L’Ovetta e l’arte dei “Pù!”



Da un po’ di tempo a questa parte, ma con un improvviso ed accentuato interesse nelle ultime settimane, l’Ovetta trova sempre più piacere nel gioco del “Nascondino” declinato però in mille e mille modiche che prevedono sempre e comunque, ad un certo punto, la scomparsa di uno o più oggetti se non addirittura della stessa piccoletta. Ecco allora la stessa che con fare da teatrante nata, prima ti guarda con sguardo deluso ed al tempo stesso sorpreso, quindi allarga le braccia a mo di “non so che fare”, ed infine esclama “Pù!” e poi “Pù!” e quindi “Pù!” e dopo…. Beh avete capito.

Ecco allora una carrellata delle più classiche sequenze di “Pù!” casalinghe.

1)                  L’Ovetta va in cucina e chiude la porta scorrevole che separa la cucina (e lei) dal salone (e da te); quando poi, con malcelata sorpresa esclami “ma dov’è finita l’Ovetta?”, ecco che da dietro la porta qualcuno (?) fa partire la raffica dei “Pù!”. Si prega di notare che qualora tu non abbia intenzione di porre la fatal domanda, la piccola riapre la porta, attira l’attenzione e quindi si accerta che tu la stia guardando mentre scompare per la seconda volta al di là della porta (“Ti pregherei di porre l’attenzione sul fatto che io stia scomparendo alla tua vista; chiaramente dovresti porti una domanda sulla mia dipartita ma, stolto genitore, bada bene che io ti sto osservando ergo non fingere di non accorgerti della mia mancanza”)

2)                  L’Ovetta piazza le gambine  belle dritte ed un po’ separate tra loro; poi si butta in avanti e mette anche le manine per terra; ora butta in su il culone a formare un arco acuto; provare per credere a questo punto la testa ed il faccione rimangono tra le due braccina, nascoste ai presenti. Il ragionamento dovrebbe essere il seguente: “se io non vedo te, chiaramente anche tu non puoi vedere me”. Ecco allora che proprio in mezzo al soggiorno, tra te  e la tv c’è una bambina col culo per aria che urla ripetutamente: “Pù!”

3)                  L’Ovetta è a casa dai nonni; suona il campanello. Mamma o papà ti stanno venendo a prendere. “…spetta un po’ che ci faccio uno scherzo” deve pensare la cucciola. Ed ecco che si mimetizza spiaccicandosi contro la colonna che sta in soggiorno ed appena il genitore mette piede in casa ecco partire le raffiche di “Pù!”; peccato che la piccola si sia spiaccicata dalla parte dell’ingresso e quindi a te si presenta la seguente scena: bimba abbracciata alla colonna che ti guarda continuando a ripetere “Pù!”.

Ultimamente poi c’è un ulteriore “Pù!” che si ripete ogni sera allorquando gli scuri delle finestre vengono chiusi poco prima che l’Ovetta debba andare a nanna; ecco, proprio in quel momento Pino, l’albero di Natale che staziona con tanto di lucine colorate sul balcone, viene sottratto alla vista della cucciola. E valle a spiegare tu che l’indomani mattina sarà ancora li con tutte le palline, le lucine e gli aghetti più belli che mai!

P.S.:  a proposito di “Pù!”. Ieri dopo centoquarantottomilachilometri circa Poldo, l’autograndedelladitta, è andato in pensione; al suo posto un nuovo compagno di strada il cui nome è in fase di definizione; per ora diciamo grazie e Poldo che … non c’è “Pù!”

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