bene; all’Ovetta stanno insegnando ad andare sott’acqua e al Monno stanno insegnando ad andare nell’acqua alta. E cosa ti hanno detto in pronto soccorso?”
“Che Pica ha fatto reazione alla medicina che gli abbiamo dato per combattere la varicella (che peraltro non sembra aver fatto un granche visto chè è un bollicina unica).
“Che fortuna!”

Domenica (pomeriggio)
“Pronto papà Ovo?”
“Si.”
“Ciao sono M. la mamma dell’ovetto A., il festeggiato di ieri che insieme a sua sorella l’ovetta S. ha ospitato una ventina di altri Ovetti per una festa under diecienni.”
“Dimmi cara.”
“Ecco volevo informarvi che oggi l’ovetto A. ha la febbre e l’ovetta S. oltre alla febbre ha anche la varicella. Adesso informo le altre venti famiglie che ieri abbiamo contagiato alla grande.”
“Ah! Beh, direi che qui stiamo già dando alla grande.”

 

Tutto ciò per dire che:
1)        una nube fantozziana carica del virus varocelloide pare seguire costantemente la famiglia Ovetti negli ultimi dieci giorni… la popolazione lombarda è avvisata.
2)        domattina molto prima dell’alba papà Ovo partirà per Valkiakosky (sperduta località finnica) con la stessa voglia con cui andrebbe ad un concerto di Heavy Metal.
Solo che il concerto non durerebbe tre giorni.
Non sa in che stato troverà la famiglia al suo ritorno.
L’unica speranza è portare con sè la nube fantozziana e riuscire ad abbandonarla nella steppa finnica.

This Post Has One Comment

  1. Anche noi abbiamo avuto il papà itinerante nei momenti critici!!
    E’ rimasta negli annali la sua trasferta in Cina: la prima notte a casa sola mi sono trovata in bagno con un neanche quattrenne piegato sulla tazza dal mal di pancia, un neanche duenne che vomitava nel bidet e una mamma sfatta, seduta sul tappeto, che allattava un neanche tremesenne.
    Mi sa che la nube è sempre la stessa che gira!!
    Sempre in Lombardia…..

Lasciaci il tuo commento...

Close Menu